
Esterno del nuovo stadio della Roma (ancora in costruzione)
Nuovo stadio della Roma a Pietralata: più verde, meno degrado. Ma i tempi si allungano
Il progetto del nuovo stadio della Roma a Pietralata si arricchisce di dettagli, confermandosi non solo un’opera sportiva di rilievo ma anche un intervento urbanistico ambizioso e sostenibile. La società giallorossa ha infatti svelato nuove immagini del progetto, con un focus specifico sulla riqualificazione ambientale dell’area. Saranno oltre 9 ettari di verde quelli che circonderanno l’impianto, con 93mila metri quadri di parco sostenibile, 819 alberi piantati ex novo e 8mila metri quadri riservati ad aree attrezzate per lo sport, il gioco e il relax.
La risposta della Roma ai timori dei residenti è chiara: l’area boschiva verrà non solo tutelata, ma potenziata. Il rendering del progetto mostra spazi pedonali immersi nella natura, percorsi fitness, parchi giochi per bambini e una nuova centralità verde a pochi metri dallo stadio da 60mila posti, fortemente voluto dalla proprietà americana Friedkin. Tuttavia, la consegna del progetto definitivo, attesa per la primavera 2025, subirà un ulteriore rinvio: se ne parlerà tra settembre e ottobre, rendendo quasi irrealizzabile l’obiettivo di inaugurare l’impianto per il centenario del club, nella stagione 2027/28.
Un passo avanti decisivo arriva però sul fronte amministrativo: il Comune di Roma ha finalmente recuperato un’area occupata abusivamente da oltre trent’anni da un autodemolitore. Lo ha annunciato l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia, sottolineando che questo permetterà di proseguire i sondaggi archeologici, già in corso e destinati a concludersi entro tre mesi. Le indagini geognostiche e vegetazionali, invece, risultano già completate.
Veloccia ha ribadito l’impegno di Roma Capitale a migliorare la qualità ambientale dell’intero quadrante di Pietralata, parlando di una trasformazione che coniuga sport, natura, cultura e scienza. Accanto alla parte sportiva gestita dalla Roma, si affiancheranno gli interventi dell’università La Sapienza per la ricerca, creando un ecosistema urbano integrato.
A guidare la fase conclusiva del progetto sarà Lucia Bernabè, nuova responsabile delle relazioni istituzionali della Roma, che subentra all’avvocato Lorenzo Vitali. Il club si affida a una figura considerata più equilibrata e dialogante per portare avanti le trattative istituzionali e superare gli ultimi ostacoli.
Anche il sindaco Roberto Gualtieri è intervenuto sul tema, sottolineando come il nuovo stadio rappresenti una “grande opera dal valore simbolico e architettonico”. Gualtieri ha confermato che l’impianto avrà la curva più grande mai realizzata, e che l’intervento urbanistico comprenderà 6 ettari di verde fruibile tra boschi, aree ludiche e percorsi pedonali. Un piano che va oltre il calcio, con l’obiettivo di rigenerare una zona a lungo trascurata e restituirla alla città come spazio vivo, moderno e sostenibile.
Lazio, svolta per lo Stadio Flaminio: il progetto entra nella fase decisiva. Obiettivo: luglio 2029
Dopo anni di attese, vincoli, degrado e promesse, il sogno della Lazio di tornare a giocare nello Stadio Flaminio si avvicina alla fase più concreta. Il club biancoceleste, guidato dal presidente Claudio Lotito, è pronto a riportare in vita uno degli impianti più storici e affascinanti della Capitale, con un piano di rigenerazione urbana ambizioso e sostenibile. L’obiettivo? Farlo diventare la nuova casa della Lazio a partire dalla stagione 2029-2030, in coincidenza con le nozze d’argento di Lotito alla guida del club, e renderlo operativo anche per gli Europei del 2032.

Il nuovo Stadio Flaminio non nascerà da zero, ma sarà il risultato di una rigenerazione profonda dello storico impianto progettato da Antonio e Pier Luigi Nervi e inaugurato nel 1959. Oggi lo stadio versa in uno stato di inutilizzo e abbandono dal 2011, ma il progetto biancoceleste punta a restituirgli dignità e funzionalità, nel pieno rispetto dei vincoli architettonici, ambientali e urbanistici della zona.
Un progetto da 438 milioni di euro e 50.570 posti
Il Piano Economico Finanziario della Lazio, depositato a marzo e strutturato su un orizzonte temporale di 99 anni, prevede un investimento complessivo di 438,2 milioni di euro. La ripartizione dei fondi è chiara:
- 283 milioni da mutui trentennali
- 85,6 milioni autofinanziati dal club
- 24 milioni da contributi pubblici
- 45,6 milioni per la copertura IVA
Lo stadio avrà una capienza di 50.570 spettatori, con 4.400 posti auto e un piano viabilità dedicato, fondamentale vista la centralità della struttura nel tessuto urbano romano. Le entrate previste includono sponsorizzazioni, eventi aziendali, museo, tour guidati ed eventi extra sportivi, rendendo il progetto autosufficiente sul lungo periodo.
La svolta amministrativa: arriva la Conferenza dei Servizi
Un punto di svolta fondamentale sarà rappresentato dalla Conferenza dei Servizi, prevista a fine maggio. Si tratta del passaggio amministrativo cruciale per trasformare il progetto in realtà. A differenza del nuovo stadio della Roma a Pietralata, quello della Lazio parte da un grande vantaggio: l’infrastruttura esiste già, va “solo” rigenerata. Ciò consente di accorciare sensibilmente i tempi di costruzione e approvazione.
L’investimento rispetta i vincoli architettonici e monumentali dell’area e si inserisce in una visione di rigenerazione sostenibile dell’intero quadrante del Flaminio, una zona che da anni attende un rilancio anche sotto il profilo urbanistico e sociale.
Un sogno per il 2029: le nozze d’argento di Lotito con la Lazio
Il presidente Claudio Lotito, che ha rilevato il club nel 2004 in uno dei momenti più critici della sua storia, ha segnato in rosso una data: 19 luglio 2029. A 25 anni dal suo ingresso nella società, vuole celebrare l’anniversario regalando al popolo biancoceleste uno stadio moderno, funzionale e nel cuore della città. Non una semplice struttura sportiva, ma un simbolo di rinascita, identità e orgoglio.
Il percorso è tracciato. La Lazio è pronta a trasformare uno dei luoghi simbolo dello sport italiano in un moderno impianto multifunzionale, rispettoso del passato ma proiettato verso il futuro. E se i tempi verranno rispettati, il Flaminio rinascerà, diventando non solo il tempio della Lazio, ma un punto di riferimento per tutta la città.
Ma quindi, CHE FINE FARA LO STADIO OLIMPICO?
Olimpico senza calcio: il futuro dell’impianto tra concerti, eventi e nuova identità urbana
Lo Stadio Olimpico di Roma, uno degli impianti più iconici della Capitale, si prepara a vivere una nuova fase della sua storia, lontano dal calcio. Con i progetti di stadi di proprietà sempre più concreti per Roma e Lazio, l’addio al pallone potrebbe concretizzarsi entro cinque anni, aprendo scenari inediti per una struttura che nel 2023 ha compiuto 70 anni di gloriosa attività.
Il destino incerto dello Stadio Olimpico
La proprietà dell’impianto è pubblica: l’Olimpico appartiene a Sport e Salute, ente controllato dal Ministero dell’Economia. Tuttavia, ad oggi manca una visione chiara su quale sarà la funzione futura della struttura, al netto di ipotesi e dichiarazioni d’intenti.
Il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi, ha ipotizzato la demolizione della copertura realizzata per Italia ’90, definendola una “violenza all’armonia architettonica di Monte Mario”. Abodi ha inoltre auspicato lo spostamento degli uffici federali presenti nello stadio: tra questi, le sedi della Federazione Italiana Nuoto, Ciclismo e Tennis.
Il presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, ha illustrato una visione più artistica e polifunzionale: concerti, eventi culturali, rugby, atletica, ma anche un utilizzo turistico, sulla falsariga di quanto avviene al Santiago Bernabeu. Già oggi, l’Olimpico viene visitato da 500-600 persone al giorno, trasformandosi lentamente in una meta d’interesse storico-sportivo.

Dal Giubileo 2025 al post-calcio: idee, ma poca chiarezza
Nel 2025 l’Olimpico ospiterà due eventi ufficiali del Giubileo, ma oltre quella data il percorso è ancora tutto da scrivere. Serve una pianificazione precisa e condivisa, che scongiuri il rischio di decadenza e abbandono. I casi del Flaminio, dell’Ippodromo di Tor di Valle, delle Capannelle e del Velodromo sono emblematici: infrastrutture strategiche lasciate all’incuria per mancanza di visione politica e progettuale.
Uno stadio pubblico di questa portata, connesso alla futura fermata della metro C e inserito nel contesto del Foro Italico, non può rimanere nel limbo. Occorre decidere da subito una nuova destinazione d’uso chiara, utile e sostenibile, capace di valorizzarne struttura, posizione e storia.
In conclusione, mentre Roma e Lazio inseguono il sogno dello stadio di proprietà, l’Olimpico rischia di perdere identità e centralità. Ma se ripensato con lungimiranza, può diventare un polo sportivo e culturale d’eccellenza, al servizio della città e dei cittadini.