Il quarto appuntamento della stagione 2017 regala agli appassionati la prima vittoria in carriera di Valtteri Bottas (66.esima per la Mercedes), bravo a tenere a bada un arrembante Sebastian Vettel, che ottiene una piazza d’onore importante in chiave Mondiale, dato che gli permette di allungare a +13 su un Lewis Hamilton troppo brutto per essere vero. Primo podio stagionale per un concreto Kimi Raikkonen, a coronare una prestazione che una volta per tutte certifica, dopo la giornata da sogno di ieri, lo status di squadra in grado di lottare fino alla fine per l’iride. Dietro i due top team il vuoto. Ma andiamo ad analizzare punto per punto il GP di Sochi.
BOTTAS, LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI
Un primo successo che non poteva essere più meritato per il precario più veloce del mondo. Dopo 81 gare dal suo esordio nel Circus nel 2013, Valtteri Bottas riesce a salire per la prima volta sul gradino più alto del podio, prendendosi una rivincita non da poco nei confronti dei suoi detrattori (e anche del team, dopo gli ordini di scuderia del Bahrain). La pole del Sakhir non è stata un caso (visto anche l’andamento delle qualifiche in Russia) e, sul circuito che probabilmente più predilige, il finnico ha sfoderato una prestazione maiuscola, impreziosita dal gap pesantissimo rifilato a Hamilton, solo 4° al traguardo. Fulmineo in partenza, riuscendo a sverniciare le due Ferrari sfruttando e l’overboost della PU di Stoccarda e l’effetto scia, Bottas è stato devastante nei primi 20 giri con le Ultrasoft, girando come un orologio svizzero e martellando tempi veloci come un forsennato. Nella seconda parte di gara, con una Ferrari e un Vettel più competitivi, da buon finlandese Valtteri ha mantenuto il sangue freddo (eccetto il brivido alla staccata di curva 13 ad una decina di giri dalla fine) e ha tenuto dietro l’avversario, anche se di un soffio. Vero, attendiamo altri circuiti, evidentemente meno graditi a Bottas, per esprimere un giudizio più completo. Fatto sta che questa gara potrebbe averlo definitivamente sbloccato e potrebbe aver regalato ad un Mondiale già avvincente un terzo incomodo pronto a sparigliare le carte.
AMARO IN BOCCA FERRARI, MA IL BICCHIERE E’ ASSOLUTAMENTE MEZZO PIENO
Le aspettative, dopo la sbornia di ieri in qualifica, erano decisamente alte. Dopo aver sfatato un tabù lungo quasi 9 anni (la prima fila tutta in Rosso), i più ottimisti speravano di poterne infrangere anche un altro, ovvero quello della doppietta in gara, mancante dal famoso Gran Premio di Germania 2010. In gara le cose sono andate diversamente. A ragione in Ferrari temevano più di ogni altro il momento dello start, vista la grande distanza che separa a Sochi la linea di partenza con la prima staccata. E infatti, Bottas è riuscito a fregare entrambe le Rosse, con un Raikkonen che si è difeso a fatica da Hamilton, mantenendo almeno la 3° posizione. La prima fase di gara sembrava aver ribaltato completamente lo scenario visto nei due giorni precedenti, con un Valtteri efficacissimo e una Ferrari veloce ma non in grado di tenere il passo della W08 #77.
Tutto cambia nella seconda parte. La SF70-H si conferma una vettura equilibratissima e gentile con gli pneumatici, come dimostrato dal primo stint con US allungato quasi all’estremo da un Vettel che, comunque, riusciva a giocarsela tranquillamente con un Bottas su SS appena montate. Anche Kimi, una volta passato alla mescola con spalla rossa, è riuscito a migliorare sensibilmente il proprio passo, facendo segnare il miglior tempo e arrivando ad 11 secondi dalla vetta soprattutto per un pò di sfortuna con i doppiaggi. Tornando a Seb, come uno squalo che sente l’odore del sangue, una volta rimesso nel mirino Bottas riesce a recuperare decimi su decimi. Ma solo un errore macroscopico del finlandese, su una pista così e con una Mercedes tanto veloce sul dritto, poteva mutare il risultato finale (incomprensione con Massa a parte).
Tirando le somme, comunque, la Ferrari non può ritenersi ridimensionata dalla gara di Sochi. Vero, ci sono aspetti sui quali si può e si deve migliorare, così come lo sviluppo deve continuare, costante e certosino. Ma la SF70-H, se qualcuno aveva ancora dei dubbi, è una monoposto che può spingere a sognare in grande. Vettel, leader del Mondiale con 86 punti contro i 73 di Hamilton, è nella sua versione migliore; Raikkonen, dopo i balbettii delle prime uscite, se trova continuità potrà essere un alleato fondamentale, oltre che trovare soddisfazioni personali (quanto mi piacerebbe una sua vittoria…). Sono passate solo 4 gare, ma il Cavallino Rampante è tornato, per davvero.
HAMILTON, UN FANTASMA IN RIVA AL MAR NERO
Il grande sconfitto del Gran Premio di Russia è senza alcun dubbio Lewis Hamilton. Al netto dei problemi di surriscaldamento lamentati sin dai primi giri (e pare di setup), il britannico è stato la brutta copia di se stesso. Apparso a disagio sin dalla PL1, commettendo una caterva di errori più o meno gravi sparsi ovunque, Lewis ha preso una paga clamorosa ed inattesa nei confronti di Valtteri Bottas che, da paggetto designato potrebbe diventare un grosso problema, al pari di un Vettel e di una Ferrari sempre più competitivi. Dopo l’opaca qualifica, il tre volte Campione del Mondo è andato se possibile ancora peggio in gara, scomparendo man mano dai radar fino a tagliare il traguardo a 36 secondi da Bottas. Un esito imprevisto che dovrà spingere Hamilton ad interrogarsi e a reagire con forza sin da Barcellona, per evitare di incupirsi ed entrare in un tunnel che potrebbe compromettergli la corsa al quarto iride.
MILTON KEYNES, ABBIAMO UN PROBLEMA. RB NON PERVENUTA
Come dice la Legge di Murphy, se una cosa può andar male sicuramente lo farà. Chris Horner aveva etichettato il weekend di Sochi come uno dei più difficili in assoluto per la Red Bull, stante la situazione attuale della RB13. Il team principal della scuderia di Milton Keynes temeva una gara corsa solo in difesa, nella quale bisognava puntare a limitare i danni il più possibile, in attesa di tempi migliori (vedasi Barcellona, almeno nelle intenzioni). Eppure, la realtà è stata decisamente peggiore. Problemi di pressione del carburante hanno appiedato entrambi i piloti nelle libere. In qualifica, ecco un distacco enorme dalla Ferrari. Un quadro fosco, che ha avuto le sue conferme oggi, con Verstappen 5° ma MAI in grado di poter fare qualcosa, beccando un gap colossale di un minuto tondo tondo. Il povero Ricciardo, dal canto suo, dopo una partenza difficoltosa si è ritirato dopo soli 5 giri, per un problema al freno posteriore destro. Vero che negli anni scorsi Newey&co ci hanno abituato a grandi recuperi; ma pensare che in due settimane questa monoposto possa passare da 1.5 secondi e più a mezzo secondo dai migliori, come auspicato dai piloti, sembra quasi impossibile. Anche perchè la PU Renault non è affatto l’unico problema…
GLI ALTRI #1: LA FORCE INDIA C’E’ SEMPRE. A PUNTI RENAULT, WILLIAMS E TORO ROSSO
Il resto del gruppo ha potuto ‘godere’ solo delle briciole, in un weekend nel quale si è esplicato tutto il gap esistente al momento tra la coppia Ferrari-Mercedes e il resto della truppa. A sorridere è sempre la Force India che, pur con un Mallya già in manette, continua a togliersi soddisfazioni non da poco, con Perez 6° ed Ocon 7°, sempre più convincente e solido. Buona gara anche di Nico Hulkenberg (8°), autore di un primo stint da endurance, ben 39 giri su gomma Ultrasoft. Massa ottiene un 9° posto deludente, a causa di una foratura lenta che lo ha costretto ad un secondo pit. Un Massa salito agli onori delle cronache per il ‘misunderstanding’ con Vettel in avvio di ultimo giro, beccandosi un dito medio dal ferrarista. Completa la zona punti Carlos Sainz con la Toro Rosso, in un weekend nel quale le STR12 si sono viste ben poco, come confermato anche dallo scialbo 12° posto di Kvyat. Fa storcere ancora il naso Lance Stroll, che vede per la prima volta la bandiera scacchi (11°), ma riesce a girarsi da solo in uscita di curva 5, mentre tutti rallentavano per la safety car.
GLI ALTRI #2: MALE LA HAAS, LA SAUBER NON SI VEDE. E LA MCLAREN? LASCIAMO PERDERE…
Russia da dimenticare per la Haas. Romain Grosjean, dopo un fine settimana passato a cambiare dischi dei freni (da Brembo a Carbon Industrie e viceversa), vede la sua gara finire dopo poche centinaia di metri, a causa di un’entrata mooolto ottimista all’interno dell’incolpevole Palmer, finendo per sbattere contro il muro. Poche soddisfazioni anche per Magnussen (13°), danneggiato da una penalità di 5″ subita per aver superato i limiti della pista in curva 3. Domenica invisibile per le Sauber, con il team di Hinwil a far discutere più che altro per la sua scelta di passare alla PU Honda il prossimo anno. Ericsson e Wehrlein chiudono rispettivamente 15° e 16°. La McLaren ha raggiunto un nuovo estremo nel ridicolo di questo avvio di 2017, con il povero Alonso messo ko da un problema all’ERS durante il giro di schieramento, mentre Vandoorne riesce nell’impresa di tagliare il traguardo, anche se 14° e doppiato.
SOCHI, PISTA BOCCIATA. MA SIAMO CERTI CHE LO SPETTACOLO SIA MANCATO AL 100%?
Senza timore di smentite, questa è stata la gara più deludente delle prime uscite di questa nuova Formula 1. Il circuito di Sochi si conferma il più asettico del panorama iridato (giocandosela con Abu Dhabi), ‘regalando’ un gp in pratica deciso alla prima staccata, con zero sorpassi in pista. Un record negativo dovuto in particolare a tre elementi, ovvero il disegno della pista russa, l’aerodinamica delle nuove monoposto e la minor incidenza del DRS, assolutamente inutile in alcune circostanze. Eppure, a mio modo di vedere c’è del buono anche in questa gara, che in tanti bolleranno con aggettivi come ‘orrenda’, ‘noiosissima’, inguardabile’, ecc ecc. Mi riferisco all’ultimo stint, con un Vettel indemoniato nello spingere al massimo la sua Gina per provare a riprendere il fuggitivo Bottas, a sua volta impegnato al massimo delle capacità per impedirlo. Un finale al cardiopalmo come da tempo non lo vedevo, che mi ha tenuto in trepidante attesa davanti allo schermo, e mi ha ricordato una volta di più come non siano mille sorpassi a creare lo ‘show’ in Formula 1, ma anche due piloti, uno preda e l’altro predatore, che danno il massimo fino all’ultimo metro. D’altronde, la vittoria di Gilles a Jarama ’81 è entrata nella leggenda proprio per il fatto che il canadese sia riuscito a percorrere un sacco di giri con quattro cagnacci infuriati alle calcagna come Laffite, Watson, Reutemann e De Angelis, senza farsi passare. Forse qualcuno troverà il paragone un pò forzato, se non offensivo addirittura. Ma io credo sia calzante.
Appuntamento al prossimo 12-14 Maggio, per il weekend del Gran Premio di Spagna al Montmelò di Barcellona.
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