Top 5 club che guadagnano di più dalle plusvalenze (e come lo fanno)

Nel calcio moderno, non sono solo i risultati sul campo a determinare il successo di una società. Esiste una vera e propria “industria parallela” che genera milioni: si tratta delle plusvalenze da mercato, ovvero il guadagno ottenuto dalla vendita di un calciatore a un prezzo superiore rispetto al suo valore di bilancio. Alcuni club sono diventati specialisti nel trasformare i propri settori giovanili o il mercato degli sconosciuti in macchine da profitto. Vediamo allora quali sono i 5 club europei che negli ultimi anni hanno guadagnato di più con le plusvalenze, e analizziamo come costruiscono questo modello economico vincente.

1. Benfica (Portogallo)

Il Benfica è ormai da anni il re indiscusso delle plusvalenze in Europa. Solo tra il 2020 e il 2024, ha incassato oltre 500 milioni di euro vendendo giocatori come João Félix (126 mln), Darwin Núñez (85 mln), Enzo Fernández (121 mln) e Rúben Dias (68 mln).

Come lo fanno:
Il Benfica investe pesantemente nello scouting in Sud America, in particolare in Argentina, Uruguay e Brasile. Compra talenti poco conosciuti tra i 17 e i 21 anni, li valorizza per uno o due anni in prima squadra (spesso in Champions League) e poi li vende al massimo del valore, puntando anche sulla visibilità internazionale.

2. Ajax (Paesi Bassi)

L’Ajax ha una delle accademie più produttive al mondo e basa il proprio modello economico sulla crescita interna. Ha venduto negli ultimi anni De Ligt (85 mln), Frenkie de Jong (86 mln), Antony (95 mln) e Hakim Ziyech (40 mln) per un totale di oltre 400 milioni di euro di plusvalenze in 5 stagioni.

Come lo fanno:
L’Ajax non compra molto, ma forma in casa. Il settore giovanile è strutturato come un’azienda autonoma e lavora in simbiosi con la prima squadra. I giovani vengono promossi prestissimo e valorizzati in un sistema di gioco altamente tecnico che li rende appetibili ai top club europei.

3. Porto (Portogallo)

Se il Benfica è il re delle plusvalenze, il Porto è il suo rivale più vicino. I Dragões hanno monetizzato moltissimo da cessioni come Éder Militão, Fábio Vieira, Luis Díaz, Otávio e Vitinha, per un totale che supera abbondantemente i 350 milioni di euro dal 2020 in poi.

Come lo fanno:
Il Porto è maestro nel comprare a basso costo e rivendere a peso d’oro, spesso pescando giocatori già pronti da campionati sudamericani e valorizzandoli in Primeira Liga e Champions. Il club è anche molto abile nell’inserire clausole rescissorie e percentuali di rivendita favorevoli.

4. RB Salzburg (Austria)

Il Red Bull Salzburg è un esempio di come una società satellite possa generare enormi ricavi lavorando in sinergia con un network globale. Ha lanciato talenti come Erling Haaland, Dominik Szoboszlai, Benjamin Šeško e Karim Adeyemi, totalizzando oltre 200 milioni di plusvalenze in soli quattro anni.

Come lo fanno:
Il modello Red Bull si basa su scouting scientifico, dati e gestione centralizzata. I giocatori vengono scovati molto giovani e si spostano tra le varie squadre del gruppo (New York, Brasil, Lipsia, ecc.). Salzburg è lo step intermedio per metterli in vetrina europea prima della grande cessione.

5. Lille (Francia)

Il Lille è il club francese con il miglior rapporto tra investimenti e ritorni economici sul mercato. Ha venduto giocatori come Victor Osimhen (75 mln), Nicolas Pépé (80 mln), Mike Maignan, Gabriel, Botman e Bamba, ricavando oltre 300 milioni in plusvalenze tra il 2020 e il 2024.

Come lo fanno:
La dirigenza del Lille punta su giocatori sottovalutati, spesso da campionati africani o club minori europei, per poi valorizzarli in Ligue 1 grazie a un gioco offensivo e fisico. Le vendite avvengono sempre in momenti chiave: al picco di rendimento o dopo grandi competizioni internazionali.

Il modello economico dietro le plusvalenze

Tutti questi club hanno un tratto in comune: un modello chiaro, una struttura interna ben definita e una visione economica che vede il calciatore come un asset. Non si tratta solo di fortuna, ma di investimenti mirati, rete di osservatori estesa, uso dell’analisi dati e strategia a medio-lungo termine. Questo consente loro di essere competitivi senza budget stellari, autofinanziandosi con le cessioni e mantenendo sostenibilità economica.

Plusvalenze sì, ma non a ogni costo

Se ben gestite, le plusvalenze rappresentano una forma virtuosa di generazione di ricavi. Ma se diventano l’unica fonte di sostentamento, possono indebolire la competitività sportiva. Il segreto sta nel trovare l’equilibrio tra progetto tecnico e progetto economico, evitando di vendere troppo presto o di puntare solo al profitto.

In un calcio sempre più finanziarizzato, questi cinque club dimostrano che si può fare impresa anche attraverso il pallone, coniugando passione e numeri in una visione strategica moderna e globale.

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