Kakà si ritira e dice addio al calcio giocato dopo una carriera stellare durata 17 anni. Il brasiliano ha reso nota la sua decisione, ringraziando Dio per avergli dato molto più di quello che avrebbe osato immaginare.
Ricardo Kakà ha detto basta: tramite un post sui social ha reso ufficiale la sua decisione di abbandonare il fantastico Mondo del calcio giocato. Il ragazzo di San Paolo adesso dovrà decidere cosa fare in futuro, con la pista di un ritorno al Milan da dirigente sempre aperta.
San Paolo, Milan, Real Madrid e Orlando City. Queste sono state le maglie indossate dal brasiliano, che è riuscito ad incantare ovunque ha giocato, rimanendo per sempre indelebilmente nella mente di tutti i tifosi e degli amanti dello sport.
Esempio di lealtà e sportività, mai una parola fuori posto e mai una rissa in campo. Kakà è l’eleganza associata al calcio, la signorilità abbinata allo sport.
Il ragazzo d’oro ha sempre avuto la faccia pulita e l’aspetto da “avvocato”, il classico bravo ragazzo che a primo impatto si direbbe “non avere i requisiti per sfondare nel mondo dello sport”.
Nessuna storia strappalacrime, nessuna provenienza da famiglia povera e nessuna radice nelle tanto discusse favelas brasiliane. Kakà viene da una rispettabile e facoltosa famiglia.
Sbarca in Italia, dopo aver vinto il campionato brasiliano, tra lo scetticismo generale e convince subito Ancelotti ad affidargli una maglia da titolare, costringendolo ad inventare il modulo ad albero di natale per riuscire a far convivere Kakà e niente poco di meno che Manuel Rui Costa.
Il resto è storia: un campionato italiano, una supercoppa italiana, un campionato spagnolo, una coppa di Spagna e una supercoppa spagnola, una Champions League, due Supercoppe UEFA, una coppa del mondo per Club e la gioia del Mondiale 2002 in Corea del Sud e Giappone e due Confederations Cup (nel 2005 e nel 2009).
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