
Le principali figure del calcio italiano si sono riunite a Bruxelles per discutere del futuro delle infrastrutture sportive, sottolineando come l’organizzazione congiunta di EURO 2032 tra Italia e Turchia rappresenti “un’opportunità storica che il Paese non può permettersi di perdere” per modernizzare finalmente gli stadi.
San Siro, via libera alla vendita: un primo passo
La vendita dell’area di San Siro a Inter e Milan è stata finalmente approvata, anche se restano possibili alcuni ricorsi legali prima dell’avvio dei lavori per la costruzione del nuovo impianto. Un segnale positivo, ma ancora isolato, in un contesto dove la maggior parte degli stadi italiani è ferma agli anni ’50 e appartiene ai comuni, non ai club.
Michele Uva (UEFA): “Serve un cambio di mentalità”
Nel corso del summit, il direttore esecutivo della UEFA Michele Uva ha evidenziato come EURO 2032 possa rappresentare il punto di svolta per il calcio italiano, ma solo se istituzioni e club collaboreranno in modo sistemico:
“EURO 2032 è un’opportunità che non possiamo sprecare. UEFA sarà un facilitatore con la propria esperienza e conoscenza. In Italia, gli stadi costruiti o rinnovati negli ultimi 18 anni sono frutto di investimenti privati. Serve una visione condivisa dell’intero sistema.”
Uva ha ricordato che il campionato europeo in Germania ha generato oltre 2 miliardi di euro di ricavi, reinvestiti in settori giovanili e calcio femminile, un modello virtuoso che anche l’Italia dovrebbe imitare.
Lara Magoni: “Il 90% degli stadi è pubblico, serve un piano nazionale”
L’organizzatrice del convegno Lara Magoni ha messo in evidenza la gravità della situazione:
“Il 90 per cento degli stadi italiani è di proprietà pubblica, costruito tra gli anni ’30 e ’60. Serve un piano nazionale che consenta ai club di investire direttamente, creando impianti moderni, sicuri e sostenibili.”
Secondo Magoni, la mancanza di autonomia gestionale blocca ogni possibilità di ristrutturazione o innovazione, lasciando l’Italia indietro rispetto agli altri Paesi europei.
Ezio Simonelli (Lega Serie A): “Un problema atavico, dobbiamo cambiare modello”
Il presidente della Lega Serie A Ezio Simonelli ha definito la situazione “un problema atavico”, ammettendo che la burocrazia e la proprietà pubblica hanno rallentato ogni tentativo di sviluppo:
“Dobbiamo pensare a stadi nuovi e multifunzionali, aperti sette giorni su sette e legati alla vita delle comunità locali. Solo l’8 per cento degli impianti è oggi di proprietà privata: dobbiamo permettere anche ai club più piccoli di acquistare i propri stadi.”
Riqualificare prima di ricostruire
La soluzione, secondo molti, non passa necessariamente dalla costruzione di nuovi impianti, ma dalla riqualificazione di quelli esistenti, seguendo l’esempio di società come Udinese e Atalanta, che hanno trasformato il Bluenergy Stadium e la New Balance Arena in modelli di efficienza e sostenibilità.
Con EURO 2032 ormai all’orizzonte e sei stadi italiani destinati a ospitare le partite del torneo, il messaggio è chiaro: il tempo per agire è adesso. Il calcio italiano non può permettersi di presentarsi all’appuntamento europeo con infrastrutture obsolete, ma deve trasformare questo evento in un’occasione di rinascita per tutto il sistema sportivo e urbano del Paese.


