Esclusiva – Mario Capece: “Mirante arrivato tardi in una grande, Pelizzoli grande persona e portiere. Estero, grazie delle soddisfazioni”

Stadiosport.it ha intervistato in esclusiva Mario Capece, uno dei migliori preparatori dei portieri in circolazione. Da Sorrento al Milan in Australia, poi l’Europa

Continuano le nostre interviste esclusive. Quest’oggi è il turno di Mister Mario Capece. Partito dalle serie minori, è arrivato alla Champions e all’Europa League. Considerato uno degli allenatori dei portieri più importanti, la sua è una storia di passione, studio ed abnegazione. La prima importante tappa è Sorrento dove scova e plasma il talento di Antonio Mirante. Chiamato dal Milan in Australia, rientra in Italia grazie alla Virtus Entella, in Serie B. Ora è, per la seconda volta, al Partizani Tirana, in Albania.

In quest’intervista, rilasciata in esclusiva ai microfoni di Stadiosport.it, ci illustra la carriera ed il progetto dedicato ai giovani portieri. 

Nel mondo dei preparatori dei portieri è uno dei nomi più noti e soprattutto rispettati. Per chi ancora non la conoscesse, cosa direbbe di Lei?

Da buon lucano, vengo da Picerno, sono una persona passionale. Amo il mio lavoro e faccio della curiosità la mia arma migliore. Mi piace osservare senza giudicare e cerco di trarre il meglio da ogni confronto che ho sia con i colleghi che con i ragazzi che alleno. Ogni particolare attira la mia attenzione perché mi piace non dare nulla per scontato“.

Al Sorrento ha scoperto e cresciuto molti portieri, tra cui Antonio Mirante, ora alla Roma. Crede sia arrivato tardi in una squadra di alta classifica? Un aneddoto?

Antonio è un portiere di grande tecnica. Lavora in silenzio, preferisce far parlare in campo disputando campionati caratterizzati sempre dalla continuità di prestazioni. Sicuramente meritava il grande palcoscenico molto prima. Sono contento che la Roma gli abbia dato questa occasione che sta sfruttando nel migliore dei modi facendosi trovare sempre pronto ogni qualvolta viene chiamato in causa. Aneddoto? Quando la Juve lo chiamò per un provino fui io ad accompagnarlo. Andammo con l’aereo, era la prima volta per tutti e due. Arrivammo a Torino pieni di sudore per la paura (ride, ndr)“.

Dopo un lungo girovagare in Italia è stato chiamato dal Milan per seguire l’Academy in Australia, a Sydney. Ci dica qualcosa su questa esperienza.

Quando il direttore della Academy, Andrea Icardi, mi ha chiamato grazie alla segnalazione di Paolo Tramezzani non ho esitato ad accettare. Amo le sfide. Ognuna di esse mi ha permesso di conoscere realmente le mie qualità e la mia veridicità di quello che proponevo. Ho avuto anche modo di collaborare con Francesco Zanoncelli e Achille Ciccarelli, due persone fantastiche che mi hanno aiutato ad inserirmi facilmente. Sicuramente l’esperienza a Sydney mi ha completato. Avevo avuto già esperienze in Africa (Tunisia e Libia, ndr) e Canada (alla Federazione del Quebec, ndr) realizzando degli stage, ma quella nella terra dei canguri mi ha permesso di avere una visione completa allenando ragazzi di varie nazionalità. Hanno grande strutture e una cultura incredibile dello sport. Il tutto poi è avvantaggiato dallo stile di vita che hanno nei college dove lo sport è una delle materie di insegnamento. In quella stagione, inoltre, ho conseguito il patentino “Fifa A Goalkepper”, il massimo riconoscimento per un preparatore dei portieri. È stata un’esperienza fondamentale“.

Rientrato in Italia, ha firmato con la Virus Entella, in Serie B. Il portiere titolare era Pelizzoli. Cosa si prova ad allenare un portiere così esperto? Pensa che avrebbe meritato di più in carriera?

Si, l’Entella è un periodo della carriera a cui sono molto legato. Mi sono sentito subito a casa. Il Mister Luca Prina, sin dal primo giorno, ha sposato a pieno le mie idee di lavoro. Alla fine della stagione abbiamo realizzato un qualcosa di storico con la prima promozione in Serie B. Abbiamo coronato il sogno della città. Considero il mio incontro con Ivan affascinante. La prima volta che ci siamo incontrati in campo mi ha emozionato. Non mi pareva vero che un portiere di quel livello, con un passato nella Roma, in Russia e protagonista in Nazionale Under 21, fosse mio allievo. La sua grandezza è stata quella di mettersi subito a disposizione. Abbiamo instaurato un ottimo rapporto lavorativo ed umano, sicuramente facilitato anche dall’ottimo gruppo di portieri formato da Andrea Paroni, Achille Coser e Aladin Ayoub. Credo che Ivan non abbia nessun rimpianto per la carriera avuta“.

Mister Capece alla Virtus Entella

A proposito di viaggi, Lei è conosciuto come un “nomade felice” del mondo del calcio. Grazie al suo famoso progetto “Vita da Numero Uno Project” ha avuto la possibilità di toccare con mano diverse realtà calcistiche non ancora di primo piano. Ci parli di questo progetto e delle sue esperienze da relatore in giro per il mondo.

Ha detto bene, nomade felice è la definizione che mi sono dato sin da quando ho deciso di intraprendere questo lavoro. Dopo sei anni a Sorrento in cui siamo passati dalla D alla C1, e un lungo girovagare in Serie C con Biellese, Südtirol , Ivrea e Canadese, volevo abbinare al mio percorso qualcosa che permettesse di completarmi. Ho deciso così di creare una strada parallela mettendo in funzione “Vita da Numeri Uno Project“, progetto al momento gestito dal mio valido collega Alessandro Ramella. All’interno di questo progetto c’è poi lo “Stage di Francavilla“, ideato con Flavio Simone e in cui da 14 anni collabora anche Antonio Mirante. Per me è un appuntamento fisso ed unico in Italia. Per un anno il centro di questo progetto internazionale è stato proprio Sorrento. Questa mia idea consisteva nell’andare a svolgere allenamenti formativi per federazioni estere e college portando la mia idea di lavoro e cercando di unirla alla loro. Ne è nato così un mix vincente che mi ha arricchito tanto. Credo anche di aver lasciato qualcosa in tutti coloro che ho avuto la fortuna di incontrare. Nei vari convegni i coach venivano divisi in gruppi da 4 dove ognuno proponeva la sua idea. Era un confronto continuo. Dopo di che si andava in andava in campo. Qui si tramutava la teoria in pratica facendo eseguire ai ragazzi quanto studiato prima. Finito l’allenamento si svolgeva una seduta di video analisi in cui preparatori ed allievi si confrontavano su ogni minimo dettaglio. Grazie a questo progetto ho avuto l’onore di essere il primo relatore europeo al convegno nazionale della Federazione del Quebec. Di questa opportunità devo ringraziare Giuseppe Marino, nostro connazionale attualmente allenatore dei portieri della Nazionale Olimpica canadese e relatore ai corsi federali della Federazione del Quebec. In Canada ho avuto anche modo di conoscere il mondo del calcio femminile, altro tassello aggiunto al mio bagaglio di esperienze. Sono stato inoltre per due volte relatore alla Barry University di Miami, la più prestigiosa università sportiva degli States. In molteplici occasioni ho svolto il ruolo di relatore nei convegni internazionali del calcio africano tenutisi a La Marsa, in Tunisia. Una grande fortuna“.

Passiamo all’attualità. Secondo molti nel dualismo tra Donnarumma e Meret per il futuro della porta della Nazionale il portiere del Milan parte in pole position. Anche per Lei è così?

Sono due portieri completamente diversi. Donnarumma ha dalla sua quella continuità che Meret, causa troppi infortuni, non ha ancora consolidato. Sicuramente al momento, insieme a Gollini, sono tra i portieri che maggiormente possono candidarsi ad essere i numeri uno della Nazionale“.

Da quattro anni ormai lavora all’estero, prima al Partizani Tirana, poi al Craiova (Romania) ed ora nuovamente al Partizani, con cui ha anche vinto la Supercoppa nel 2019. Con entrambe è riuscito a togliersi grandissime soddisfazioni disputando i preliminari di Champions League con il Partizani e di Europa League con il Craiova. Vede il suo futuro ancora lontano dall’Italia o aspetta la chiamata giusta?

Questa è la mia sesta stagione consecutiva all’estero. Le due vittorie che Lei ha citato sono il coronamento del lavoro fatto in tutti questi anni. Sono risultati che mi hanno davvero emozionato. L’estero mi sta dando tanto. Giocare preliminari praticamente tutti gli anni con la possibilità di confrontarsi con grandi realtà e di allenare portieri di diverse etnie mi ha spinto ad accettare queste sfide. La scorsa stagione, a Craiova, ho avuto modo di allenare Mirko Pigliacelli, portiere di scuola Roma, che è stato premiato come miglior portiere. Un riconoscimento veramente importante per lui ed anche per me. Futuro? Non saprei quale possa essere la prossima avventura. Desidero solamente continuare ad essere me stesso e lavorare con serietà con chi crede nelle mie idee di lavoro

Roberto Gentili © Stadio Sport

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