F1, Mika Hakkinen si confessa: “Nel 2006 potevo tornare in McLaren”

La carriera di un pilota di successo, in particolare in Formula 1, può essere caratterizzata da tanti momenti topici. Quella di Mika Hakkinen non fa certo eccezione. Pensiamo all’esordio con la Lotus nel 1991, a 21 anni e senza passare per la F3000, seguito dall’approdo in McLaren due anni dopo, grazie agli ottimi risultati con il decadente team che fu di Colin Chapman.

Mika Hakkinen oggi, quasi 49enne (li compie il 28 Settembre) e ambasciatore McLaren (foto da: sportsnewsempire.com)

A Woking, da promessa del Circus, Mika visse un’altalena pazzesca. Dopo aver ben figurato una volta diventato pilota titolare (ovvero a partire dal GP del Portogallo 1993, in sostituzione di Michael Andretti), conquistando 9 podi in poco più di due anni, il finlandese visse in prima persona il dramma di un incidente gravissimo, patito venerdì 10 Novembre 1995 ad Adelaide, durante la sessione del venerdì pomeriggio del Gran Premio d’Australia, prova conclusiva di quel campionato.

Hakkinen, che nel botto ha subito una ferita alla lingua, la perdita di molti denti e soprattutto una frattura della base cranica e ad uno zigomo, viene tenuto in coma per due giorni. Come un’araba fenice, però, Mika si riprende in fretta, annunciando il suo ritorno in pista per il 1996. La scalata del nativo di Vantaa ai vertici della Formula 1 è travolgente. Nel 1997 arrivano la prima pole, al Nurburgring, e la prima vittoria, nella famosa gara conclusiva a Jerez. Dal 1998, grazie ad una McLaren-Mercedes tornata super competitiva, Mika diventa il rivale più pericoloso di Michael Schumacher, diventando per due volte consecutive Campione nel biennio 98-99 e contendendo al tedesco quasi fino alla fine il campionato 2000.

Mika Hakkinen vince il GP del Giappone 1998 e si aggiudica il primo dei due Mondiali in carriera (foto da: galeri.uludagsozluk.com)

Nel 2001, anche per la nascita del primogenito Hugo, oltre a risultati non esaltanti in pista (arrivano comunque due vittorie a Silverstone e ad Indianapolis), le motivazioni scemano e Hakkinen annuncia il ritiro a fine stagione. Ad oltre 15 anni di distanza, l’ex McLaren, intervistato da Unibet, broadcaster TV finlandese, ha rivelato di esser stato vicinissimo a tornare nel Mondiale nel 2006.

Avevo programmato il periodo post ritiro come sabbatico. Ad un certo punto cominciai a sentirmi pronto per un ritorno in Formula 1. Mi sentivo a posto sia mentalmente che fisicamente” – spiega Hakkinen – “Iniziai a parlare con la Williams, ma i negoziati non portarono a nulla. Un esito negativo delle trattative che non dipese affatto da questioni economiche, ma da altro“.

Poi fu il turno del vecchio amore, la McLaren: “Quando mi ritirai Dennis e il team mi dissero che sarei potuto tornare in ogni momento” – continua il finnico, 20 vittorie e 26 podi in Formula 1 – “Non dimenticherò mai quel test a Barcellona. Conoscevo sia la pista che gran parte dei meccanici e mi recai al circuito già il giorno prima, per osservare le prove di Hamilton e capire cosa fosse effettivamente cambiato durante la mia assenza. A fine giornata, purtroppo, sulla macchina si ruppe un dispositivo che gestiva l’elettronica del cambio, e noi non avevamo pezzi di ricambio“.

Mika Hakkinen al volante della McLaren MP4-21 del 2006, durante il test del Montmelò il 30/11/2006 (foto da: m4sport.hu)

Il sistema consentiva di evitare il bloccaggio delle ruote posteriori quando si scalava di marcia, ma venne sostituito con uno vecchio, non tarato per lavorare bene con quel motore” – afferma Mika – “Questo comportava il guaio che, ad ogni frenata, non potevo evitare il bloccaggio delle ruote posteriori. Era impossibile guidare al limite e ciononostante girai tutto il giorno. Mi sentii sollevato. Perchè? In base a questo ragionamento. La Formula 1, a mio parere, è una costante soluzione del problema, sofferenza continua in pratica. Dopo il mio esordio dovetti aspettare sette anni per la mia prima vittoria e la situazione si sarebbe potuta ripetere se fossi tornato a correre. Non me la sentii di riprovare di nuovo tutto ciò. D’altronde, l’aver vinto due Mondiali mi rendeva pienamente soddisfatto“.

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