Negli ultimi giorni si è svolto il consueto Draft NBA, l’evento annuale che consente alle 30 franchigie della National Basketball Association (NBA) di selezionare i migliori talenti emergenti dal college basketball americano e dalle leghe internazionali.
Un sistema quasi unico nel suo genere, che mira a garantire un discreto equilibrio competitivo della lega e che nel corso della storia ha saputo rinnovarsi parzialmente. Ma potrebbe essere un’idea anche per la Serie A?
Come funzionano i Draft NBA
Il primo Draft NBA si tenne nel 1947, quando la lega si chiamava ancora Basketball Association of America (BAA).
Il funzionamento era semplice, e molto diverso da quello attuale: le squadre selezionavano i giocatori in ordine di classifica della stagione precedente, con le squadre peggiori che sceglievano per prime. Il meccanismo di base è rimasto invariato, ma negli anni sono state introdotte numerose modifiche per rendere il sistema più equo e prevenire il “tanking“, ovvero la scelta di perdere intenzionalmente delle partite per finire più in basso in classifica e, dunque, ottenere una posizione migliore nel draft.
Anche per questo motivo nel 1985 è stata introdotta la Draft Lottery, un sistema che utilizza una lotteria ponderata per determinare l’ordine delle prime scelte. Nel corso degli anni successivi il sistema della lottery è stato modificato più volte, e la riforma del 2019 ha ulteriormente livellato le probabilità delle squadre.
Ciò premesso, l’evento si svolge tipicamente a fine giugno, dopo la conclusione dei playoff, ed è organizzato in due round per un totale di 60 scelte (30 squadre × 2 round). L’ordine non è più rigido e predeterminato, ma è favorito dalla Draft Lottery, a cui partecipano tutte le squadre che non si sono qualificate ai playoff. In questo modo, anche la squadra con il peggior risultato nella stagione precedente non è certa di scegliere per prima, ma ha solo il 14% di probabilità di ottenere la priorità.

Quali sono i giocatori eleggibili al Draft NBA
Per regolamento, i giocatori eleggibili al Draft NBA devono rispettare alcuni requisiti che cambiano a seconda della provenienza.
Per i giocatori americani è infatti necessario aver completato almeno un anno di college, essere passati almeno quattro anni dalla fine del liceo e non aver mai giocato professionalmente.
Per i giocatori che provengono dal resto del mondo, invece, è sufficiente aver compiuto almeno 18 anni e non aver mai giocato nel sistema collegiale americano.
I giocatori possono dichiarare la propria disponibilità al draft entro una data specifica (solitamente nel mese di aprile o in quello di maggio) e hanno la possibilità di ritirarsi dalla selezione se non vengono invitati al NBA Draft Combine o se non ricevono feedback positivi dalle squadre.
In ogni caso, difficilmente un giocatore arriva al draft da “sconosciuto”. Le squadre NBA sono note per alimentare attività costanti di scouting che seguono i giocatori del college basketball per tutta la stagione. Con la crescente globalizzazione del basket, lo scouting è inoltre sempre più internazionale e, dunque, non è raro che le squadre NBA abbiano scout stabili in Europa, Asia, Australia e Sud America.
Inoltre, nel periodo che precede il draft si svolge il Draft Combine, un evento dove i prospect vengono invitati a svolgere test fisici, abilità e interviste con le squadre, per avere una profilatura ancora più completa. Oltre al Combine, le squadre organizzano workout privati con i giocatori di loro interesse.
Il Draft NBA si può applicare anche al calcio di Serie A? (risposta rapida: NO)
Ma il sistema del Draft NBA potrebbe funzionare anche nel calcio di Serie A? La risposta rapida è NO. Quella meno rapida richiede invece un approccio più complesso. Proviamo a riordinare le idee.
Prima di tutto, il calcio ha una struttura completamente diversa rispetto all’NBA ed è basata sul sistema delle giovanili e dei vivai. I club investono nelle proprie accademie, cercando di formare i propri giocatori fin dalla giovane età. Un sistema di draft eliminerebbe questo investimento a lungo termine, creando una resistenza enorme da parte dei club.
Inoltre, il calcio è uno sport globale con mercati di trasferimento già esistenti e complessi. La libertà di movimento dei giocatori e i trasferimenti internazionali sono parte integrante del sistema calcistico mondiale.
In ogni caso, non è certo da escludersi che alcuni elementi tipici del sistema NBA possano essere adattati. Un sistema di draft potrebbe per esempio essere applicato solamente per i giocatori svincolati o per alcuni target di giocatori, come quelli under-21 ancor non sotto contratto, magari in combinazione con i tetti salariali.
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