Esclusiva Stadiosport.it – Paolo Orlandoni: ”Vestire la maglia dell’Inter è un onore e un’emozione grandissima. Nantes come Leicester? Siamo 5°”

Ai microfoni di Stadiosport è intervenuto in esclusiva l’ex portiere dell’Inter Paolo Orlandoni.

Paolo Orlandoni è un ex portiere nato a Bolzano il 12 agosto 1972. Cresciuto nelle giovanili dell’Inter, ha avuto una carriera abbastanza travagliata militando in diverse squadre. Nel 1991 lascia l’Inter è da lì iniziano una serie di prestiti nei quali riesce a trovare, più o meno, continuità. Nel 2005, torna all’Inter dove militerà fino al 2012. In questi sette anni vincerà tanti trofei ma sopratutto il Triplete. Oggi, Paolo Orlandoni, è il preparatore dei portieri del Nantes, squadra che milita in Ligue 1 ed è allenata da Claudio Ranieri. Ecco cosa ha detto Paolo Orlandoni ai nostri microfoni.

Nella sua carriera, l’Inter è stata la squadra con la quale ha iniziato e concluso la sua carriera. Ci può raccontare cosa significa indossare la maglia dell’Inter?
“Per uno che sicuramente ci è cresciuto da ragazzino dai 14 anni ai 18, ritornarci prima da calciatore per 7 anni, per poi iniziare la mia carriera da preparatore dei portieri nell’Inter, è stato un continuare quello che avevo iniziato. Per me è stata un’emozione grandissima ed un onore. L’Inter, per me, ha rappresentato sempre una sorta di famiglia.”

Una grande soddisfazione insomma.
“Sicuramente sì. Ci sono arrivato da ragazzino con grandi sogni ed essendo cresciuto lì e avendo vinto trofei con la mia squadra del cuore è stata una soddisfazione enorme.”

Nei sette anni all’Inter, qual è il compagno con cui aveva il rapporto migliore?
“Ho diviso la camera per tanti anni con Toldo, quindi ti dico sicuramente lui che è rimasto più che un amico per me: un fratello. Inoltre, anche con Julio Cesar con il quale pur non essendo in camera insieme, abbiamo condiviso momenti importanti. Come portieri avevamo un bel feeling tutti e tre, sia in campo che fuori.”

Nella sua carriera, Paolo Orlandoni si è ritrovato spesso ad essere dietro nelle gerarchie come secondo o, all’Inter, anche come terzo portiere. Molto spesso questo ruolo viene sottovalutato ma chi ha giocato a calcio sa l’importanza di ogni singolo membro all’interno dello spogliatoio. Le squadre che funzionano perfettamente si vedono anche dell’importanza che ha ogni singolo membro all’interno della squadra e Paolo Orlandoni ha risposto alla nostra domanda inerente a questo argomento.

Nella sua carriera si è trovato spesso a fare il secondo o anche il terzo portiere, cosa ci può dire riguardo questa posizione definita da molti “subordinata”?
“Sicuramente non è un ruolo facile. Io sono arrivato a fare il terzo portiere dell’Inter dopo aver giocato titolare in B e anche in A. Una volta arrivato in un club prestigioso come l’Inter con tante competizioni, una rosa importante ma la voglia di giocare c’è comunque. Sicuramente bisogna calarsi in un ruolo particolare e nello stesso tempo bisogna allenarsi nel migliore dei modi perché comunque fai parte di una rosa importante come quella dell’Inter. Devi farti trovare sempre pronto per qualsiasi evenienza.”

Dal punto di vista mentale è stato difficile accettare di essere diventato il terzo portiere?
“No, dal punto di vista mentale no perché comunque sai benissimo che vai a fare il terzo portiere e non vai lì per giocare. Sai che il tuo ruolo è quello e devi essere sempre pronto. In 7 anni sono stato spesso in panchina, qualche partita l’ho anche giocata ma facendo parte di una rosa simile devi allenarti sempre al 100% per stare al passo con gli altri. Quindi per quanto non fosse indispensabile la mia presenza in campo, dal punto di vista mentale era molto stimolante essere in rosa con campioni del genere.”

La sua carriera come preparatore dei portieri è iniziata con l’Inter. Poi il Fenerbache e adesso il Nantes. Cosa l’ha spinta ad iniziare questa nuova avventura in Ligue 1?
“Beh, sicuramente far parte di uno staff italiano con un allenatore come Claudio Ranieri è un motivo d’orgoglio per me. Io ho iniziato come hai detto tu con la primavera dell’Inter per 2 anni e mezzo, poi ho avuto una piccola parentesi in prima squadra con Mazzarri e poi ho avuto la possibilità di andare al Fenerbache. Due anni importanti lì, in una grande squadra, un calcio molto sentito in Turchia. Era un’esperienza estera che mi manca per completare un percorso personale a livello calcistico. Quest’anno mi è arrivata la chiamata del mister, in questo campionato che sicuramente è più importante di quello turco e un’esperienza nuova ma con uno staff italiano è come sentirsi a casa.”

Dopo l’avvio fantastico del Nantes, con un condottiero come Claudio Ranieri, si pensava ad una favola simile a quella di Leicester o avete mantenuto i piedi per terra?
“Il Mister ha fatto un’impresa a Leicester che penso non verrà rifatta mai da nessuno. Vincere in Premier League con una squadra come il Leicester, Ranieri n.d.r., ha scritto una pagina di storia del calcio. Qua siamo in una società gloriosa perché il Nantes in Francia ha vinto diversi titoli, diversi campionati, perciò c’è una tifoseria molto calda e una società importante. Il livello con club come PSG, Monaco e Lione come club è superiore e per questo abbiamo sempre mantenuto i piedi per terra. Nonostante questo però, siamo 5º in classifica, stiamo facendo un campionato importante e speriamo di continuare in questo modo.”

Prima di lasciarla, un’ultima domanda. Se potesse tornare indietro nel tempo, cosa cambierebbe della sua carriera?
“Mah, secondo me alla fine uno nel calcio non può vivere di rimpianti. Diciamo che con la carriera che ho avuto potevo fare qualcosa di più dal punto di vista personale come partite giocate. Dal punto di vista dei successi personali ho sicuramente ottenuto tanto, perché l’aver fatto parte del gruppo dell’Inter degli ultimi anni dal 2005 al 2012, ho fatto parte di un periodo storico molto importante per l’Inter. Insomma mi ritengo fortunato per quello che ho avuto e vorrei ripercorrere questi momenti che ho vissuto da giocatore anche come allenatore dei portieri.”

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