F1 2018 GP Austria: la FIA stanga Vettel e gli infligge tre posizioni di penalità

Si complica maledettamente il weekend austriaco di Sebastian Vettel e della Ferrari. Già le qualifiche non erano state entusiasmanti per le due Rosse, con il tedesco terzo in griglia e a +0.334 dal poleman Valtteri Bottas, con la prospettiva di dover attaccare domani in gara. Ci si sono quindi messi anche i commissari, che hanno inflitto a Vettel una penalità di tre posizioni in griglia, per aver ‘ostacolato’ Carlos Sainz nel suo tentativo veloce a fine Q2.

La terza posizione ottenuta da Sebastian Vettel in Austria è diventata sesta dopo la penalizzazione inflittagli dai commissari (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Ma andiamo con ordine. Siamo negli istanti conclusivi della Q2 e Sebastian Vettel è appena passato sul traguardo, realizzando il miglior tempo in 1:04.544. Subito dopo però, c’è un rischio di collisione in uscita da curva 1 con la Renault di Carlos Sainz. Subito compare l’under investigation, facendo calare una spada di Damocle sul ferrarista, poi purtroppo concretizzatasi. 

Dalle immagini, si vede come Sainz arrivi in curva 1, con Vettel poco più avanti; lo spagnolo, a causa di un sovrasterzo, perde momentaneamente il controllo della sua R.S.18 e finisce largo nella via di fuga e, rientrando, si ritrova di fianco la Ferrari #5, che procede lentamente, senza aver visto lo spagnolo e, come poi confermato, senza essere avvisato del suo arrivo.

Secondo il comunicato della FIA, Vettel ha infranto l’articolo 31.5 del Regolamento Sportivo, procedendo immotivatamente lento in uscita di curva 1, ostacolando così Sainz e beccandosi tre posizioni di penalità in griglia ed un punto sulla Superlicenza, che porta a 6 il totale del tedesco nell’ultimo anno. In sintesi, per Warwick e gli altri commissari il tedesco non aveva motivo di procedere così lentamente in un giro di rientro.

Il comunicato FIA sulla penalità inflitta a Vettel dopo le Qualifiche austriache (foto da: twitter.com/F1)

Una decisione, permettetemi, assurda, che inguaia la domenica di Vettel. In tanti hanno dato la colpa al muretto Ferrari (Adami nella fattispecie), per non aver avvisato il tedesco dell’arrivo del collega. Ma, in primis, l’errore di Sainz è del tutto indipendente dalla presenza della Ferrari davanti a lui. In secundis, anche se fosse stato avvisato per tempo, via radio o bandiere blu, Vettel si sarebbe potuto spostare a destra troppo tardi, evitando al massimo il quasi contatto con la Renault di ritorno sul tracciato dopo il fuori pista. Ciò non avrebbe evitato ai più maliziosi (o pignoli) di poter supporre un ipotetico ostacolo opposto dal ferrarista al pilota della Losanga.

Come se non bastasse, tanti precedenti (Hamilton e Grosjean a Silverstone lo scorso anno, giusto per dirne una) nei quali la punizione dei commissari non è arrivata o è stata molto più lieve (reprimenda). Uno dei più clamorosi appena tre settimane fa in Canada, sempre in Q2, quando sul rettilineo di ritorno lo stesso Vettel si trovò davanti almeno quattro o cinque macchine, sparse per tutta la larghezza della carreggiata, procedere lentissime, praticamente ferme. Cosa fecero i commissari? Assolutamente nulla, of course.

Sainz, d’altronde, aveva rilasciato queste dichiarazioni in merito: “Fortunatamente quel giro non è stato decisivo per il mio accesso o meno in Q3. Però c’è una regola e due anni fa, a Hockenheim, sono stato penalizzato per un episodio simile. Quel che posso dire, però, è che di certo Vettel non è stato avvisato via radio del mio arrivo. In quel punto non avevo alternative, ho perso un po’ di carico e ho scelto di andare largo per evitare il tamponamento“.

Così invece Vettel: “Il team non mi ha avvisato del suo arrivo, come invece avviene normalmente. E’ probabile che nemmeno loro se ne siano accorti. Mi dispiace per lui, non avevo ovviamente intenzione di rallentarlo. Spesso si hanno grossi problemi nel vedere dietro. Io ho guardato e non l’ho visto, così anche in curva-1. Non l’ho visto fino a quando non me lo sono trovato di fianco“.

Seb passa poi a parlare delle qualifiche, negando di esser stato condizionato dall’under investigation: “No, assolutamente. Ero arrabbiato per non esser stato avvisato, ma ne parleremo dopo tra di noi. In Q3 ero consapevole di dover spingere al massimo per avere chance, avendo a che fare con una Mercedes molto forte oggi. Ho provato a spingere da subito, ma ho commesso un errore, buttando via il mio primo tentativo. Alla fine sono riuscito ad avvicinarmi, anche se forse avrei potuto tirar fuori ancora qualcosa dalla macchina. Non ce l’ho fatta, ma sarebbe stato un decimo o poco più, e avrebbe cambiato poco“.

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