Passati i giorni dello sgomento per l’assurda morte di Astori, è tempo di fare i conti con la scelta di Malagò di sospendere le partite e posticipare al 3-4 aprile la ventisettesima giornata di campionato.
Per alcuni la scelta è stata sacrosanta e incontrovertibile, altri invece hanno sottolineato come sia stata quantomeno discutibile e forse dettata più dal sentimento che dalla razionalità. Ancora ad oggi io ho parecchi dubbi su questa scelta doverosa e mi sento in dovere di esternarli.
Il primo esempio che mi viene da fare è la finale dell’Heysel. Con 39 morti caldi e una tragedia che gridava vendetta, la Uefa decise di giocare la partita (poi vinta dalla Juventus) e nessuno batté ciglio di fronte a quel massacro e molti giocatori della Juventus, a distanza di anni, affermano di aver giocato senza alcuna consapevolezza di quello che era successo.
La vicenda di Astori è un’altra cosa naturalmente, ma non possiamo esimerci dal pensare che siano stati utilizzati due pesi e due misure. Questo lo dico nel rispetto più assoluto di Astori e dei familiari, non sono qui a sostenere che lo “spettacolo” debba continuare sempre come sostenevano i Queen ma sono un semplice appassionato di calcio che si pone alcune domande.
Il rinvio delle 7 partite in questione inoltre pone un interrogativo abbastanza importante: il campionato è stato falsato? In questa giornata si sarebbero dovute disputare partite fondamentali per la lotta salvezza come Chievo-Sassuolo, Torino-Crotone e Genoa-Cagliari.
Rimandarle significa permettere a chi era in difficoltà di rifiatare e di ritrovare le forze, allo stesso modo è uno svantaggio per le squadre più in forma che si vedono costrette a saltare un turno in cui probabilmente avrebbero avuto le forma necessaria per mettere l’avversario in difficoltà.
Anche nelle parti alte ci sono due partite che rischiano di essere falsate. Atalanta-Sampdoria è la prima e i bergamaschi avrebbero dovuto giocare dopo la sfida di Coppa Italia contro la Juventus.
Fondamentale per la classifica anche il derby di Milano, con il Milan che avrebbe giocato dopo i 120 minuti estenuanti della semifinale di Coppa Italia e avrebbe incontrato sulla sua strada un’Inter in crisi ma assolutamente motivata a fare bene e sicuramente più in forma dei rossoneri.
Queste parole forse lasciano il tempo che trovano ma è importante sottolineare che il rinvio della 27° giornata porta con sé anche questi ragionamenti e farli non significa mancare di rispetto ad Astori, ma solo esercitare la nostra professione e valutare le conseguenze delle cose che accadono.
Il dolore per la morte di un ragazzo di 31 anni è straziante e non ci abbandonerà mai, ma se questo sport ha un senso non possiamo esimerci dall’allargare le nostre valutazioni.
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