Giochi Olimpici, novità in arrivo per il Pentathlon moderno

L’Unione Internazionale Penthatlon Moderno, l’organo che sovraintende tale disciplina, starebbe pensando di rimpiazzare l’equitazione per rendere la stessa più appetibile. Il Cio intende recepire tale modifica, e renderla effettiva, a partire da Los Angeles 1928.

Novità importanti potrebbero interessare il Pentathlon moderno, andandone a modificare profondamente l’aspetto. L’Unione Internazionale Penthatlon Moderno (UIPM) ha infatti annunciato di stare ripensando all’essenza di questo sport, che affonda le proprie radici nelle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, quando il barone Pierre De Coubertin, padre fondatore dei giochi moderni, decise di introdurre una prova articolata su cinque giorni di gare differenti (scherma, nuoto, equitazione, corsa campestre e tiro a segno), tale da compendiare ed esaltare le difficili condizioni di vita cui erano sottoposti i soldati in battaglia tra il XIX e il XX secolo.

Uomini valorosi, che dovevano dimostrare doti fisiche e un coraggio non indifferente. Essi dovevano infatti: imparare ad usare la pistola e a tirare di spada (nel combattimento corpo a corpo); addomesticare cavalli non loro; correre e nuotare per imparare a sottrarsi ai pericoli. Non a caso, il barone Pierre De Coubertain definva il Pentathlon quale “Massimo esame morale e fisico per un uomo”. Uno sport che avrebbe premiato l’atleta più completo.

Siccome, però, i tempi evolvono (anche il Pentathlon moderno discende da una versione “classica” che prevedeva, tra le altre, prove di lotta e lancio), oggi l’Unione Internazionle sta ripensando al format di questa disciplina. A farne le spese sarebbe l’equitazione, per due motivi in particolare: il primo risale alle scorse Olimpiadi, quando l’allenatrice della squadra tedesca Kim Raisner (radiata per l’accaduto) aveva percosso Saint-Boy, il cavallo toccato in sorte all’atleta Annika Schleu, dacché si mostrava renitente ad eseguire gli ordini imposti dalla cavallerizza.

Immagini che avevano fatto il giro del mondo, nuocendo ovviamente alla reputazione di questo sport. Ma tra i motivi di fondo che suggerirebbero un cambiamento, vi sarebbe anche una questione di “appeal”: l’equitazione non è sport particolarmente seguito da una audience giovanile e, per rendere più attraente il Pentathlon, si starebbe pensando di rimpiazzarla.

Inizialmente si era indicato nel ciclismo il possibile sostituto, ma l’UIPM ha dichiarato di stare ancora individuando il rimpiazzo migliore, che però dovrà rispondere a criteri precisi, frutto di un compromesso tra tradizione e innovazione.

Se, da un lato, il nuovo sport dovrà infatti rispettare l’originale “spirito guerresco” del pentathlon, dall’altro dovrà soddisfare anche esigenze di carattere televisivo; essere una pratica popolare tra le nuove generazioni; e, soprattutto, “gender-inclusive”.

Una decisione che ha già incontrato lo sfavore di alcuni addetti ai lavori, tra cui Daniele Masala, doppio oro olimpico, individuale e a squadre, a Los Angeles 1984. L’ex pentatleta ha definito la sua disciplina come la più completa dell’universo sportivo, prendendo le difese dell’equitazione in quanto essa “Esalta la destrezza, l’abilità e l’eleganza dell’atleta”.

L’equitazione non può essere sacrificata a mere logiche televisive, l’appello di Masala, che avverte: “Se tutto lo sport si vende alla televisione, al suo pubblico e ai suoi tempi, andremo incontro a un’implosione delle Olimpiadi. Alla loro estinzione”.

Un appello che, per ora, la UIPM non sembra disposta ad ascoltare. Anzi: in piena sintonia con il CIO, che aveva incluso il Pentathlon nella lista per Tokyo 2021 solo in extremis, si sta pensando di introdurre modifiche permanenti alla disciplina in vista dell’edizione di Los Angeles 2028. Insomma: il pentathlon, così come lo abbiamo conosciuto, avrà modo di manifestarsi un’ultima volta in occasione di Parigi 2024.

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