Peter Schmeichel: il gigante che rese grandi i Red Devils e insegnò a vincere alla Danimarca

Peter Schmeichel è una delle icone del calcio europeo anni ’90, senza alcun dubbio: difficile trovare un portiere che abbia vinto così tanto e che sia stato così incisivo in tutte le squadre in cui ha giocato.

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Il suo nome è inevitabilmente legato al Manchester United di Ferguson, quello della classe del ’92, ossia il gruppo di ragazzini terribili che negli anni ’90 fecero le fortune dei Red Devils. Giggs, Beckham, Scholes, Butt, i fratelli Neville. Lui, di quella squadra, era tra i leader dello spogliatoio: vuoi perché era tra i più anziani (aveva almeno dieci anni più di quasi tutti i suoi compagni di squadra), vuoi per il carisma innato, Schmeichel era uno dei pupilli di Ferguson.

Sir Alex lo volle portare a Manchester nel 1991, quando Peter aveva già 28 anni e una discreta esperienza alle spalle: portiere titolare della nazionale danese e quattro campionati vinti in patria con il Brondby. L’uomo giusto al posto giusto: Schmeichel si afferma subito anche con la maglia dei Diavoli Rossi e darà un contributo decisivo portando lo United ad essere la squadra più temuta e vincente d’Inghilterra. In otto anni vincerà qualcosa come cinque campionati, tre Coppe d’Inghilterra, quattro Charity Shield, una Supercoppa Uefa e la Champions League del 1998-99, che coronò uno storico treble.

MANCHESTER, ENGLAND - MAY 1:  Peter Schmeichel of Manchester United celebrates winning the Premiership Title with his son, during the Homecoming Parade through Manchester on May 1, 1994.  (Photo by John Peters/Manchester United via Getty Images)

La finale di Champions fu la sua ultima partita con i Red Devils: i rapporti con Ferguson erano ormai logorati e a 36 anni Peter fece le valigie e volò in Portogallo, dove si accasò allo Sporting Lisbona. Anche qui Peter non si tolse il vizietto di vincere: in due anni aggiunse al suo palmarès un campionato e una Supercoppa portoghese, sempre da protagonista.

Nel 2001, alle soglie dei 38 anni, Peter decide di tornare in Inghilterra: lo prende l’Aston Villa, squadra senza particolari ambizioni di classifica, ma che Schmeichel porta a vincere comunque un piccolo trofeo: è la Coppa Intertoto del 2001, tanto per non farsi mancare nulla. Non finisce qui: Schmeichel si toglie anche la soddisfazione di essere il primo portiere della storia a segnare un gol in Premier League, in una partita contro l’Everton.

Tottenham Hotspur v Manchester United Season 92/93 Mandatory Credit : Action Images / David Jacobs United's Peter Schmeichel makes a spectacular save

Sì, perché Schmeichel non era solo capace di parate spettacolari e al limite delle possibilità umane, è stato anche uno dei primi portieri “goleador”: siamo lontanissimi dalle spaventose cifre di Rogerio Ceni o Chilavert, ma nel corso della sua lunga carriera Schmeichel ha comunque messo a segno qualcosa come 13 reti. Non male.

Ma il nome di Peter Schmeichel è anche legato ad una delle imprese più incredibili della storia del calcio europeo: la vittoria dell’Europeo con la Danimarca nel 1992.

Denmark goalkeeper Peter Schmeichel and his defence clear the ball Denmark v Germany 1992 European Championships Final Football Gothenborg 26/06/1992 Photo: Nick Kidd ©SPORTING PICTURES (UK)LTD TEL:+44 020 7405 4500 FAX:+44 020 7831 7991 www.sportingpictures.com Mandatory Credit: Action Images / Sporting Pictures

La Danimarca non doveva neanche partecipare, non si era qualificata nemmeno per le fasi a gironi. All’ultimo momento, però, la Jugoslavia viene esclusa dal torneo in seguito ai drammatici sviluppi della guerra dei Balcani. Viene allora ripescata la Danimarca, che era arrivata seconda nello stesso girone. 

I danesi, a questo punto, si ritrovano nello stesso gruppo di Francia, Inghilterra e Svezia: chance di accedere alle semifinali (il torneo vedeva la partecipazione di otto squadre) quasi zero. Sorprendentemente, invece, Francia e Inghilterra vengono fatte fuori dalle due nazionali scandinave che si ritrovano quasi per caso a giocarsi le semifinali: alla Svezia va male perché incontra la Germania, alla Danimarca va malissimo perché trova l’Olanda di Van Basten, Gullit e Rijkaard.

I tre olandesi del Milan nel ’92 non sono al massimo della forma, Van Basten ancora non ha trovato il gol nella competizione e complessivamente non sono più quelli di quattro anni prima, ma sono pur sempre i campioni in carica e partono da strafavoriti. Ma se gli olandesi hanno la classe, i danesi hanno la fame e sfiorano l’impresa già nei tempi regolamentari, ma vengono acciuffati a quattro minuti dalla fine dal gol di Rijkaard: 2-2, si va ai rigori. L’errore decisivo è di Van Basten, mentre la Danimarca è perfetta dal dischetto. La Cenerentola della competizione va a giocarsi la finale con un’altra corazzata, la Germania.

E’ una bella favola, ma di fronte alla Germania sembra davvero finita. L’incredibile Danimarca, però, sorprende tutti ancora una volta e gioca la partita della vita, Schmeichel para di tutto e mantiene la porta inviolata nonostante gli attacchi furibondi di Klinsmann e compagni. Jensen e Vilfort fanno un gol a testa e Peter fa il resto. La Danimarca è Campione d’Europa contro tutti i pronostici.

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Ma Peter Schmeichel è anche un uomo contraddittorio: a distanza di anni resta ancora inspiegabile la scelta di chiudere una carriera straordinaria e indissolubilmente legata ai colori dello United con i rivali del Manchester City. I suoi compagni, che in un certo senso erano i suoi fratelli minori, non la presero bene e in un vecchio video che riprende il prepartita del sentitissimo derby di Manchester vediamo il capitano Gary Neville evitare accuratamente il saluto del vecchio compagno e ormai ex amico Peter.

 

La breve parentesi al Manchester City non sarà indimenticabile e sarà l’ultima tappa di una carriera fantastica. A 40 anni Schmeichel appende i guantoni al chiodo e si ritira. Ma dove finisce una storia ne comincia un’altra, perché la dinastia degli Schmeichel aveva ancora qualcosa da dare al mondo del calcio.

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Sempre a Manchester, sponda City, muove i primi passi Kasper, figlio di Peter. Il ragazzino che vediamo spesso accompagnare il padre nelle foto dei suoi trionfi più importanti è cresciuto e fa anche lui il portiere. Nei Citizens trova poco spazio e inizia un lungo giro di prestiti nelle serie minori: è bravino, ma il nome Schmeichel pesa sulle spalle di un ragazzo ancora giovanissimo e che fatica ad affermarsi.

Il City gli darà qualche chance anche in Premier ma le prestazioni di Kasper non sono entusiasmanti: forse le aspettative erano troppo alte, forse non si può pretendere troppo da un ragazzo di talento e che ha solo la sfortuna di portare un cognome ingombrante.

Kasper si reinventa nelle serie minori: dopo ottime annate con il Notts County e il Leeds lontano dai riflettori abbaglianti della Premier, su campi di periferia dove la pressione è decisamente inferiore, arriva la chiamata del Leicester nel 2011. E’ un club che punta a consolidare la propria posizione in Championship, senza troppe pretese, ma che nel 2014 riesce nell’impresa di risalire in massima serie dopo tante stagioni in sordina. Schmeichel è grande protagonista di questo successo: non sarà la Champions League vinta da suo padre e non sarà il Manchester United, ma a modo suo anche lui ha contribuito a scrivere un piccolo pezzo di storia.

Dopo un’annata tutto sommato positiva, con la salvezza ottenuta con un po’ di difficoltà ma alla fine meritatamente arrivata, a Leicester arriva Ranieri: la cavalcata trionfale comincia nello scetticismo generale e tra qualche pernacchia. In pochi mesi, però, il Leicester da outsider senza speranze diventa una seria contendente per il titolo. Schmeichel ha davanti compagni che gli rubano la scena di continuo, Vardy e Mahrez su tutti, ma il suo contributo silenzioso è decisivo e a fine anno il Leicester vince la Premier più bella e pazza di sempre, in un’impresa che ricorda molto quella compiuta da suo padre con la Danimarca nel ’92.

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Stavolta è Peter ad accompagnare Kasper nelle foto ricordo con la Coppa in bella vista: è un cerchio che si chiude, è una storia che forse qualcuno un giorno deciderà di portare al cinema e che, considerato lo straordinario cammino del Leicester in Champions League, forse ha ancora un ultimo capitolo da scrivere.

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