Esclusiva Stadiosport- Mauro Rosin:”Consiglio ai giovani di andare a giocare al Sud. Nel calcio, per vincere non serve essere dei colossi. La Reggina è sempre nel mio cuore”

In esclusiva, ai microfoni di Stadiosport.it, Mauro Rosin, figlio d’arte e ex portiere con una lunga carriera vissuta ad ottimi livelli, difendendo i pali di Sampdoria, Perugia, Prato, Reggina, Foggia, Ternana, Città di Castello, Carrarese, Brescia, Pisa, Albinoleffe e Montichiari.

All’età di 43 anni decide di appendere i guanti al chiodo per ricoprire il ruolo di preparatore dei portieri, ma nell’ultima stagione ha allenato la squadra juniores provinciale dell’ US Vobarno, con cui è riuscito a vincere il campionato. Nell’intervista, Mauro ci ha parlato della sua carriera calcistica in particolare dei suoi cinque anni alla Reggina, dove ha trascorso momenti stupendi dentro e fuori dal campo, specialmente ricordando con affetto i tifosi amaranto, i quali lo hanno consacrato come uno degli idoli storici  della squadra dello Stretto. L’ex portiere inoltre ha voluto dire la sua sulla vicenda Donnarumma e sul ruolo in generale del portiere, puntualizzando il fatto che oggi si guarda sempre più all’aspetto fisico e meno a quello tecnico.

Ciao Mauro, dopo una lunga carriera da portiere che ti ha dato molte soddisfazioni, cosa fai oggi ?

“Oggi faccio il preparatore dei portieri nel bresciano collaborando con tre società calcistiche. Quest’anno inoltre ho vinto il campionato juniores provinciale con il Vobarno, società dove lavora anche Ivan Guerra, mio compagno di squadra ai tempi della Reggina, comunque è stata una esperienza davvero stupenda condivisa con questi ragazzi”.

Tra le squadre in cui hai militato sicuramente la Reggina è quella che ti è rimasta dentro, quali ricordi hai dei tuoi cinque anni vissuti in amaranto ?

“I cinque anni vissuti a Reggio Calabria sono stati tutti stupendi tranne l’ultimo anno, dove purtroppo siamo retrocessi, ma nonostante ciò ho vissuto momenti bellissimi dal punto di vista umano e sportivo, tanto affetto da parte della gente, sicuramente ho più ricevuto rispetto a quello che ho dato. Fa piacere che a distanza di tanti anni siamo ancora ricordati da tutti per aver contribuito a scrivere la storia della Reggina e questo lo conserverò per il resto della mia vita. Quello che ci contraddistingueva era l’attaccamento alla maglia amaranto e che soprattutto eravamo un gruppo molto unito specie sul campo.  A Reggio si viveva di calcio 24 ore su 24, si parlava solo di questo ovunque andavi, c’era tanto entusiasmo e passione. Io ho girato tutta l’Italia, ma quello che ho vissuto a Reggio è qualcosa di unico e meraviglioso, infatti consiglio ai giovani di andare a giocare al sud, perché vedo nei campi di B e Lega Pro stadi semivuoti con 200-300 paganti e quello per me non è fare il giocatore, più che altro è timbrare il cartellino per andare a lavoro. Reggio e la Reggina sono saranno sempre nel mio cuore”.

 

  

Oggi il ruolo del portiere è un pò cambiato, non pensi che questa figura sta diventando sempre più importante nell’avvio della manovra di gioco ?

“Io ero già un portiere moderno perché già giocavo molto fuori dall’area, ma ci sta che oggi i portieri giochino la palla anche con i piedi. Quello che purtroppo noto è il fatto di dare più importanza alla struttura fisica e meno all’aspetto tecnico, secondo me è sbagliato. Poi vedi tanti portieri alti e ben strutturati fisicamente, che poi si rivelano deludenti sul piano tecnico A me è successo personalmente con dei ragazzi che ho allenato, invitando le società a vederli e ancor prima questi mi chiedevano quanto fosse alto senza neanche visionarlo sul campo. Non ha senso pensare all’altezza nei ragazzi di 12-13 anni, quando poi fino all’età di 20 anni possono ancora svilupparsi fisicamente, quindi bisogna vederli in azione e poi chiaramente capire dove può ancora migliorare . La Spagna ci insegna che per vincere e giocare bene al calcio non serve essere dei colossi, purtroppo non sono tutti come Ibrahimovic, poi chiaramente se col passare degli anni si aggiunge l’aspetto fisico a quello tecnico ben venga”.

In queste settimane ha tenuto banco la vicenda Donnarumma, qual’è la tua idea visto che sei stato un portiere di alto livello ?

“Per me Donnaruma è un buon portiere, ma non è il fenomeno che ci vogliono far credere, poi la rovina di tanti giovani sono i procuratori, i quali non sai fino a quando fanno gli interessi del proprio assistito. Sicuramente se a 16 anni gioca ad alti livelli ha una maturità superiore alla sua età e non capisco come fa a non capire la riconoscenza nei confronti del Milan, che ti sta offrendo un rinnovo contrattuale importante. Anche se il Milan e Donnarumma si accorderanno per il rinnovo sono certo che i tifosi non lo vedranno con gli occhi di prima e al primo errore non gli perdoneranno nulla. Se non dovesse rinnovare per lui sarebbe un grosso danno stare un anno senza giocare tenendo conto dei prossimi mondiali e delle possibile offerte da altri sponsor. Il fatto che lui non abbia messo bocca in questa vicenda è un’aggravante perché a 18 anni quando arrivi a questi livelli si è uomini e avrebbe dovuto dire la sua, sempre poi venendo consigliato dal suo procuratore. Donnarumma al Milan avrebbe avuto la grande possibilità di diventare una bandiera, l’ideale sarebbe stato di mettere nel rinnovo contrattuale una clausola, in modo da permettergli un eventuale trasferimento futuro in una big europea”.

Quale portiere oggi ti piace ?

“Mi rivedo un molto in Mattia Perin del Genoa anche se fin qui è stato sfortunato a causa dei vari infortuni mentre dal punto di vista stilistico mi piace molto quando è in forma Samir Handanovic dell’Inter, è davvero bello da vedere in azione tra i pali”.

 

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