
Il tennis maschile vive sul duello infinito tra Alcaraz e Sinner, ma sul fronte femminile c’è una dominatrice che oscura chiunque le si avvicini.
Si chiama Aryna Sabalenka, la bielorussa capace non solo di prendersi il trono WTA, ma anche di invadere copertine, passerelle e immaginario collettivo. Una campionessa potente, magnetica, simbolo di forza e femminilità.
Otto titoli negli ultimi due anni, tre Slam sollevati con rabbia e luce negli occhi. Eppure, dietro questa corazza scintillante, si nasconde una verità che nessuno avrebbe immaginato:
Sabalenka è stata ad un passo dal ritiro.
E non per un infortunio.
Non per ragioni personali.
Ma per qualcosa di talmente assurdo da sembrare una fake news.
Quando la numero uno del mondo voleva sparire
Lo ha confessato lei stessa, nel podcast del connazionale Alexander Sokolovsky.
Il 2022, racconta, fu l’anno più buio: allenamenti distrutti, partite compromesse, nervi a pezzi.
Sabalenka non riusciva più a servire.
Il gesto tecnico che separa una campionessa da una dilettante era diventato la sua ossessione.
Doppi falli a raffica.
Errori inspiegabili.
Paura di lanciare la palla.
La bielorussa si guardò allo specchio e arrivò a pensare l’impensabile:
“Forse il tennis non fa più per me.”
Quella frase, racconta, le ha attraversato la mente più di una volta.
La regina stava per abdicare.
Per colpa del… servizio.
Il colpo di scena: salvata dalla scienza
Fu lì che entrò in gioco un uomo destinato a cambiare tutto:
il preparatore atletico Jason Stacy.
La convinse a buttarsi nella biomeccanica, smontando ogni gesto, analizzando cause e automatismi nascosti.
Pochi mesi.
Tanto studio.
E un dettaglio che, una volta compreso, le ha riaperto le porte del paradiso.
Il 2023 cominciò con un’esplosione: Australian Open vinti e lo spettro del ritiro spazzato via come polvere sotto le scarpe.
Da quel momento, la Sabalenka è tornata a essere ciò che oggi conosciamo:
una dominatrice, un volto globale, un personaggio che non teme più il proprio lancio di palla.
Una storia incredibile, quasi irreale: la numero uno al mondo pronta a dire basta per colpa del fondamentale per eccellenza.
Eppure è successo davvero.
È bastato un errore ripetuto, trasformato in paura, per rischiare di cancellare una carriera destinata a segnare la storia.


