Era la gara inaugurale di questo campionato nonché il tanto atteso debutto stagionale della Juventus ma soprattutto il tanto atteso debutto ufficiale e in bianconero e in Serie A e in generale nel calcio italiano per Cristiano Ronaldo.
Aspettative tutto sommato non deluse, o quasi.
I bianconeri danno il via alla Serie A facendo quello che meglio gli riesce, vincere, anche se soffrendo assolutamente oltremodo contro un Chievo volenteroso e di sostanza.
L’osservato speciale CR7 non sbagna con il gol questo suo tanto sospirato debutto ufficiale, ma gioca comunque una partita migliore di quel che il ‘rumore mass-mediatico’ narra.
Per lo status venutosi a creare e ovviamente in particolar modo per il colpo del secolo, che ha portato il miglior giocatore al mondo all’ombra della Mole, la Juve è ormai costantemente sotto esame dell’audience, e perciò se non vince tutte le partite 7-0 e se Ronaldo non segna almeno 4 gol a partita, è un fallimento per entrambe le parti.
Insomma, di cosa stiamo parlando ? Le partite vanno giocate, e la Juve lo fa, e il contributo del portoghese è rilevante al di là della mancata marcatura.
Si fa presto a imputargli già a priori il fatto che sicuramente non segnerà 40-50 gol a stagione, che in Italia non avrà pace come in Spagna, perché i difensori gli rompono le gambe, che alla Juve non tutti giocano per lui come accadeva al Real Madrid.
Non è proprio la Juve di CR7, quantomeno diciamo ‘non ancora’, ma il portoghese, ripetiamo, fa la sua partita: sfiora, su assist di Cuadrado, il possibile raddoppio- dopo il gol di Sami Khedira che apre le marcature della partita nonché dell’intero campionato-il suo destro finisce a fil di palo, tenta poi l’eurogol, su un lancio lungo ci prova al volo di sinistro da posizione improbabile, pallone alto, e nella ripresa viene bloccato una volta dal diretto marcatore Luca Rossettini, che gli stoppa un destro a botta sicura ed esulta manco avesse vinto uno scudetto, e poi addirittura ben 3 volte da Stefano Sorrentino, il portiere scaligero che CR7 riesce a mettere ko, e letteralmente, solo in occasione del contrasto, del tutto fortuito ma durissimo, che fa addirittura perdere i sensi all’estremo difensore, costretto a uscire, nell’azione che porta poi all’annullamento tramite VAR del gol di Mandzukic, causa tocco di braccio sinistro dello stesso Ronaldo.
Gara quindi volenterosa per il portoghese, che anche se non esalta, concede comunque qualche bella giocata delle sue-qualche dribbling e qualche tacco smarcante- e soprattutto smentisce le voci maligne di cui sopra, mettendosi a disposizione della squadra, anche in fase di ripiegatura, alternando la posizione da centro nevralgico dell’attacco ad esterno, svariando su tutto il fronte offensivo, dimostrando che ha capito che alla Juve non ci si va per far la prima donna.
Cosa che invece questa volta stentano a capire alcuni uomini chiave della ‘vecchia guardia’: Cuadrado, che al di là di tanta corsa commette degli errori, primo fra tutti il peccato di presunzione nel 1° tempo, quando potrebbe servire o proprio Ronaldo o Douglas Costa, ma invece preferisce tentare la gloria da solo, sparando altissimo; delude anche Dybala, La Joya, il Numero 10 bianconero, che sembra ancora non aver assorbito le regole del nuovo tridente offensivo di Max Allegri, impalpabile l’argentino.
Un gradino sopra invece Douglas Costa, la cui corsa e qualità di gioco si incastra sempre bene con il tridente bianconero.
Qualche nota stonata nella Juve ovviamente c’è, qualche disattenzione e a tratti troppa presunzione, tipica delle squadre forti e forse troppo sicure di sé, troppo consapevoli dei propri mezzi, sensazioni che portano a sottovalutare un avversario assolutamente volenteroso quale è questo Chievo del debuttante tecnico Lorenzo D’Anna-ex giocatore clivense- con il redivivo-figliol prodigo Leonardo Bonucci che, prima di propiziare il gol che da il là alla ‘rimonta bianconera’, o meglio l’autogol, di Bani su calcio d’angolo, è principale responsabile del gol del momentaneo pari dei padroni di casa, quando si perde Igor Stepinski che infila un gran colpo di testa su assist del grande ex Emanuele Giaccherini, il migliore dei suoi, assist e gol, quello del momentaneo clamoroso vantaggio scaligero, su calcio di rigore.
Altra nota stonata per i bianconeri che arriva appunto in occasione dell’assegnazione del penalty, responsabilità tutta sulle spalle di uno dei grandi acquisti di questa stratosferica sessione di calciomercato, Joao Cancelo, che è un terzino, non un difensore, e si vede, quando ferma appunto proprio Giaccherini fallosamente in area bianconera, propiziando il calcio di rigore che lo stesso ex bianconero trasforma, rigorosamente senza esultare.
Ottime scelte nei cambi per il tecnico livornese dei bianconeri, quando si rende conto che a un certo punto in barba alla tecnica sopraffina, servono muscoli, polmoni, sostanza, se vogliamo anche gioco sporco, tutti elementi che arrivano con i due innesti di Mandzukic e quello ovviamente decisivo di Federico Bernardeschi, quest’ultimo un autentico ossesso, prende il posto di Cuadrado e si prende sulle spalle la squadra intera, lottando su ogni pallone, catalizzando il fronte dell’attacco bianconero e mettendo il piede destro che chiude la partita regalando ai bianconeri una vittoria sofferta ma alla fine meritata.
Difficile da giudicare la prestazione di Emre Can, che Allegri fa debuttare nella ripresa al posto di Khedira, il turco si prende la mediana ma non deve far altro che normale amministrazione.
Un complimento al Chievo va fatto: grande organizzazione difensiva, con un autentico ‘cuneo’ a respingere, o quantomeno tentarci, gli attacchi bianconeri, con la linea a 4 la dietro composta dal sopra citato Rossettini, una autentica zecca addosso a Cristiano Ronaldo, e dai vari Tomovic, Bani, Cacciatore, e anche Radovanovic, un mediano con il vizio di arretrare e dare sostanza alla fase difensiva.
La Juve dimostra ancora una volta il suo spirito combattivo del non sentirsi mai doma, mai sconfitta, e soprattutto dimostra, al di là di alcune leziosità e di una certa presunzione anche un po’ naturale quando si arriva ad assumere un certo ‘status’, di avere anche molta umiltà nel saper soffrire quando è necessario e, soffrendo, nel saper vincere le partite, anche cambiando approccio ad esse, da uno strapotere tecnico-tattico a un gioco più duro, genuino, anche ‘provinciale’ se vogliamo. Una squadra dai tanti stili, intercambiabili all’occorrenza.
Seguici su Telegram
Rimani aggiornato sulle ultime novità, i Pronostici Scommesse e i migliori Bonus Bookmaker.