Svolta epocale nei regolamenti FIFA: il massimo organo calcistico mondiale ha decretato che d’ora in avanti a un calciatore sarà permesso di vestire la maglia di due Nazionali diverse. Si tratta di un cambiamento importante dal momento che prima, a livello di Nazionali maggiori, non era consentito agli atleti giocare per due rappresentative diverse e così, il singolo calciatore si trovava vincolato ad un Paese anche solo dopo aver disputato una manciata di minuti in una partita ufficiale. Ovviamente la FIFA ha imposto criteri ben precisi affinché un giocatore possa avvalersi di tale diritto:
- Innanzitutto, il ragazzo dovrà dimostrare di essere stato già in possesso del passaporto della Nazionale che andrà a rappresentare, al momento di giocare la prima partita con la Nazionale che ha deciso di “lasciare”.
- Dovrà aver disputato l’ultima partita con la sua “ex” Nazionale prima di aver compiuto 21 anni.
- Dovrà aver disputato non più di tre partite, sia in competizioni ufficiali che non, con la sua “ex” Nazionale.
- Dovranno essere trascorsi almeno tre anni dall’ultima gara disputata con la sua “ex” Nazionale, sia che si trattasse di una gara ufficiale che di una non ufficiale.
- Non dovrà aver giocato alcuna competizione ufficiale, Mondiali o trofeo continentale, con la sua “ex” Nazionale
La decisione della FIFA, commenta El Pais, che ha rilasciato questa indiscrezione, è orientata a tutelare i giovani calciatori che vengono “frenati” da una Nazionale la quale li fa scendere in campo per pochi minuti in una singola partita e poi non li convoca più. Un caso emblematico è quello di Munir, esterno marocchino de Siviglia, schierato dalla selezione spagnola negli ultimi 13 minuti di una gara di qualificazione a Euro 2016 contro la Macedonia, e poi mai più chiamato in causa. Lo stesso Munir ha dovuto così rinunciare a disputare i Mondiali col Marocco, Paese di origine dei suoi genitori, nel giugno del 2018. Quali ripercussioni potrebbe avere tale decisione, se confermata, sul giro delle Nazionali? Sicuramente potrebbe essere un’occasione per incrementare il bacino di talenti delle formazioni meno quotate anche se, va detto, la convocazione può essere sempre rifiutata da parte dell’atleta e ci sono stati casi, il più eclatante sicuramente l’ex Milan Weah, che hanno rinunciato a vestire le maglie di Nazionali più blasonate per puro spirito “patriottico”.
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