Fino a qualche tempo fa il mondo Udinese era una sorta di punto di riferimento per tutte le società che aspiravano ad un modello ‘virtuoso’ ma allo stesso tempo vincente sul campo. Le cose sembrano cambiate da quando il Watford, società controllata dalla famiglia Pozzo, è approdato in Premier League: la cinghia della proprietà friulana sembra essersi infatti allentata e i risultati iniziano a vedersi in maniera preoccupante, tra acquisti sbagliati e gestioni tecniche discutibili (è notizia di queste settimane l’esonero di Iachini con conseguente approdo sulla panchina bianconera di Gigi Del Neri).
Gianpaolo PozzoLa zona Uefa e i colpi ad effetto (i vari Sanchez, Inler, Bierhoff) a cui i tifosi si erano felicemente abituati, sono ormai un lontano ricordo mentre l’obiettivo prefissato è il raggiungimento della salvezza matematica il prima possibile anche se le cose non sembrano al momento andare per il verso giusto. A ciò si aggiunge un dato particolare reso noto dal CIES, l’osservatorio del calcio, il quale spiega come l’Udinese sia l’ultima, tra i campionati più importanti del nostro continente, per utilizzo dei giocatori ‘autoctoni’. Basti infatti pensare come Francesco Lodi, che ha disputato appena un minuto in questo campionato di Serie A, e Gabriel Angella (trentanove minuti per un totale di due presenze), sono i soli ad essere scesi in campo per la squadra friulana e rappresentano appena l’1%, dato di gran lunga peggiore rispetto alle altre compagini europee.
Nemmeno a farlo a posta al secondo posto in questa speciale classifica c’è l’altro club di proprietà dei Pozzo, il Watford (10% se sommiamo il dato con quello dell’Udinese) cui segue la Fiorentina (14%), Chelsea (16%) e Manchester United (17%). Rappresentano il top europeo, al contrario, squadre come Osasuna, Nancy, Athletic Bilbao e Sassuolo, che per certi versi ha preso il posto dell’Udinese di qualche anno fa nello scacchiere del calcio nostrano, evidenziando una struttura societaria solida e una propensione a far emergere giovani talenti soprattutto italiani (come dimostra la classifica appena citata) ma non soltanto.
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