L’Italia è sempre stata definita catenacciara, con maggiore propensione alla fase difensiva piuttosto che a quella offensiva.
Comunque negli anni ’80 hanno calcato i nostri terreni di gioco i più forti calciatori allora esistenti. Erano gli anni d’oro di Maradona, Platini, Rummenigge, Zico, Falcão, etc… per essere sinceri. Tutti i più grandi attaccanti avevano il desiderio di misurarsi con le nostre difese, per poter dire di essere veramente i più completi.
Con trenta partite da disputare, all’epoca in Italia, il gioco era molto concentrato sulla sostanza. Vediamo un elenco dei maggiori dieci attaccanti da gennaio 1980 a dicembre 1989.
Francesco Graziani
Negli anni ’80 Ciccio Graziani è uno degli attaccanti più esperti della massima serie. Con il Torino, a fianco di Pulici, è una delle coppie più forti dell’epoca. Nella stagione 1981-82 accetta l’offerta della Fiorentina per costruire una squadra molto forte in grado di superare il dominio della Juventus. Non ci riesce per un punto soltanto ma ha l’occasione di rifarsi con la fortunata spedizione ai mondiali di Spagna 1982.
Quindi si trasferisce alla Roma neo scudettata nell’83. L’anno successivo è protagonista della cavalcata giallorossa, con l’arresto alla finale per via delle parate di Grobbelaar, portiere del Liverpool.
Nella stagione 1985-86 si trasferisce alla Juventus per tentare di vincere lo scudetto, ma l’obiettivo fallisce per poco. Nell’estate 1986 viene ceduto all’Udinese per tentare la salvezza, ma non riesce a recuperare la penalizzazione inflitta di 9 punti, pur segnando 7 reti in 22 partite.
Gianluca Vialli
Al termine della stagione 1983-84 tutti gli addetti ai lavori rimangono colpiti dalle prestazioni di un giovane attaccante di Cremona. Con la sua squadra natale arriva in Serie A dopo ben 54 anni di assenza.
La Sampdoria riesce a bruciare la concorrenza e il giovane trova davanti a sè un giocatore affermato, vincitore di due Coppe dei Campioni con il Nottingham Forrest come Trevor Francis.
Si affina la sintonia con un altro grande del nostro calcio come Mancini. Arrivano i primi successi con una Coppa Italia, la Coppa delle Coppe, oltre alla convocazione con Bearzot per il mondiale del 1986. Il grande capolavoro è rappresentato però dal successo ottenuto in Serie A nella stagione 1990-91.
Ramonz Diaz
Il giovane attaccante del River Plate, arrivato dopo il mondiale del 1982, fatica a mettersi in mostra. Prima con il Napoli a fianco della punta Claudio Pellegrini III, ma non sembra rispecchiare ciò che si dice di lui.
All’Avellino sembra ritrovare il suo gioco, il rendimento cresce. Ha disputato tre anni ad alto livello, quando lo preleva la Fiorentina. A Firenze i dissidi con la società e l’allenatore Sven-Göran Eriksson lo fanno cadere di nuovo in basso.
La chiamata decisiva fu con l’Inter di Trapattoni alla ricerca di un terzo straniero da inserire al posto dell’algerino Madjer il cui ingaggio è saltato dopo le visite mediche.
Ricopre il ruolo di centravanti a fianco di Aldo Serena, totalizzando 12 reti al termine del torneo. Al termine della stagione, dopo lo scudetto, viene ceduto al Monaco.
Roberto Mancini
Non appena diciassettenne calcò per la prima volta un campo di Serie A. Il Dallara di Bologna ebbe la fortuna di ammirare le sue gesta.
La Sampdoria di Mantovani fu la prima squadra che mise addosso gli occhi, pagando ben 4 miliardi di lire più il cartellino di 4 giocatori. Scudetto, Supercoppa Italiana, Coppa delle Coppe e 4 Coppe Italia.
Con l’acquisto di Vialli nasce la coppia di Gemelli del gol. Rifinitore, ma non solo, visto che il calciatore è stato anche abile nelle conclusioni a rete.
Diego Armando Maradona
Uno dei più grandi di tutti i tempi, con l’arrivo nell’estate 1984 a Napoli mosse una città intera. Giunto ai piedi del Vesuvio, pagato quattordici miliardi di lire al Barcellona, venne con l’obiettivo di portare lo scudetto in Campania.
Primo storico tricolore l’anno immediatamente successivo al trionfo con la sua nazionale ai mondiali di Messico 1986. Si ripeterà nella stagione 1989-90, riuscirà anche a conquistare il titolo di capocannoniere in una stagione sfortunata (1987-88), che vede soffiare il successo in campionato dal Milan.
Riscì anche a trasinare il Napoli nella vittoria della Coppa UEFA nel 1989 dopo la finale con lo Stoccarda. Clamoroso il successo nella prima edizione della Supercoppa Italiana 1990,con un 5-1 rifilato alla Juventus di Mainfredi.
Lascerà l’Italia nel 1991 dopo un controllo antidoping. Una fine brutta per una vera e propria leggenda del calcio mondiale.
Michel Platini
Soprannominato Le Roi, i suoi avversari non potevano che arrendersi alla sua eleganza e abilità nel dribbling.
Arrivò alla Juventus nel 1982 nonostante avvesse un preaccordo con l’Inter, firmato 4 anni prima. Non era un vero e proprio centravanti, ma riuscì a conquistare il titolo di capocannoniere della Serie A per tre anni consecutivi (dal 1983 al 1985), come altrettanti Palloni d’Oro.
Tante vittorie con i bianconeri, come due scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA.
Nel 1987 disse basta al calcio giocato.
Aldo Serena
Negli anni ’80 era il classico fromboliere delle aree di rigore avversarie. A 18 anni l’Inter lo pesca nel Montebelluna per cercare un sostituto di Altobelli.
Dopo una serie di prestiti tra cui il Milan, ritorna alla beneamata nel 1983-84. Con l’arrivo di Rummenigge è costretto nuovamente a lasciare la squadra. Al Torino trova Luigi Radice, con cui aveva lavorato l’anno prima.
Secondo posto in classifica alle spalle del Verona (1984-85) e rete segnata all’ultimo minuto di uno storico derby con la Juventus.
Trapattoni prima lo porta alla Juventus, quindi in maglia nerazzurra in occasione dello scudetto dei record nella stagione 1988-89. Il suo anno d’oro perché in esso segna 22 reti, laureandosi campione d’Italia.
Pietro Paolo Virdis
A 17 anni veste la maglia del Cagliari. La Juventus fu la prima ad investire su di lui, ma non ottenne i risultati sperati.
A Udine, invece, affiancato da un certo Zico esplode in tutta la sua grandezza. Il Milan lo sceglie per affiancarlo ad Hateley, il centravanti inglese che non incide nel club rossonero.
Avanza nelle gerarchie, si laurea capocannoniere nella stagione 1986-87 con 19 reti all’attivo. Nella successiva stagione 1987-88 veste ancora la maglia rossonera, titolare a causa dell’infortunio di Van Basten. Quando il cigno di Utrecht ritorna lui è costretto a fare le valigie, vivendo a Lecce le sue ultime stagioni da calciatore.
Roberto Pruzzo
I capelli ricchi, i baffi, un’espressione un po’ goliardica. Ma la sua presenza in campo si sentiva benissimo. Il grande talento di Crocefieschi è il centravanti della Roma dal 1978 al 1988. Trascina la squadra capitolina allo scudetto nella stagione 1982-83, con dodici reti tra cui quella messa a segno nella città a cui è più legato, Genova.
Per tre volte è il capocannoniere della Serie A (1980-81, 1981-82, 1985-86), Dopo l’addio ai giallorossi va alla Fiorentina, dove segnerà la sua unica rete in occasione dello spareggio per la qualificazione alla Coppa UEFA ai danni del Perugia.
Alessandro Altobelli
Il ragazzo della provincia di Latina milita già nei nerazzurri dal 1977 e nel 1980 conquisterà il suo unico tricolore con quella maglia.
Non farà in tempo a rimanere per la stagione 1988-89, lo scudetto dei record. L’anno prima lascerà la formazione per andare alla Juventus, ma il tentativo si rivelò fallimentare, visot che mise a segno solo 4 reti.
Andò in doppia cifra regolarmente, tranne che per due stagioni. Nonostante ciò non riuscì mai a conquistare il titolo di capoccannoniere, finendo sempre dietro a grandi attaccanti dell’epoca, chie siano stati Platini, Maradona o Altafini.
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