Lewis Hamilton ha vinto ancora, per l’ennesima volta. Il sesto trionfo in quel di Silverstone, e di conseguenza nel Gran Premio di Gran Bretagna, gli permette di allungare ancora (+39) su un coriaceo Valtteri Bottas, sfortunato con la Safety Car e la strategia, ma incapace di replicare al compagno di box una volta che quest’ultimo è finito davanti. Un’ulteriore prova di forza da parte del binomio Lewis-W10, da annichilire tutto e tutti. Detto ciò, Silverstone ci ha regalato probabilmente una delle più belle gare degli ultimi anni, con un duello, quello tra Charles Leclerc e Max Verstappen, che si candida a diventare il migliore e più emozionante dell’ultimo ventennio. Un Leclerc che coglie un meritato podio, prima messo in pericolo da un nuovo svarione del muretto Ferrari, poi propiziato dall’errore di Sebastian Vettel, che tampona a 14 giri dalla fine l’olandese, terminando 16° e penalizzato. In risalita Pierre Gasly, mentre le battaglie, anche molto accese, non sono mancate nemmeno dietro i big, con Carlos Sain ottimo 6° a confermare il ruolo di quarta forza nel Mondiale della McLaren.
LECLERC-VERSTAPPEN, CENTO DI QUESTI DUELLI
C’è ben poco da dire e tanto da applaudire dopo aver ammirato quanto fatto vedere in pista da questi due FENOMENI, che allieteranno la Formula 1 almeno del prossimo decennio, insieme anche ai vari Norris e (si spera) Russell. Lo show imbastito da Charles e Max nella prima ventina di giri della gara di ieri ha raggiunto picchi di emozione, di suspence, di adrenalina, raramente toccati negli ultimi anni, e mai per così tanti giri di seguito. Il monegasco, alle prese con le soft nel primo stint, ha dato un altro sfoggio delle sue incredibili doti di difensore, ancora una volta opposto al rivale olandese che, con la sua Red Bull, più veloce pressoché sempre ieri, sembrava pronto ad incornarlo quasi ad ogni staccata.
Max ci ha provato più e più volte, in un paio di occasioni dando anche la sensazione di avercela fatta, come ad esempio in occasione della prima sosta (giro 13), quando la maggior prontezza dei meccanici Red Bull permette al figlio di Jos di uscire davanti al 21enne ferratista dalla pit-lane; ma niente, come in questa occasione, puntuale e pronta è sempre arrivata la risposta di Charles, che in un paio di circostanze ne ha anche approfittato per restituirgli la ruotata di due settimane fa al Red Bull Ring. Un duello tra due giovani folli (nel senso sportivo del termine) ed indomiti, capaci di tenerci sulle spine, pronti a saltare sul divano e ad urlare praticamente ad ogni giro.
Un duello nel quale, FINALMENTE, i commissari di gara hanno deciso di non mettere bocca, lasciandoli liberi di combattere, di sfidarsi anche ruota a ruota, su un sottile filo dell’equilibrio tra il funambolismo e il disastro. La speranza è che, d’ora in poi, la FIA tenga fede a questo modo di giudicare quanto accade in pista, senza marce indietro improvvise. Tornando ai nostri, alla fine Charles porta a casa il quinto podio stagionale; un risultato meritato, ma arrivato in modo diciamo fortunoso. Al momento della safety car, infatti, il muretto Ferrari si fa cogliere impreparato dalla scelta della Red Bull di richiamare nuovamente Verstappen. La successiva sosta del #16, il giro dopo, lo fa finire in 6° posizione, alle spalle non solo dell’olandese, ma anche di Vettel e di Gasly, provocando giustamente l’arrabbiatura via radio di Leclerc.
Al restart il ferrarista è una furia ma, dopo i primi assalti a Verstappen, perde terreno e ci vuole un buon numero di giri (36°) prima di portare l’attacco all’altra Red Bull di Gasly; ma ne vale la pena, poiché Charles s’inventa un sorpasso da urlo tutto all’esterno tra la Village e il Loop, per prendersi la 5° posizione. Poco più avanti, dopo aver ricevuto via libera dal francese, Verstappen raggiunge Vettel. Siamo al giro 38: Max porta l’attacco in fondo all’Hangar Straight, e supera il tedesco; il #33, però, arriva leggermente lungo alla Stowe, permettendo all’avversario di avvicinarsi; Seb cerca la risposta immediata alla Vale, ma finisce per centrare la Red Bull. Questo episodio, come detto, consegna a Leclerc il gradino più basso del podio mentre Verstappen, fortunato a ripartire con una RB15 non eccessivamente danneggiata dall’uscita di pista (più volo sul salsicciotto interno), chiude 5°.
MERCEDES: BOTTAS CI PROVA, MA CON QUESTO HAMILTON NON C’É NIENTE DA FARE
Altro dominio della Mercedes che, a ‘casa loro’ fanno quello che vogliono, portando a casa la nona vittoria su dieci gare, con la settima doppietta. Ma i riflettori sono ovviamente tutti per Lewis Hamilton, che diventa il pilota più vincente nella storia del Gran Premio di Gran Bretagna, ottenendo il sigillo #6 in carriera (80.esimo in carriera). Un Lewis incontenibile sia in pista che fuori, ma che non ha avuto vita proprio facile. Beffato per appena 6 millesimi sabato, il nativo di Stevenage ha iniziato la gara come una furia, passando la prima parte di gara praticamente tutta negli scarichi di Valtteri Bottas, pressandolo come un cane rabbioso.
A più riprese Lewis ha attaccato il compagno di box, come al giro 4, quando per poche centinaia di metri riesce anche a passare avanti al finlandese, con un doppio incrocio di traiettorie tra Brooklands, Luffield e Woodcote; ma Valtteri risponde cattivo come non mai, con un sorpasso da urlo all’interno della Copse. Bottas riesce a star davanti fino alla sosta, al giro 16, quando monta ancora un set di medie; Lewis va più lungo e ad aiutarlo arriva la safety car, deliberata giusto pochi secondi prima che l’inglese arrivasse nella zona dell’ingresso della corsia box. La gara per la vittoria in pratica finisce qui.
Valtteri, a dirla tutta, prova a restare attaccato al compagno di box, ma semplicemente non ce n’è. Lewis martella un ritmo impressionante e, decimo dopo decimo, distanzia la W10 gemella. Nel finale, la dimostrazione di forza: Bottas deve rientrare ancora, e passa alle Soft, ottenendo quindi il giro record (1:27.406); sembra fatta almeno per il punticino extra, ma Lewis non è d’accordo. Con hard di oltre 30 giri l’idolo di casa, non si sa come, proprio sotto la bandiera scacchi sfodera un 1:27.369; giro record, punto extra e mazzata devastante sulla psiche sia di Bottas che dei rivali, i cui giri record con la stessa mescola sono stati nell’ordine quasi dei due secondi a giro più lenti. Una dimostrazione, l’ennesima, che la Mercedes ha nelle corde la possibilità di fare quel che vuole, quando vuole e come vuole. Fine dei giochi.
FERRARI: WEEKEND IN SOFFERENZA. VETTEL DISFA UNA BUONA GARA CENTRANDO VERSTAPPEN
Che dire del weekend della Ferrari in Gran Bretagna? Beh, c’è ben poco da stare allegri. Abbiamo parlato diffusamente di Charles Leclerc poc’anzi, e di come sia stato in grado di brillare (suo anche il Driver of the Race) nonostante una SF90 non poco in difficoltà a Silverstone. Ancora una volta, sulla graticola ci finiscono gli strateghi e, purtroppo, Sebastian Vettel, che rovina contro il posteriore della Red Bull di Verstappen al giro 38, condannandosi ad una sacrosanta penalità di 10″ e ad un mesto 16° posto finale. Un fine settimana tutto a rincorrere, quello del tedesco, tranne che in qualche momento lontano dalle prestazioni del compagno di box, con l’emblema delle qualifiche, con un brutto 6° tempo, a 694 millesimi dalla pole ma, in particolare, a 615 millesimi da Charles.
In gara, però, per lunghi tratti Vettel ha corso da par suo, sfoderando qualità di guida assolute, in particolare nella gestione delle soft. Un Seb bravo a superare subito Gasly e a tenere tranquillamente il passo di Leclerc e Verstappen, che nel frattempo si scornavano un giro si e l’altro pure; vero, al giro 11 subisce il sorpasso dal francese, ma subito dopo un tentativo andato a vuoto di infilare l’altra Red Bull. Detto ciò, il tedesco dimostra di sapere ancora leggere una gara (checché si dica), rifiutando per più giri gli inviti di Adami di fermarsi; e fa bene il nostro, dato che le sue soft vanno come le medie di Leclerc e Verstappen. Giusto quindi allungare il più possibile lo stint, sperando anche in una variabile, che puntualmente si verifica con la safety car provocata da Giovinazzi.
Qui ancora una volta il muretto Ferrari pecca: mentre non ci sono problemi per Vettel, il quale riparte 3°, Leclerc, che già aveva subito il sorpasso in pit-lane da Verstappen qualche giro prima (2.9″ la sosta del monegasco contro 1.91″ (nuovo record) quella dell’olandese), non viene prontamente richiamato, finendo in 6° posizione. Da lì in poi si soffre: Vettel ha un ritmo buono, anche se non eccezionale; di certo non abbastanza per tener dietro Max, che puntualmente, al giro 38, attacca. L’esito ormai lo conosciamo, con Verstappen che prima passa il rivale, poi viene attaccato a sua volta alla Vale; ma Seb calcola male le mosse dell’olandese, centrandolo in pieno, finendo entrambi nella via di fuga. Da grande sportivo l’andare subito dopo la gara a cercare Max per chiedergli scusa.
Due, come detto prima, i punti salienti. Il primo, un team che puntualmente in gara ne combina qualcuna con le strategie, una volta con uno, una volta con l’altro, a volte ad entrambi. Non è possibile che ogni minima variabile mandi nel panico Rueda e gli altri addetti alla strategia. Il tutto poi si collega ad una SF90 migliorata si, ma evidentemente non abbastanza, ed ora insidiata da molto vicino dalla Red Bull. Intendiamoci, sul giro singolo la monoposto italiana è competitiva; il guaio grosso è il passo gara dato che, tra gestione problematica delle Pirelli e propulsore che beve troppo, spingendo a troppi giri in fuel saving, la domenica diventa quasi sempre un calvario, anche su piste sulla carta favorevoli (gli esempi di Montreal e del Red Bull Ring sono lì, evidenti).
Quindi c’è la grana Vettel. Ribadisco per l’ennesima volta: Seb va difeso, protetto; un patrimonio del genere non può venir sprecato a cuor leggero. Ciò comunque sottolineandone gli errori, e quello di Silverstone è evidente, e un momento di forma non proprio eccellente, soprattutto a livello psicologico. Sta di fatto che l’ingombrante forza di Charles ed un ambiente che, ormai, ha eletto il monegasco a Salvatore della Patria, unito al suo non trovarsi con la SF90 a livello di feeling, portandolo ad esagerare , stanno aggravando una situazione che non spinge a pensare nulla di buono. Intendiamoci, insieme al Bahrain, questa è la seconda volta che Seb ha sofferto pesantemente il compagno di box, almeno fino a sabato; non nominate l’Austria, dato che Seb fu azzoppato prima da un problema tecnico, poi dal clamoroso errore al pit stop. Per la prima volta, però, ho avuto la sensazione di vedere davvero un Seb spento, quasi demotivato. Il suo contratto prevede ancora un anno, il 2020; ma se l’andazzo dovesse continuare ad essere questo, c’è il vivo timore che il ragazzo possa anche prendere la più drastica delle decisioni a sua disposizione. E quello si che sarebbe un peccato capitale…
RED BULL: LAMPI DI BUON GASLY. MA É LA RB15 A FAR SORRIDERE HORNER & CO
Detto in precedenza di Verstappen, in casa Red Bull possono finalmente sorridere per la prestazione di Pierre Gasly, che coglie il suo miglior risultato (4°) da quando corre per il team di Milton Keynes, eguagliando il proprio personal best (4° in Bahrain lo scorso anno). Intendiamoci, Verstappen è di un’altra categoria; ma per la prima volta quest’anno il francesino ex Toro Rosso è riuscito a restargli nei paraggi, senza beccare distacchi biblici. Pierre ha disputato una buona gara, accorta e giudiziosa, andando all’attacco quando ha potuto, come nel sorpasso su Vettel subito prima della sua sosta (giro 12). Trovatosi 4° dopo la safety car, Gasly lascia andare Max (giro 27), tenendo dietro per non poche tornate Leclerc, fino alla manovra del ferrarista al giro 36. Quanto accaduto subito dopo, quindi, gli consegna un 4° posto che gli tornerà buono come punto di partenza.
Più in generale, comunque, il weekend di Silverstone pare aver certificato l’ulteriore avvicinamento della Red Bull alla Ferrari. La RB15, già notoriamente un pò più efficace della Rossa nei tratti medio-lenti, ha dato la netta sensazione di aver fatto bei passi in avanti anche nei settori più filanti, aiutata in ciò anche da un propulsore Honda che continua a migliorare (davvero ottime le velocità di punta dei due ‘tori’). Se a questo aggiungiamo una maggior propensione della monoposto anglo-austriaca nel trattar bene le Pirelli e la maggior scaltrezza del muretto Red Bull riguardo strategie, varie ed eventuali, ecco il perché Verstappen approderà in Germania con un 3° posto in classifica consolidato dopo la Gran Bretagna, con un +13 su Vettel ed un +16 su Leclerc.
GLI ALTRI #1: SAINZ TIENE A BADA RICCIARDO E CONFERMA LA MCLAREN 4° FORZA. PUNTI ANCHE PER RAIKKONEN, KVYAT E HULKENBERG
Come sottolineato in apertura, duelli, contatti e in definitiva spettacolo non sono mancati nemmeno alle spalle dei big. Menzione d’onore per un sempre più concreto Carlos Sainz jr., che porta la sua MCL34 in 6° posizione dalla 13° di partenza. Lo spagnolo sfrutta la safety car per effettuare l’unica sosta, scavalcando così Albon, i Renault e Norris, ritrovandosi 7°. Nel finale, lo spagnolo guadagna un’ulteriore posizione grazie all’incidente tra Vettel e Verstappen, difendendola poi con ordine dall’assalto dell’arrembante Daniel Ricciardo. L’italo-australiano torna a punti dopo due gare a secco (7°), battagliando all’inizio con Norris e, come detto, provando in tutti i modi ad attaccare lo spagnolo, ma non riuscendovi.
Gara di rimonta anche per Kimi Raikkonen, che lascia Silverstone con un buon 8° posto. Il finlandese, partito 12°, dopo una prima metà di gara ai margini della top-10, risale nella seconda metà; diventato 10° dopo il più volte nominato contatto Vettel-Verstappen, il pilota Alfa si sbarazza di Albon a 10 giri dalla fine, per poi tener dietro l’altra Toro Rosso di Daniil Kvyat, il quale a sua volta porta a casa un 9° posto (quinto arrivo a punti stagionale), pur scattando al via appena 17°. A completare la zona punti troviamo un deluso Nico Hulkenberg, danneggiato da un contatto con Perez al restart dopo la safety car, e riuscito ad arpionare un punticino passando Albon nel corso del penultimo giro.
GLI ALTRI #2: DELUSIONE NORRIS, DISASTRO HAAS. MALE ANCHE LA RACING POINT
La prima volta in Formula 1 sulla pista di casa non ha portato granché bene al giovane idolo Lando Norris. Il pilota McLaren, dopo l’ennesima, ottima qualifica (8°), e dopo un’accesa lotta nelle primissime fasi con Ricciardo, ha patito come altri l’ingresso della safety car, ritrovandosi alle spalle del compagno di box Sainz. Le speranze di finire a punti sono evaporate definitivamente con la seconda sosta al giro 35; la successiva rimonta lo ha visto fermarsi a circa un secondo e mezzo da Hulkenberg. Poco dietro Norris è arrivato l’altro rookie, Alexander Albon (12°). L’anglo-thailandese della Toro Rosso ha pagato caro il lunghissimo secondo stint con la media, precipitando nell’ultima decina di giri dall’8° al 12° posto.
Weekend da dimenticare per Racing Point e Haas (magagne di sponsor a parte). Sergio Perez aveva qualche chance, trovandosi 12° al momento della ripartenza dalla safety car; alla Brooklands, però, anche per un problema allo sterzo (come lo stesso messicano ammetterà nel ring delle interviste) finisce lungo e addosso alla Renault di Hulkenberg, danneggiando l’ala anteriore. Ripartito dal fondo, Checo ha chiuso ultimo (17°). Meglio, ma solo come posizione (13°), il compagno di box Lance Stroll, che non svolta in gara dopo l’ennesima qualifica da ultimo (escludendo i Williams), oltre che sempre battuto al sabato da Perez (0-10 il parziale).
Altra domenica da mani nei capelli in Haas: i due, Romain Grosjean e Kevin Magnussen, si toccano tra loro nel corso del primo giro; rientrati ai box, devono entrambi ritirarsi dopo pochi giri, a causa dei danni. No, così davvero non ci siamo. Chiusura al solito con la Williams. Poco da dire sulla gara di George Russell (14°) e di Robert Kubica (15°), nel weekend che celebrava i 50 anni nel Circus di Sir Frank Williams. Quantomeno, i due non hanno chiuso la classifica, dato che alle loro spalle sono arrivati sia il penalizzato Vettel che Perez. Consolazione misera, ma di questi tempi…
Il Mondiale di Formula 1 tornerà nel weekend del 26-28 Luglio per il Gran Premio di Germania a Hockenheim, giro di boa del campionato.
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