F1 Messico 2017 Analisi – Il trionfo di Re Lewis IV

Festa doveva essere e festa è stata. Pur con uno sviluppo diverso rispetto a quanto preventivato o auspicato dal diretto interessato, Lewis Hamilton si è laureato Campione del Mondo per la quarta volta in carriera al termine del Gran Premio del Messico. Un titolo meritato, arrivato grazie ad un 9° posto, mentre il rivale Sebastian Vettel, finito in fondo con lui dopo un contatto in avvio, rimonta fino ai piedi del podio. Una parte dei riflettori all’Hermanos Rodriguez non possono non essere per Max Verstappen e la sua Red Bull, dominatori dell’appuntamento centro-americano, con l’olandese accompagnato sul podio all’interno dello stadio del baseball dai finlandesi Valtteri Bottas e Kimi Raikkonen. Una RB13 talmente sorprendente da attirare le attenzioni ‘morbose’ di tutto il paddock, in un succoso anticipo di quello che ci aspetta nel 2018. Ah, non vanno dimenticati un Esteban Ocon capace di suonarle a Sergio Perez in casa propria, un Lance Stroll ancora una volta bravo nello sfruttare le circostanze e un Fernando Alonso che quando può tira fuori unghie e talento cristallino, ingaggiando una lotta da urlo con Hamilton, nonostante il mezzo inferiore.

I burnout di Lewis Hamilton, per la quarta volta Campione del Mondo (foto da: motoringresearch.com)

MERCEDES: HAMILTON TETRACAMPEON!

2008, 2014, 2015 e da adesso anche il 2017. Lewis Hamilton entra nel ristrettissimo club dei piloti in grado di trionfare in almeno quattro occasioni nel campionato del mondo di Formula 1, issandosi alla pari del rivale di quest’anno, Sebastian Vettel, e del mitico Professore, Alain Prost. Una festa ben più che attesa, quella del pilota inglese (dati i pochi punti che gli servivano per l’ufficialità), ma che non per questo può sminuirne i meriti in un duello che, fino al trittico asiatico, aveva raggiunto picchi d’intensità e di agonismo raggiunti raramente nell’ultimo decennio. E’ stato un Lewis Hamilton nuovo, più maturo e presente, quello che si è appena laureato Campione; un fenomeno che è stato in grado di alzare l’asticella dopo la tremenda delusione del 2016, limando i lati oscuri del suo carattere e limitando al minimo e gli errori e i passaggi a vuoto. La sua velocità estrema sul giro singolo (11 pole, 72 totali, raggiunto e superato il vecchio primato di Michael Schumacher), unita ad una concretezza/fame agonistica a tratti spaventosa anche in gara, ha reso Hamilton un avversario difficilissimo da gestire per Vettel.

La gioia di Lewis Hamilton, sventolando la Union Jack all’interno dello stadio di baseball dell’Hermanos Rodriguez (foto da: motoringresearch.com)

Certo, vanno aggiunte anche una simbiosi perfetta con una ‘dama bizzosa’ come la W08 Hybrid, altra monoposto fantastica sfornata dalle fabbriche di Brackley e Brixworth, e l’elemento fortuna, palesatosi più di una volta durante l’anno, soprattutto in quella che poteva essere la fase più complicata della stagione. Ma trovatemi voi un pilota che abbia vinto un titolo senza avere la macchina migliore (o quasi) ed un pizzico di fortuna. La sua cavalcata in Messico è stata complicata. Partito bene, Lewis pare avvantaggiarsi dalla lotta che si consuma subito avanti a lui tra Verstappen e Vettel; peccato però che in uscita di curva 3 si ritrovi con la posteriore destra forata, dopo un contatto con il ferrarista. Finito in fondo, l’inglese fatica molto a risalire e a trovare ritmo, anche per un danno al fondo. A tratti Hamilton mostra un nervosismo anche un pò fuori luogo via radio, ‘temendo’ di non poter festeggiare il titolo e chiedendo in continuazione dove fosse Vettel. Alla fine, la sua rimonta si arresta in 9° posizione, dopo una lotta dal sapore antico con Alonso. Poco importa comunque, dato che il traguardo più importante è stato raggiunto, e con pieno merito.

RED BULL-VERSTAPPEN, UN BINOMIO CHE COMINCIA A FAR DAVVERO PAURA

La sensazione del weekend di Città del Messico (e non solo) è rappresentata sicuramente da Max Verstappen, splendido vincitore all’Hermanos Rodriguez e al secondo centro stagionale (terzo in carriera). Pur in parte offuscata dai festeggiamenti per il quarto iride di Hamilton, non può sfuggire la portata di quanto fatto dal giovane olandese, velocissimo e feroce come spesso gli sta accadendo, soprattutto ultimamente. La delusione per la prima pole, sfumata per soli 86 millesimi, svanisce subito in partenza, quando Max sfrutta la scia di Sebastian sull’interminabile rettilineo messicano, tirando una doppia staccata delle sue, prima all’esterno di curva 1 quindi all’interno di curva 2. Grazie anche a quello che succede immediatamente alle sue spalle, una volta preso il comando Verstappen non lo mollerà più fino alla fine. Il suo ritmo è semplicemente troppo per gli avversari, in primis per un annichilito Valtteri Bottas che, a fine gara, non può far altro che ammettere l’evidenza, parlando di un Verstappen troppo più veloce per pensare di poterlo andare a prendere.

Tutta la soddisfazione di Max Verstappen, con Valtteri Bottas e Kimi Raikkonen sul podio di Città del Messico (foto da: deportivamichoacan.com)

Max danza sicuro e famelico tra i cordoli del circuito di Città del Messico, provando a non lasciare nemmeno le briciole ai rivali, come quando ingaggia con Vettel un lungo duello per il giro record, poi vinto dal ferrarista. Un dominio, quello della coppia formata dall’olandese e dalla RB13, che è stato netto e che induce a riflettere in vista della prossima stagione, dato che se la Renault riuscisse a compiere il definitivo salto di qualità per arrivare alle prestazioni di Mercedes e Ferrari, allora il team anglo-austriaco rientrerebbe di diritto tra i pretendenti alle due corone iridate. Una RB13, però, che fa già discutere tantissimo nel paddock, in particolare per il nuovo sistema della sospensione anteriore che, stando ai rumors, avrebbe gran parte del merito nelle recentissime prestazioni, ben più dell’ultima specifica della power unit francese. Un quadro che vede gli altri team praticamente sul piede di guerra, anche nei confronti di una FIA che, dopo l’addio di Budkowski, sotto questo punto di vista vivrebbe una situazione di ‘liberi tutti‘ per quel che riguarda i controlli, con un limite tra quello che è concesso o meno dai regolamenti fattosi di nuovo molto labile.

FERRARI: ANCORA UNA CHANCE DI VITTORIA SFUGGITA DI MANO

Il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato è ormai diventato una sorta di colonna sonora, un leit-motiv di questa seconda fase della stagione. Intendiamoci, anche solo le chance di tenere aperto il discorso e rinviare il verdetto ad Interlagos erano ridotte all’osso. Ma anche a Città del Messico, così come a Singapore e a Sepang, giusto per citare i due esempi più clamorosi del recente passato, la sensazione fortissima è quella di un’altra serissima possibilità di vittoria gettata via. Nelle more della rimonta dal fondo di Vettel, infatti, è parso evidente come la SF70-H #5, dopo la splendida pole di ieri, era l’unica ad avere concretamente la possibilità di contendere il successo alla velocissima RB13 di Verstappen, tanto che il tedesco si è portato a casa la platonica consolazione del giro record (1:18.785), oltre che del Driver of the Day. Una gara, quella di Vettel, rovinata ancora dalla partenza. Anche se, in risposta ai tanti che non hanno esitato a gettargli la croce addosso (come spesso avvenuto quest’anno), quanto accaduto al via va spiegato con il cucchiaino.

Quarto posto per Sebastian Vettel in Messico, che non è riuscito a concretizzare la magnifica pole di sabato (foto da: esportes.mx)

Innanzitutto bisogna sgomberare il campo dall’assunto che Seb abbia sbagliato la partenza. Il tedesco è partito bene, solo che anche alle sue spalle hanno fatto lo stesso. In due soli modi avrebbe potuto evitare attacchi alla prima staccata: o con una partenza sbagliata da parte degli immediati inseguitori; o con uno scatto fulminante in stile Bottas-Austria, il quale forse nemmeno sarebbe bastato. Il chilometro e spiccioli che divide la linea di partenza dalla prima curva ha fatto in modo che Vettel venisse attaccato da chi lo seguiva, Verstappen in primis, il quale ha tirato la staccata dall’esterno. Le immagini dall’elicottero sono EMBLEMATICHE: Max arriva in curva 1 già leggermente avanti al rivale, il quale prova a portare la Red Bull verso l’esterno, pur lasciando uno spazio minimo. L’olandese, però, tiene giù il piede e, nel successivo richiamo a sinistra, s’infila di forza e costringe Vettel ad alzare il piede, pur non evitando un leggero contatto con la posteriore destra della RB13 #33. Questa manovra permette a Hamilton di scavalcare il ferrarista. Ma, in uscita da curva 3, come si vede CHIARAMENTE dalle immagini, Lewis evita di un nulla il contatto con la Red Bull, dovendo alzare a sua volta il piede; questa manovra coglie di sorpresa Seb che, incollato al rivale, non PUO’ evitare il contatto. Chi avanza addirittura ipotesi di volontarietà di danneggiamento è semplicemente incommentabile, da ignorare totalmente.

F1 MESSICO 2017: I REPLAY DELLA PARTENZA

https://youtu.be/USKAwa8rad8

 

La seguente sosta ai box per sostituire l’ala anteriore, con passaggio alle Soft, rovina chiaramente la gara a Vettel, chiamato ad una nuova rimonta come in Malesia. E Seb risale a testa bassa, di rabbia, come quando si sbarazza con le maniere forti di Massa; al giro 25 entra in zona punti, passando Vandoorne. Al momento della VSC, al muretto decidono di andare all-in, montando di nuovo le Ultrasoft. E’ la scelta giusta, poichè il tedesco piomba come un missile su chi gli sta davanti, regala un’altra perla come la staccata in curva 4 con la quale sorprende Perez (giro 50). Passati anche Stroll ed Ocon, il finale vive sul duello a distanza per il giro record con il leader Verstappen; una circostanza che non fa altro che acuire il rammarico per una vittoria che poteva essere alla portata.

BOTTAS E RAIKKONEN, PODIO INATTESO PER ENTRAMBI. RICCIARDO, IL CALVARIO CONTINUA

Il podio di Città del Messico viene completato dai finlandesi Valtteri Bottas e Kimi Raikkonen. Il pilota della Mercedes coglie un risultato importante in un momento non facile, sfruttando le circostanze. Uscito indenne dall’imbuto delle prime curve, l’ex Williams non è però mai in grado di andare ad impensierire Verstappen, limitandosi a vivacchiare senza commettere errori. Più movimentata la gara di Raikkonen, soprattutto nella prima metà. Non partito benissimo, Kimi perde ben 4 posizioni, salvo riprenderne subito due ai danni delle Williams e di Vettel. Una volta giunto alle spalle di Perez, però, il finlandese non riesce mai a portare un attacco, preferendo attendere i pit stop. Kimi allunga lo stint e a pista libera non ha difficoltà nello girare anche un secondo al giro più veloce dei vari Ocon, Hulkenberg e Perez, andandosi a prendere il podio. A quel punto, Bottas è troppo lontano e il ferrarista non può far altro che arrivare indenne al traguardo. Weekend da dimenticare, infine, per Daniel Ricciardo, al secondo ritiro di fila dopo quello di Austin. Mai a suo agio al volante della RB13, l’italo-australiano becca addirittura un secondo in qualifica dal compagno di squadra, finendo dietro anche ad Ocon. La sua gara, dopo aver sostituito la power unit, finisce dopo soli 5 giri, ancora per un problema al propulsore. Di certo non un momento facile per lui, con il team sempre più sbilanciato a favore del giovane team-mate. 

Valtteri Bottas ha concluso il Gran Premio del Messico al 2° posto (foto da: autoracing.pt)

GLI ALTRI #1: OCON E STROLL MERITANO APPLAUSI. BENE MAGNUSSEN. ALONSO VECCHIO CUOR DI LEONE

Ennesima ottima prestazione per Esteban Ocon (5°), che manda messaggi sempre più chiari in direzione Brackley. Pur in un ambiente altamente ostile, dati i trascorsi con l’idolo di casa Sergio Perez, il francesino si dimostra più forte di tutto ciò e, grazie ad un’ottima partenza, pone le basi per una gran gara. In 3° posizione per i primi 20 giri, Esteban mantiene autorevolmente la 4° posizione, fino a quando non sopraggiunge Vettel. Superato dal ferrarista, il pilota Force India tiene a bada il rimontante Lance Stroll, a sua volta molto positivo (6°). Il canadese si dimostra ancora una volta bravo nello sfruttare le chance che gli si presentano e, con una guida veloce e senza errori, porta a casa un gran risultato, arrivando ad insidiare Ocon. Il tutto arricchito dal sorpasso operato in classifica ai danni di Massa (40 a 36), ieri 11.esimo e sicuramente deluso.

Una fase del bellissimo duello vissuto ieri tra Fernando Alonso e Lewis Hamilton, valevole per la 9° posizione (foto da: twitter.com)

Parlavamo di Sergio Perez (7°). Davanti ad una folla oceanica che lo osanna un secondo si e l’altro pure, Checo non sfigura, combattendo e dando l’anima. Ma quello che resta è un Ocon che con merito gli arriva davanti ed è sempre più vicino in classifica. Lascia il Messico con un sorriso anche Kevin Magnussen, che lascia da parte contatti, imprecazioni fatte e provocate, e porta a casa un soddisfacente 8° posto. Il danese, partito 14.esimo, si ritrova nei primi giri 8°, per poi salire anche in 6° posizione. Nella seconda metà di gara è bravo a gestire monoposto e pneumatici, approfittando della lotta tra Hamilton ed Alonso per conservare la posizione. Ecco, Fernando Alonso merita applausi scroscianti. Ancora una volta, non appena la McLaren riesce a metterlo in una situazione decente, l’asturiano sfodera gli artigli e regala spettacolo. Una gara gagliarda e all’attacco, un pò frustrata dalla consueta mancanza di velocità di punta, ma nobilitata alla grande dalla stupenda lotta all’ultima staccata con il neo-campione Lewis Hamilton.

GLI ALTRI #2: DELUSIONI PER RENAULT E TORO ROSSO. ALLARME AFFIDABILITA’ A VIRY-CHATILLON

Dal punto di vista dell’affidabilità, la gara di ieri per la Renault è stata quasi una Caporetto. Oltre a Ricciardo, altri due propulsori sono finiti ko, ovvero quelli di Nico Hulkenberg (giro 24, un vero peccato per lui) e di Brendon Hartley (giro 30), con il neozelandese (positiva la sua prova prima del ritiro) che ha sommato ben tre guai alla power unit in tre giorni. Restando al team di Faenza, prova discreta per Pierre Gasly (13°), subito dietro alla McLaren di Stoffel Vandoorne (12°). Un problema meccanico ha messo fuori gioco anche Carlos Sainz (giro 59), che aveva già rovinato la sua gara all’inizio, a causa di un testacoda. Il weekend orribile di Romain Grosjean si conclude con un mesto 15.esimo posto, alle spalle anche della Sauber di Pascal Wehrlein (14°). Buona gara, ma sfortunata, per Marcus Ericsson. A lungo in zona punti e anche in maniera convincente, lo svedese si è dovuto fermare con la power unit in fiamme a 16 giri dalla conclusione.

La Formula 1 tornerà in pista tra due settimane (10-12 Novembre) per il Gran Premio del Brasile, sullo storico circuito di Interlagos.

 

 

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