Ufficiale: Low non sarà più il ct della Germania dopo gli Europei

Oggi la Federcalcio tedesca ha confermato le notizie che già si susseguivano da tempo. Klopp verso la successione.

Finisce l’era di Joachim Low alla guida della Nazionale di calcio tedesca. Oggi la DFB ha annunciato che il tecnico campione del mondo nel 2014, alla guida della Mannscaft dal lontano 2006, non rinnoverà il suo contratto, in scadenza a luglio del prossimo anno, e svestirà i panni del selezionatore.

real madrid joachim low

Da Vice di Klinsmann a campione del mondo

La carriera di Joachim Low alla guida della Germania inizia con i gradi di vice allenatore al fianco di Jurgen Klinsmann. Dopo la fallimentare esperienza ad Euro 2004, che coincise con le dimissioni di Rudi Voller, l’ex attaccante dell’Inter fu chiamato a guidare la Mannschaft nel percorso di avvicinamento al Mondiale casalingo, portandosi dietro Low, che aveva già un background di importanti esperienze in patria (Coppa di Germania con lo Stoccarda) e all’estero (Fenerbahce e double con l’Austria Vienna).

La squadra tedesca riuscì subito a mettersi alle spalle la disastrosa campagna europea di due anni prima e si presentò all’appuntamento casalingo con i favori del pronostico. Ci vollero i nostri ragazzi mondiali, guidati da Marcello Lippi, per stoppare un’armata che sembrava inarrestabile. Il 2-0 firmato Grosso-Del Piero mise in ginocchio una nazione intera e ci spedì a Berlino, dove poi avremmo vinto il nostro quarto titolo iridato.

Insieme all’amaro della sconfitta restò nei vertici della Federcalcio tedesca la sensazione che la strada tracciata fosse quella giusta. Perciò, accettate le dimissioni di Klinsmann, si decise di promuovere lo stesso Low per dare continuità ad un progetto che aveva creato un buon mix tra giovani campioni (Podolski) e uomini d’esperienza (Ballack), riportando in auge, nel breve periodo, il calcio teutonico.

Lo stesso farà Low, che in pochi anni plasmerà un gruppo solido e vincente mescolando in sè tre fattori: campioni della vecchia guardia, giovani dei vivai e una nuova generazione di talenti “meticci”, figli dell’immigrazione (soprattutto turca) degli anni ’80-’90.

Il Mondiale 2014, vinto alle spese di un Brasile irriconoscibile nella famosa notte del “Maracanazo”, rappresenta non solo il compimento di un progetto partito da lontano, ma anche una sintesi di tutto ciò che abbiamo detto. A deciderlo fu un gol del giovane Gotze in finale, contro l’Argentina. Ma fu anche il Mondiale di Miroslav Klose, attaccante trentaseienne della Lazio, che proprio con un gol al Brasile superò il “Fenomeno” Ronaldo come miglior marcatore all-time della rassegna iridata. Così come fu il Mondiale dei vari Ozil, Khedira e Boateng che in quegli anni si erano affacciati, o stavano per farlo, alle soglie del grande calcio.

Un declino improvviso

La Germania campione del mondo aveva convinto tutti di poter costruire un ciclo vincente. Invece, già dai successivi Europei in Francia, si capì che qualcosa stava cambiando: sconfitta l’Italia ai rigori, la squadra di Low dovette cedere alla Francia di Pogba e Griezmann, futura campione del mondo con un altro baby-fenomeno come Mbappé in squadra.

Il lento declino della Germania, fin lì impercettibile, divenne innegabile nel Mondiale di Russia, quando i bianchi sono usciti a testa bassa dopo la prima fase, sconfitti da Messico e Corea. Da quel momento qualcosa nel rapporto con Low si è incrinato, e lui stesso sembra aver smarrito il carisma e la voglia necessari per restare al comando della truppa.

Klopp come successore?

Per rinvigorire gli animi tedeschi ci vuole un altro sergente di ferro, anch’egli alla ricerca di nuovi stimoli dopo aver vinto e attraversato un periodo di magra. Identikit che corrisponde a Jurgen Klopp, il cui ciclo alla guida del Liverpool sembra giunto al capolinea.

Il tecnico campione d’Europa nel 2019 è la soluzione più logica per il post Low anche perché tedesco, e già dichiaratamente disposto a cimentarsi sulla panchina del proprio Paese. Prima di passargli il testimone, però, Low dovrà compiere un’ultima impresa: vincere l’Europeo, per completare la propria missione quasi ventennale e lasciarsi senza rimpianti.

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