
L’ingresso di Kylian Mbappé nel mondo del calcio da proprietario non è partito con il piede giusto. Dopo aver acquisito, tramite una holding di fiducia, la maggioranza dello Stade Malherbe Caen, l’astro del Real Madrid si è trovato associato a uno dei momenti più bui nella storia recente del club: la retrocessione in National, la terza serie del calcio francese, a distanza di quarant’anni dall’ultima volta.
Una proprietà silenziosa e un crollo inaspettato
La scelta di Mbappé è stata chiara sin dall’inizio: rimanere defilato, lasciare la gestione operativa a un team di dirigenti selezionati e non accentrare l’attenzione mediatica sulla propria figura. Una strategia che, almeno sulla carta, puntava alla stabilità. Tuttavia, per molti tifosi del Caen, la distanza del nuovo proprietario ha assunto i contorni di un’assenza vera e propria. La stagione disastrosa in Ligue 2 ha acceso le critiche, e molti si sono chiesti se il distacco del campione francese abbia contribuito al tracollo.
Il presidente Ziad Hammoud, insieme a una squadra dirigenziale che comprende anche Reda Hammache (reclutamento), Pascal Plancque (area tecnica) e Josselin Flamand (direzione generale), ha gestito ogni aspetto del club, aggiornando Mbappé solo sulle questioni strategiche. A loro si è affiancato Pierre-Antoine Capton, con una quota del 20%, ma il legame tra società e tifosi si è lentamente logorato. La squadra è apparsa scollegata dal territorio, incapace di rappresentare l’identità normanna dentro e fuori dal campo.
Le parole di Fayza Lamari e il nuovo corso
A fare da portavoce in questa fase di transizione è stata la madre di Mbappé, Fayza Lamari, attivamente coinvolta nel progetto. Intervistata da L’Équipe, ha confermato la volontà di proseguire con la ristrutturazione, mantenendo un budget intorno ai 12 milioni di euro, nonostante la discesa in terza divisione. L’obiettivo, spiega, è ricostruire con calma, consolidando la parte strutturale del club e ritrovando un rapporto autentico con il tifo locale.
Non si tratta solo di rientrare subito in Ligue 2: il nuovo Caen dovrà dimostrare di saper valorizzare la sua storia, i giovani del vivaio e le specificità di un territorio che vive di calcio con passione e orgoglio. I segnali più recenti indicano una ritrovata armonia interna e la voglia di correggere gli errori della scorsa stagione.
Un modello alternativo di gestione sportiva
L’esperienza di Mbappé con il Caen apre anche una riflessione più ampia: può un fuoriclasse gestire un club senza esserne il volto? La sua strategia, sebbene criticata, si differenzia da quella di altre star entrate nel mondo dirigenziale. Ha scelto la delega, l’approccio imprenditoriale puro, puntando sulla fiducia nei propri uomini.
Ma questa fiducia sarà sufficiente a invertire la rotta? Il calcio, soprattutto nelle piazze storiche come quella normanna, non è solo business: è identità, appartenenza, partecipazione. Riuscirà Mbappé, anche da lontano, a incarnare questi valori?
Conclusione: il futuro è ancora aperto
Il progetto Caen-Mbappé non è fallito, ma si trova di fronte a un bivio delicato. La prossima stagione sarà cruciale per capire se questa avventura potrà trasformarsi da esperimento fallimentare in esempio virtuoso di rinascita calcistica. Molto dipenderà dalla capacità del club di risalire, ma soprattutto di riconnettersi con la sua gente.
Su StadioSport.it continueremo a monitorare da vicino questo caso emblematico: un mix di calcio, visione imprenditoriale e passione territoriale che potrebbe insegnare molto sul futuro del football europeo.