E’ quasi certo che le competizioni calcistiche si disputeranno in stadi a porte chiuse, quindi senza tifosi, per diversi mesi a causa dell’emergenza Coronavirus. E’ possibile che gli stadi verranno nuovamente aperti ai tifosi solo nel 2021 per garantire maggiore sicurezza sanitaria e a tutela della sicurezza e della salute di tutti

La domanda che bisognerebbe porsi è semplice: che cos’è il calcio? La risposta è altrettanto semplice: il calcio è uno sport. E, allora, seguirebbe: di chi è lo sport? La risposta conseguente sarebbe. lo sport è di tutti. Infine, se lo sport è di tutti, per chi si fa sport? Be’, per i tifosi.
Ecco, partiamo da questi interrogativi, da queste domande e dalle conseguenti risposte. Perché il succo dovrebbe essere proprio questo, cioè l’aspetto sportivo, umano del calcio, una metafora di vita, vita stessa.
Se lo sport, soprattutto il calcio, è vita, come è possibile anche solo pensare di metterlo in pratica senza la vita, senza il suo veicolo, senza la sua fruizione? Insomma, come si fa a pensare ad un calcio, in generale uno sport, senza tifosi?
Ecco, questa è un’altra bella domanda, a cui sembra non fregar di meno alle istituzioni calcistiche italiane ed internazionali, per le quali il calcio è prima di tutto un’azienda, quindi aspetto meramente economico, un veicolo di guadagno, industria operosa con dipendenti pronti a produrre l’oggetto loro indicato.
Sì, sarebbe anche giusto. E, allora, qui ci sarebbe un’altra domanda da farsi: se “l’oggetto loro indicato” nel calcio dovrebbe essere il tifoso, dov’è il senso nel far lavorare quei “dipendenti”, quella stessa “industria operosa” senza lo stesso?
Ha davvero senso produrre un “oggetto” per un qualcuno che non può usufruirlo? E’ davvero necessario rimettere in moto “un’industria operosa” quando “l’oggetto da essa prodotta” non sarà usata dal suo veicolo principale, cioè dal suo “consumatore”?
Qualcuno all’estero ha risposto nella maniera giusta, con coraggio, facendo quel necessario passo indietro: sospensione definitiva, ne riparliamo quando il “consumatore”, cioè il tifoso, e il “produttore”, cioè il calciatore, potranno essere messi nelle giuste condizioni “industriali” e sanitarie per veicolare davvero l’aspetto sportivo, cioè umano.
Tutto questo per dire che la ripresa delle competizioni calcistiche 2019-2020 dopo la loro sospensione momentanea causata dall’inizio dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione e al pericolo di contagio del Coronavirus, al secolo Covid-19, avverrà certamente con partite in stadi a porte chiuse.
In soldoni, si giocherà senza tifosi, perché è l’unico modo per ripartire garantendo una maggior sicurezza sanitaria a tutti.
In tal senso, è probabile che anche la stagione 2020-2021 inizierà con stadi a porte chiuse e senza tifosi, perché è possibile che si decida di permettere la presenza degli spettatori solo a partire dal gennaio 2021.
Ripeto: ha senso uno sport senza tifosi? Sottolineo: dov’è il valore reale senza la sua essenza? E, infine, evidenzio: considerandola pure “un’industria”, perché fare un “prodotto” senza “consumatore”?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Benito Letizia
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