Il Motomondiale 2019 è partito col botto in quel di Losail. Abbiamo visto praticamente di tutto, con una gara per buona parte a metà tra l’attendismo e la gestione delle gomme, e un finale assolutamente adrenalinico, con tanti piloti in un fazzoletto e i soliti due, Andrea Dovizioso e Marc Marquez, a giocarsi una vittoria sul filo dei millesimi (23 per l’esattezza), un un remake quasi perfetto della gara dello scorso anno. C’è stata anche la suspence di un reclamo contro un’appendice della GP19, che ha tenuto per circa un’ora e mezza il risultato della gara sub judice (e ancora non è finita). Volate da batticuore anche nelle altre due categorie, con Lorenzo Baldassarri che, in Moto2, beffa Thomas Luthi per 26 millesimi, mentre in Moto3 sono stati 53 i millesimi a separare il nipponico Kaito Toba dal nostro Lorenzo Dalla Porta.
IL DOVI RIPRENDE DA DOVE AVEVA LASCIATO. MARQUEZ C’E’ SEMPRE
Ancora loro, Dovizioso contro Marquez, come nelle ultime due annate e, soprattutto, in versione remake rispetto all’edizione dell’anno passato. I due rivali, pur aspettando stavolta gli ultimi chilometri, se le sono date comunque di santa ragione, con il forlivese a strappare un’altra vittoria d’astuzia nei confronti di un Marquez che, una volta di più, ha provato l’azzardo all’ultima staccata utile, subendo però l’incrocio da parte del pilota Ducati e dovendo chinare il capo per 23 millesimi. Una gara nella quale l’aspetto della gestione degli pneumatici l’ha fatta da padrone, con un ritmo a lungo non eccelso, che il solo Rins, quelle volte che è andato in testa, provava seppur brevemente a velocizzare. Nel finale, comunque, sono venuti fuori sempre loro, in sella a due moto che al momento rappresentano il top nella categoria, con una Honda che impressiona soprattutto per i miglioramenti a livello di motore, oramai a livello di quello di Borgo Panigale. E con un Marquez sempre lì sul pezzo, sempre pronto a sbranare la preda, con la solita fame di sempre, da vero Cannibale.
Una vittoria, quella del Dovi, che lo porta a quota 13 successi in classe regina (22 in totale), alla pari di un certo Max Biaggi; una vittoria che rappresenta una volta di più lo status ormai acquisito da DesmoDovi, fisso tra i big della categoria. Ma la sua è una vittoria che, va detto, è ancora con l’asterisco. Come scritto poc’anzi, a fine gara Honda, KTM, Suzuki ed Aprilia hanno presentato reclamo contro un’appendice aerodinamica montata dalla Ducati sul forcellone dinanzi alla ruota posteriore. Secondo gli attori un simile dispositivo può essere usato solo in caso di pioggia, e comunque si troverebbe in una zona vietata dal regolamento. I commissari respingono il reclamo, ma gli stessi quattro costruttori non demordono e presentano appello, in seguito al quale i commissari prendono la decisione di rimettere tutto alla Corte d’Appello della FIM di Ginevra, la quale dirimerà la questione nelle prossime settimane (si spera il prima possibile). Da rimarcare, infine, la delusione di Danilo Petrucci il quale, dopo il 7° posto delle qualifiche, ha provato l’azzardo della doppia Soft; un rischio che non ha pagato, dato che il ternano è finito con il duellare con Vinales per il 6° posto, poi portato a casa.
CRUTCHLOW SOLITO HIGHLANDER. OTTIMI SPRAZZI PER LE SUZUKI
La gara di Losail ha visto anche altri protagonisti ben figurare in questo debutto di 2019. A partire da Cal Crutchlow che, da gran combattente qual’è, festeggia il ritorno alle gare dopo il brutto infortunio di Phillip Island 2018 tornando su un podio dal quale mancava da Motegi. Un Crutchlow bravo ad adattarsi al ritmo dei primi per gran parte, salvo poi andarsi a giocare (ed ottenere) con Alex Rins il 3° posto finale. Buona anche la gara dell’altro pilota di Lucio Cecchinello, Takaaki Nakagami, 9° a poco più di 7″ dalla vetta. La Suzuki lascia il deserto del Qatar con molti sorrisi e più di una punta d’amarezza per non aver colto un podio che avrebbe grossomodo meritato. Rins ha vissuto una gara di testa dall’inizio fino agli ultimi giri, quando Dovi e Marquez hanno conquistato quel gap che gli ha permesso di contendersi il successo tra di loro. Su una delle piste peggiori per la GSX-RR (almeno una decina i chilometri orari di velocità di punta pagati in rettilineo a Ducati e Honda), il nativo di Barcellona è andato più di una volta al comando ed è stato quello che più di tutti, per buona parte del GP, ha provato a cambiare ritmo. Molto positivo anche il debutto di Joan Mir che, dopo gli affanni dei test, ha vissuto un vero battesimo del fuoco, ben destreggiandosi tra rivali ben più esperti di lui, portando alla fine a casa un discreto 8° posto.
YAMAHA, NUOVO ANNO VECCHI DILEMMI. ROSSI SALVA LA BARACCA, VINALES IN OMBRA
Si chiude male il weekend di Losail per la Casa di Iwata. Dopo un sabato molto contrastante, con Maverick Vinales in pole e Valentino Rossi mesto 14°, la domenica ha visto da un lato la situazione capovolgersi in favore del Dottore, ma dall’altro ha evidenziato pecche non indifferenti con la M1, che fanno nuovamente scattare l’allarme. Ma andiamo con ordine. L’avvio di gara è da incubo per Maverick, che scatta male e, complice anche un lungo in curva 1, si ritrova addirittura 7°; Rossi, invece, parte più guardingo e al termine del primo passaggio è 12°. Con il passare dei giri Vinales continua a faticare, mentre Valentino impiega meno di 4 giri per arrivargli alle calcagna. Il sorpasso del #46 si concretizza al 17° giro: Rossi riesce anche ad arrivare sui codoni di Crutchlow e Rins, ma deve accontentarsi del 5° posto; peggio Vinales, che arrancando perde la volata con Petrucci per il 6° posto.
Rossi, dunque, è ancora una volta il migliore della Yamaha, ma c’è poco da gioire. In primis poiché il Qatar è sempre stata una pista bene o male amica alla M1; in secundis, è vero che Vale è giunto a 6 decimi dal primo, ma era successo anche nel 2018, con la differenza che allora ha portato a casa un 3° posto, adesso un 5°. Di mezzo c’è una Honda clienti e soprattutto una Suzuki, che sembra aver relegato la Yamaha al ruolo di 4° forza. Non risolti i problemi di grip al posteriore, la moto di Iwata ha sofferto terribilmente sui rettilinei, arrivando a beccare dai migliori anche una quindicina di chilometri orari di differenza in velocità di punta. Urge che ad Iwata si diano una mossa. Il problema, però, è che sono più di due anni che lo si dice…
GLI ALTRI: LORENZO INVISIBILE, QUARTARARO SFORTUNATO. IANNONE CADE DOPO LA BANDIERA SCACCHI
Non il debutto che Jorge Lorenzo si aspettava, con i nuovi colori del team HRC. Il maiorchino, non al meglio e con una situazione probabilmente aggravata dalla caduta in PL3, arranca per tutta la gara ai margini della zona punti, subendo anche l’onta di venir superato da un Fabio Quartararo davvero sfortunato, avendo visto sfumare la 5° posizione in griglia per un problema alla moto, partendo dai box e finendo infine 16°. Tornando a Lorenzo, solo nel finale si è un pò risollevato, guadagnando qualche posizione e battendo l’Aprilia di Andrea Iannone in una volata per il 13° posto. A proposito del pilota di Vasto, poco dopo aver tagliato il traguardo, è inspiegabilmente finito a terra ad alta velocità, portato poi ai box come passeggero da Johann Zarco, su KTM, giunto 15°.
Allargando lo sguardo, Franco Morbidelli è risultato il migliore del team Petronas Yamaha SRT, chiudendo 11°, alle spalle di Aleix Espargaro, Aprilia, dopo una buonissima prima metà di gara. Pol Espargaro è stato il migliore dei KTM, terminando la gara in 12° posizione, mentre fuori dai punti troviamo le due KTM Tech 3 di Miguel Oliveira (17°) e di Hafizh Syahrin (20°), e le due Ducati Avintia Racing di Karel Abraham (18°) e di Tito Rabat (19°). Giornata da dimenticare per le Ducati Pramac: Francesco Bagnaia si è dovuto fermare a causa di una GP18 resa inguidabile dalla perdita di un’aletta aerodinamica; Jack Miller, partito molto bene nelle fasi iniziali, ha dovuto togliere il sellino, pagandone però la mancanza sulla lunga distanza, dovendosi fermare. Unico a cadere è stato il tester Aprilia Bradley Smith.
MOTO2: BALDASSARRI BRUCIA IN VOLATA LUTHI. SCHROTTER COMPLETA IL PODIO
Nella Middle Class trionfa Lorenzo Baldassarri (3° vittoria in carriera), con una vittoria giunta dopo una gara condotta al comando per gran parte, resistendo negli ultimi chilometri al ritorno di un brillante Thomas Luthi, ed evitando per 26 millesimi un replay del finale della gara dello scorso anno (quella volta con Bagnaia). Il compagno di box dello svizzero al team Dynavolt, Marcel Schrotter, ancora una volta non riesce a confermare il passo delle prove e rischia seriamente di perdere il podio, salvo sfangarla in volata ai danni dell’australiano Remy Gardner, beffato per la miseria di 2 millesimi. Molto vicino anche lo spagnolo Augusto Fernandez, compagno di box del Balda, il quale precede il britannico Sam Lowes 6°).
Deludono alcuni dei favoriti della vigilia, come Alex Marquez, Luca Marini e Xavi Vierge, rispettivamente 7°, 8° e 10°; in mezzo a loro un bravo Enea Bastianini (9°), protagonista di una bella gara da rookie, così come Fabio Di Giannantonio (11°). Male anche Brad Binder (12°), che precede Andrea Locatelli (13°), Jesko Raffin e il Campione Moto3 Jorge Martin, che completa la zona punti. Riguardo gli altri italiani, Simone Corsi e Stefano Manzi chiudono 19° e 20°; ultimo Marco Bezzecchi (26°). Disastro per Nicolò Bulega: al via, il rookie dello Sky Racing Team VR46 innesca una carambola che manda ko anche Iker Lecuona e Jorge Navarro.
MOTO3: TOBA REGOLA IL GRUPPONE. DALLA PORTA E RAMIREZ IN TOP-3
Non ha deluso le attese la prima gara del 2019, quella della Entry Class. Tante emozioni e solita caterva di sorpassi e controsorpassi, nella consueta gara a sciame che caratterizza spesso la Moto3. Sul gradino più alto del podio c’è una prima volta, quella del giapponese Kaito Toba, alla prima vittoria in carriera (primo nipponico a vincere in Moto3 e, più in generale, primo del Paese del Sol Levante a sollevare il trofeo del vincitore dal successo di Takaaki Nakagami a Silverstone nel 2017). Toba, venuto fuori nella seconda metà di gara, ha beffato un Lorenzo Dalla Porta che ha sostanzialmente sbagliato tattica, venendo superato sulla linea d’arrivo per 53 millesimi. Terzo Aron Canet, del team Sterilgarda di Max Biaggi; uno spagnolo che sembrava avere le carte in regola per vincere, ma che ha pagato la minor potenza sul dritto delle KTM rispetto alle Honda.
Altri otto piloti sono giunti entro il secondo di distacco dal vincitore. Nell’ordine troviamo Marcos Ramirez, un positivo Celestino Vietti (5°), Albert Arenas, Raul Fernandez, Niccolò Antonelli (8°), Romano Fenati (9°), Jakub Kornfeil e Ai Ogura (11°). Proprio Fenati, il più osservato anche a causa dei fatti dello scorso anno, è protagonista sia di una rimonta furiosa dopo una partenza negativa sia dell’episodio più strano del weekend: al quintultimo giro, dopo un warning per aver ecceduto i limiti della pista, Fenati si confonde e crede di dover scontare una penalità, imboccando perciò la long lap penalty in curva 6 e tagliandosi di fatto dai giochi per la vittoria. Tornando all’ordine d’arrivo, a punti è arrivato anche Andrea Migno (14°), mentre fuori dai primi 15 troviamo Tony Arbolino (16°), calato vistosamente dopo una prima parte di gara da protagnista, e Riccardo Rossi (22°). Ritirato Dennis Foggia, coinvolto in una caduta, innescata dall’argentino Gabriel Rodrigo, con gli incolpevoli giapponesi Tatsuki Suzuki ed Ayumu Sasaki.
Seguici su Telegram
Rimani aggiornato sulle ultime novità, i Pronostici Scommesse e i migliori Bonus Bookmaker.