Milan, dal 4-2-fantasia al 4-2-3-1: Pioli il nuovo Leonardo?

Premessa importante, qui non si sta paragonando il valore delle due squadre, la prima è costituita da campioni ricchi di medaglie scintillanti, la seconda ha un solo campione e molti giovani che vicino a lui hanno migliorato notevolmente le proprie prestazioni, non solo alla ripresa del campionato, ma in tutto il 2020.

Le idee tattiche di Stefano Pioli, però, sono molto interessanti, ricordiamo che al suo arrivo ha cercato di impostare la squadra sul classico 4-3-3 adottato sia da Montella che da Gattuso nelle ultime 4 stagioni. Il Milan a livello di gioco aveva fatto intravedere dei piccoli miglioramenti, ma il tutto è naufragato dopo il 5-0 subito a Bergamo dall’Atalanta.

A Gennaio però la svolta, arrivano Ibrahimovic e Kjaer e vengono ceduti Piatek e Suso. Allora Pioli rivoluzione il suo Milan, si passa al 4-2-3-1 che però si distacca molto da quello di Seedorf, lì si puntava molto su Kakà e Taarabt, qui Calhanoglu ha un ruolo centrale da trequartista puro. Inoltre c’è stata la scoperta di Rebic e il resto è stato completato dai vari Castillejo, Bonaventura e Saelemaekers.

Il Milan di Pioli gioca un bel calcio, molto piacevole da vedere che punta molto sull’intensità della diga centrale formata dal duo Kessie-Bennacer. Ma per le trame di gioco viene in mente un parallelismo, con il Milan del 4-2-fantasia di Leonardo, stagione 2009/10, esattamente 10 stagioni fa.

Leonardo puntava sul 4-2-1-3, con un terzino di spinta (Abate) e uno di contenimento (Zambrotta o Antonini), esattamente come fa Pioli, dove però l’iniziativa viene lasciata a Theo Hernandez, con Conti e Calabria più dediti alla fase difensiva (ma che non disdegnano quella offensiva).

La coppia centrale Nesta Thiago Silva era molto alta, mentre invece quella composta da Romagnoli e Kjaer punta molto sull’anticipo, ovviamente la completezza e la forza dei primi due è ovviamente superiore a quella di Romagnoli e Kjaer.

A centrocampo la coppia Bennacer-Kessie recupera palloni e sa anche inserirsi facendo bene entrambe le fasi, nel Milan di Leonardo, Ambrosini era l’unico equilibratore, con Pirlo più dedito alla fase offensiva. Entrambe le squadre si basavano su un fulcro, nel Milan 2009/10 emerge la figura di Ronaldinho che segna 15 reti e vince la classifica assist-man, nel milan di Pioli Ibrahimovic non è più l’accentratore

del Milan di Allegri, ma è un raffinatissimo regista offensivo, che segna e fa segnare (17 partite, 8 gol e 3 assist) la sua presenza si sente e si vede. Rebic è la vera sorpresa del milan targato 2019/20, grazie alla sua fisicità sa giocare dietro lo svedese, ma all’occorrenza può fare pure la prima punta, invece la prima punta del milan di Leonardo (Borriello in genere) era molto statica.

La squadra di Leonardo puntava molto sul possesso palla dei suoi campioni (Pirlo, Seedorf, Ronaldinho), mentre Pato è uno straordinario finalizzatore. Il Milan di Pioli gioca più di squadra, sa tenere il pallone, ma non avendo quei campioni molti, tra cui lo stesso Ibra ripiegano pure indietro e sfrutta gli inserimenti dei vari Castillejo, Bonaventura e Saelemaekers, anche loro dediti alla fase difensiva in caso di necessità.

Il Milan di Pioli ha giocato e sta giocando un bel calcio che non si vedeva da tempo, ora bisogna confermarsi, servono innesti e unità tra tutti i vari componenti, per poter magari, chissà ripetere in futuro quel terzo posto ottenuto da Leonardo 10 anni fa…

Luca Meringolo

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Laureato in Comunicazione e Dams, collaboratore di Klichè e StadioSport. Tifoso del Milan, ma sa riconoscere gli errori della sua squadra e loda anche gli avversari per i loro meriti. Obiettivo: giornalismo imparziale!
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