Inter-Atalanta, l’esame di maturità dell’era Chivu: cosa è cambiato e cosa preoccupa davvero

Inter-Atalanta, l’esame di maturità dell’era Chivu: cosa è cambiato e cosa preoccupa davvero
Chivu - Stadiosport.it

Il 28 dicembre Inter affronterà l’Atalanta in uno dei match più attesi di fine anno. Non sarà solo una sfida di alta classifica, ma anche un banco di prova fondamentale per capire a che punto è davvero la nuova Inter guidata da Cristian Chivu.

All’ombra della Madonnina, i cambiamenti raramente arrivano in silenzio. Per tre stagioni Simone Inzaghi ha diretto un’orchestra perfettamente oliata, basata su automatismi, gestione dei tempi e una transizione offensiva quasi chirurgica. Oggi, nel freddo dicembre 2025, l’Inter suona una musica diversa, più aggressiva, più istintiva e decisamente meno rassicurante.

Il passaggio da Inzaghi a Chivu non è stato una rivoluzione totale, ma una ricalibrazione profonda. L’ossatura tattica del 3-5-2 è rimasta, ma il modo di interpretarla è cambiato radicalmente. Dove Inzaghi era pragmatico, Chivu è audace, a tratti persino spregiudicato.

L’Inter di Inzaghi era un capolavoro di caos controllato. I quinti, Federico Dimarco e Denzel Dumfries, non erano semplici esterni, ma veri registi laterali. Si attirava la pressione per poi colpire in verticale, con una lucidità che dava ai tifosi una sensazione di inevitabilità. Era il famoso “Inzaghiball”.

Chivu ha mantenuto lo scheletro, ma ha sostituito gli organi vitali. La differenza più evidente è la linea difensiva, spinta almeno dieci metri più avanti. L’idea è chiara: un’Inter verticale, aggressiva, che soffoca l’avversario nella sua metà campo e recupera palla il più in alto possibile.

Il pressing è diventato feroce, ricordando a tratti l’Inter dei primi anni di Antonio Conte. In questo senso, l’inserimento di Petar Sučić è stato determinante. Il centrocampista garantisce intensità, corsa e aggressività, qualità che negli ultimi tempi mancavano a un reparto appesantito dall’età di alcuni interpreti.

Ma ogni scelta ha un prezzo. Questa linea altissima trasforma Yann Sommer in un portiere-libero aggiunto, con tutti i rischi del caso. Quando il meccanismo funziona, l’Inter diventa una morsa nerazzurra. Quando si inceppa, come nelle sconfitte contro Udinese e Juventus, i centrali vengono lasciati in balia di uno contro uno in campo aperto che non possono reggere.

Uno dei veri punti a favore dell’era Chivu è il coraggio nella gestione dei giovani. Dove Inzaghi veniva spesso accusato di affidarsi all’usato sicuro, Chivu ha scelto la via della rottura. L’esplosione di Francesco Pio Esposito e l’arrivo di Ange-Yoan Bonny hanno dato all’attacco una dimensione più fisica e imprevedibile. Non sono solo giocatori di raccordo, ma elementi che rompono gli equilibri.

In questo nuovo contesto, Lautaro Martínez sembra rinato. Da fulcro assoluto del gioco sotto Inzaghi, ora si muove con maggiore libertà. Con Sučić e Nicolò Barella più alti nel recupero palla, l’argentino riceve più spesso vicino all’area, senza dover arretrare costantemente per costruire l’azione.

Le preoccupazioni, però, restano e sono tutte concentrate sulla fase difensiva. I numeri parlano chiaro: l’Inter subisce più gol rispetto a qualsiasi stagione dell’era Inzaghi. Il problema principale è la cosiddetta “difesa di ripiego”. Con tanti uomini portati oltre la linea della palla, soprattutto i quinti e Alessandro Bastoni, libero di spingersi molto più avanti, la squadra è estremamente vulnerabile alle transizioni avversarie.

Il derby perso contro il Milan è stato emblematico: un errore nella trequarti offensiva ha innescato una ripartenza verticale che ha lasciato la retroguardia immobile, esposta e senza protezione.

Chivu è l’uomo giusto? Dal punto di vista identitario, sì. Conosce l’Inter, ne incarna il DNA e non ha paura di mettere in panchina nomi pesanti in nome della disciplina tattica. Ha reso la squadra più entusiasmante, ma anche decisamente meno stabile.

Inzaghi ha portato trofei e una sensazione di controllo totale. Chivu ha portato un’Inter più emotiva, più intensa, ma anche più fragile. In vista di Inter-Atalanta e della seconda parte di stagione, la sensazione è chiara: senza trovare un equilibrio tra l’aggressività di Chivu e l’ordine strutturale del passato, il sogno Scudetto rischia di restare incompiuto.

Il cuore nerazzurro apprezza il coraggio. La testa, però, continua a temere lo spazio alle spalle della difesa. San Siro osserva, in attesa di capire se questa scommessa diventerà un capolavoro o un rimpianto.

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