Malore Jannik Sinner: Come sta, US Open a rischio?

US Open, allarme Sinner: dopo il ritiro in finale a Cincinnati per malore ora è a rischio la difesa del titolo dello Slam vinto nel 2024

La preparazione di Jannik Sinner in vista degli US Open 2025 subisce un duro colpo. Il numero 1 del mondo è stato costretto al ritiro nella finale del Cincinnati Open contro il rivale Carlos Alcaraz fermandosi dopo appena cinque game.

In una giornata caldissima in Ohio, l’altoatesino è apparso subito in difficoltà: ha perso il servizio tre volte di fila prima di abbandonare l’incontro, visibilmente debilitato. Dopo il ritiro, il 24enne ha chiesto scusa al pubblico, spiegando di aver iniziato ad accusare i primi sintomi già il giorno precedente, peggiorati ulteriormente in vista della finale.

Come sta Jannik Sinner e cosa ha avuto:

Il vero punto interrogativo riguarda la condizione di Jannik Sinner in vista dell’inizio degli US Open 2025 a Flushing Meadows. Dopo il ritiro nella finale del Cincinnati Open contro Carlos Alcaraz, il campione in carica ha però rassicurato i tifosi: non si tratta di un infortunio, ma di un problema fisico legato a un improvviso malessere.

Una finale attesissima che non è mai davvero cominciata quella del Masters 1.000 ci Cincinnati.
La 14ª sfida tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, due dei più grandi talenti della nuova generazione, si è trasformata in un match lampo da appena cinque game. Sul cemento bollente dell’Ohio, il numero 1 del mondo è apparso da subito bianco in volto, stremato da una forte nausea che non gli ha lasciato scampo.

«Sono entrato in campo solo per i tifosi… Mi dispiace», ha sussurrato Sinner, quasi senza forze, mentre lasciava il campo del Masters 1000 di Cincinnati, ultimo grande test prima degli US Open.

La sua espressione, segnata dalla sofferenza, ha confermato quanto la sua condizione fisica fosse compromessa già dall’inizio dell’incontro.

Sinner ha confermato di voler saltare il nuovo torneo di doppio misto per concentrarsi esclusivamente sulla difesa del titolo, concedendosi “un paio di giorni di recupero” prima di tornare ad allenarsi.

Nel torneo di doppio misto degli US Open il debutto di Jannik Sinner a New York era atteso già oggi in una formula rivisitata e discussa. Sinner, infatti, era atteso in campo insieme alla compagna Katerina Siniakova ma ovviamente non ci sarà.

Dopo il match di ieri Sinner ha detto: “Amo gli Slam, sono i tornei principali della mia carriera e della mia stagione. Lo US Open sarà durissimo, ma non vedo l’ora di giocarlo. Se sarò pronto, fisicamente e mentalmente, darò tutto in campo”.

Il numero 1 del mondo ha parlato anche durante la particolare cerimonia di premiazione, che ha visto Alcaraz sollevare il trofeo in una cornice insolita. Rivolgendosi al pubblico, Sinner ha detto: «Di solito comincio ringraziando l’avversario, ma oggi devo partire da voi. Mi dispiace tantissimo per avervi deluso. Già da ieri non mi sentivo bene, pensavo di migliorare durante la notte, ma è andata peggio. Ho provato a restare in campo almeno un po’, ma non ce l’ho fatta».

Il duello tra Sinner e Alcaraz era attesissimo: dopo le finali al Roland Garros e a Wimbledon, i tifosi sognavano una nuova battaglia anche sul cemento. L’appuntamento con il confronto più atteso dell’estate è solo rimandato: tutto dipenderà dalle condizioni di salute dell’azzurro, chiamato a difendere il titolo sul palcoscenico di New York.

Il ritiro di Jannik Sinner nella finale del Cincinnati Open contro Carlos Alcaraz continua a far discutere, soprattutto perché il numero 1 del mondo è sceso in campo già visibilmente debilitato.

Non si è trattato di un problema “meccanico”: niente dolori alla schiena, all’anca, alla caviglia o al ginocchio, zone che in passato avevano creato grattacapi al campione altoatesino.

Stavolta la causa sembra diversa. Gli indizi fanno pensare a un virus intestinale o a una possibile intossicazione alimentare, ipotesi rafforzata dalla coincidenza del compleanno di Sinner, festeggiato il 16 agosto proprio durante la settimana del torneo. Nonostante la rigidissima disciplina alimentare a cui si sottopone un atleta del suo livello, a Cincinnati le celebrazioni non sono mancate: una torta offerta dagli organizzatori, una fragola con panna assaggiata davanti ai tifosi, un brindisi simbolico.

Piccoli dettagli che, per un corpo allenato come una macchina quasi perfetta, possono fare la differenza. Basta un elemento fuori posto per innescare un malessere improvviso, capace di condizionare non solo una partita, ma l’intera preparazione in vista di uno Slam fondamentale come gli US Open.

Cincinnati torneo sempre più a rischio per i tennisti:

Il Cincinnati Open 2025 passerà alla storia non solo per l’inedita formula a 12 giorni con la finale disputata di lunedì, ma anche per le condizioni climatiche estreme che hanno messo a dura prova giocatori e pubblico. Jannik Sinner, numero 1 del mondo, ha infatti pagato a caro prezzo il caldo afoso dell’Ohio, che potrebbe aver contribuito all’aggravarsi del malessere che lo ha costretto al ritiro in finale contro Carlos Alcaraz.

Già nella semifinale vinta contro Atmane, l’altoatesino aveva mostrato segnali di difficoltà: affanno nella respirazione, movimenti rallentati e un’evidente fatica a reggere il ritmo dei primi scambi. Con il passare dei minuti era riuscito a rimettersi in carreggiata, ma le energie spese in condizioni proibitive hanno inevitabilmente pesato.

«È stato uno dei tornei più caldi che io abbia mai giocato», ha ammesso Sinner durante la premiazione, prima di lasciare spazio al rivale spagnolo. Le temperature roventi e l’umidità soffocante hanno infatti trasformato Cincinnati in una vera e propria trappola per i tennisti, con diversi giocatori colpiti da crampi, cali fisici e problemi di recupero.

Le condizioni climatiche estreme sembrano dunque aver avuto un ruolo determinante nel peggioramento dello stato influenzale dell’azzurro, che si aggiunge così alla lista di atleti costretti a fermarsi a causa della calura insopportabile. Un campanello d’allarme che riporta al centro del dibattito la necessità di proteggere maggiormente i giocatori in tornei disputati in contesti ambientali così difficili.

Cincinnati da record: 11 ritiri per caldo estremo, tra le vittime anche Sinner

Il Cincinnati Open 2025 sarà ricordato non solo per l’inedita finale di lunedì e per il trionfo di Carlos Alcaraz, ma anche per un dato allarmante: il numero record di 11 ritiri complessivi nei tornei di singolare. Una cifra che testimonia quanto le condizioni climatiche proibitive abbiano inciso sull’andamento della competizione, con temperature che nella seconda settimana hanno superato stabilmente i 35 gradi e livelli di umidità soffocanti.

Nel tabellone maschile si sono fermati Davidovich Fokina, Ugo Carabelli, Luciano Darderi, Rinderknech, Mensik, Khachanov, Alibek Kacmazov, Alexander Shevchenko e Jannik Sinner, mentre nel femminile hanno dovuto alzare bandiera bianca Jeanjean, Osorio, Kostyuk e Yastremska. Una vera e propria emorragia di forfait che ha reso evidente quanto il caldo torrido abbia inciso sulla tenuta fisica degli atleti.

Il Masters 1000 di Cincinnati finisce nel mirino non solo per il caldo estremo e i numerosi ritiri, ma anche per una programmazione che ha lasciato più di un dubbio.

Davidovich Fokina a tal proposito ha detto: “Una finale che si gioca di lunedì alle 15 nel mese di agosto, dopo l’intera tournée americana tra Toronto e Cincinnati, con così tanti ritiri e giocatori stanchi morti… Qualcosa deve cambiare”, ha scritto sui social un tennista iberico di 26 anni, raccogliendo il consenso di tantissimi colleghi e tifosi.

Una situazione definita grottesca da più parti, considerando le difficoltà affrontate dai protagonisti in campo. Emblematici i casi di Carlos Alcaraz e Iga Swiatek, costretti a viaggiare nella notte per raggiungere in fretta New York, dove il giorno successivo era già in programma il nuovo torneo di doppio misto degli US Open.

La combinazione di caldo insopportabile, ritiri record e calendario serrato apre così un dibattito sempre più urgente sul futuro del tennis professionistico, con l’esigenza di tutelare maggiormente la salute degli atleti.

A resistere, seppur con enorme fatica, è stato il numero 3 del mondo Alexander Zverev, costretto a convivere con ulteriori difficoltà legate alla sua condizione diabetica. Il tedesco ha lottato fino all’ultimo in semifinale contro Alcaraz, trascinandosi in campo nonostante i momenti di forte crisi fisica, a dimostrazione della durezza estrema di questa edizione.

Il record negativo di Cincinnati riporta in primo piano il tema dei regolamenti sul caldo estremo nel tennis, sempre più urgenti in un calendario che porta i giocatori a sfidarsi in condizioni ambientali spesso al limite della sopportazione umana.

Cincinnati a rischio per il cambiamento climatico: entro il 2100 oltre il 60% delle partite potrebbe saltare per il caldo estremo

Il torneo di Cincinnati, nato nel lontano 1899 e secondo solo agli US Open per storicità negli Stati Uniti, potrebbe affrontare nei prossimi anni una sfida senza precedenti: la sopravvivenza stessa della competizione a causa del cambiamento climatico.

Secondo un recente studio, il settimo Masters 1000 della stagione è tra i più vulnerabili agli effetti delle temperature estreme. Già dal 2026 si stima che quasi il 49% delle partite potrebbe essere annullato per colpa del caldo insopportabile. Una percentuale destinata a salire al 50,31% nel 2033, fino a superare addirittura il 63% entro la fine del secolo.

Un fattore aggravante è rappresentato dalla superficie di gioco: il Lindner Family Tennis Center ospita campi in cemento notoriamente tra i più caldi del circuito, in grado di trattenere il calore molto più a lungo rispetto ad altre superfici. Gli studi dimostrano che la temperatura sul campo può risultare addirittura tra i 7 e i 9 gradi superiore rispetto a quella registrata all’esterno, trasformando i match in vere e proprie prove di resistenza fisica.

Questi dati sollevano interrogativi cruciali sul futuro del torneo e più in generale sul tennis professionistico, sempre più esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici e alla necessità di regolamenti più severi sul caldo estremo.

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