Se le indiscrezioni della Gazzetta dello Sport fossero confermate, si potrebbe costruire una serie televisiva per Netflix. Gli ingredienti infatti non mancano: intrighi, soldi, personaggi potenti e dinamiche poco chiare.
La cessione del Milan da Berlusconi a a Li sta diventando un caso nazionale e gli interrogativi iniziano ad essere pesanti: come ha fatto un imprenditori ricercato in Cina per bancarotta ad acquistare una delle squadre più blasonate d’Italia senza che la Lega Calcio battesse ciglio? Come si può vendere una società a un personaggio che non offre alcuna garanzia?
Questi sono soltanto alcuni degli interrogativi che stanno attanagliando il mondo del calcio in questi giorni, scosso più da questa vicenda che dal fatto che l’Italia sia incappata in una sconfitta per 2-0 contro l’Argentina.
Niccolò Ghedini, nei giorni scorsi, ha letto il fascicolo depositato dalla Procura di Milano in cui compare l’ipotesi di riciclaggio, contenuta nel documento inviato in Procura a fine dicembre dalla Finanza che nei mesi scorsi ha ricevuto “operazioni sospette” da parte dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia.
Fininvest ha fatto capire che se dovesse uscire fuori che i soldi di Li non sono limpidi, si dichiarerebbe parte lesa. I primi 100 milioni sono arrivati in Italia tramite Credit Suisse, una delle banche più coinvolte nello scandalo Panama Papers e più volte accusata di evasione fiscale, poi iniziano i prestiti dal Fondo Elliot (per un totale di 303 milioni).
A novembre 2017, il New York Times inizia interrogarsi sulle garanzie di Li: dove sono i 500 milioni di garanzie messi sul piatto della bilancia per l’acquisto del Milan?
I sospetti sono arrivati fino a Milano e la procura ha aperto un’inchiesta che rischia di sommergere l’ambiente rossonero. C’è il serio rischio inoltre che il riciclaggio sia soltanto uno degli illeciti commessi…
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