Ufficiale: Cassano annuncia il ritiro

Forse è davvero finita: Antonio Cassano, con una lettera apparsa su Twitter a cura dell’amico giornalista Pierluigi Pardo, ha annunciato di aver deciso di appendere le scarpette al chiodo. Dopo alcuni giorni di allenamento con l’Entella nei quali aveva mostrato di saperci ancora fare nonostante la forma non eccellente, l’ex talento mai del tutto espresso ha deciso di chiudere. Il forse è d’obbligo, però: già in passato aveva più volte detto di essere pronto a smettere, ma era sempre tornato sui suoi passi. Chissà se sarà così anche stavolta.

Ad ogni modo, questo è l’ennesimo capitolo di una carriera sempre al limite di uno dei migliori talenti del nostro calcio, uno che avrebbe potuto fare molto di più se avesse avuto un minimo di costanza e e di testa: Cassano, e non è stato né sarà il solo, è solo passato accanto ad una carriera che poteva essere ben più importante.

Tutto inizia quasi venti anni fa, in una serata di fine dicembre. Al “San Nicola” erano di scena Bari e Inter: da qualche anno i nerazzurri uscivano sempre con le ossa rotte dalle sfide contro gli spavaldi ragazzi guidati da Eugenio Fascetti, sia in casa che fuori. Il Bari, però, era ai minimi termini in avanti, e il mister toscano dovette schierare forzatamente due giovani talenti della primavera, appunto Cassano, che aveva già giocato uno spezzone nella giornata precedente, e Hugo Enynnaya, all’esordio assoluto. Furono proprio loro a stendere l’Inter: prima segnò il giovane nigeriano con un missile da trenta metri e poi fu proprio Cassano a realizzare il gol del 2-1 definitivo con un’azione personale pazzesca composta da uno stop a seguire di tacco e da una conclusione sul primo palo dopo aver saltato Blanc e Panucci, non esattamente i primi arrivati.

Mentre Enynnaya è presto sparito dai radar, Cassano ha avuto fortuna e due anni dopo è approdato alla Roma, con la cui casacca ha disputato quattro stagioni e mezza. Mentre strinse un forte legame con Totti, non legò mai del tutto con i tecnici: con Capello fu amore e odio, pur disputando con lui in panchina una stagione da ben 14 reti, e andò peggio con i quattro tecnici succedutisi nella tribolatissima stagione 2004-2005. Dopo aver rifiutato un ricco rinnovo i rapporti con la società e i tifosi si fecero pessimi e il trasferimento clamoroso al Real Madrid nel gennaio 2006 fu un po’ una liberazione.

cassano

Le cose in Spagna andarono male, malissimo: giunto in pessime condizioni e con un’evidente pancetta, Cassano fu costretto a mettersi a dieta. Dopo la cacciata di Lopez Caro e l’arrivo dell’amico-nemico Capello le cose sembrarono migliorare, ma una serie di nuovi screzi con il rigidissimo tecnico friulano, il più noto dei quali fu l’imitazione fatta dall’attaccante durante una partita in cui rimase fuori per scelta tecnica, fece precipitare la situazione e così si arrivò alla rottura e alla cessione alla Sampdoria.

In maglia blucerchiata Cassano rinacque: tanti gol, tantissimi assist e, nelle ultime due annate, un incredibile intesa con il partner d’attacco Giampaolo Pazzini fecero sì che la Sampdoria ritrovasse una dimensione europea, ma un pesante litigio con il presidente doriano Riccardo Garrone fece sì che il barese lasciasse il luogo in cui aveva trovato una sua dimensione e nel quale aveva messo anche radici sposando la pallanuotista Carolina Marcialis.

Andò così al Milan e vinse uno scudetto nel 2011; nella stagione 2011-12 iniziò benissimo, ma ad ottobre ebbe un improvviso malore all’aeroporto dopo una vittoriosa trasferta a Roma contro la sua ex squadra. Si trattava di un’ischemia dovuta ad un problema congenito e fu necessaria l’operazione. Sei mesi dopo fu in grado di tornare a giocare, ma i rapporti con il Milan, la società che lo aveva aiutato nel momento peggiore, si deteriorarono e passò all’Inter disputando una stagione più che positiva con 9 gol e 15 assist.

L’ennesimo rilancio arrivò al Parma, ma dopo il fallimento del club emiliano e il non felice ritorno alla Sampdoria sono stati la pietra tombale di una carriera terminata già due stagioni or sono. Una carriera buona, ma che poteva essere scintillante.

Con la Nazionale andò allo stesso modo: trascinatore ad Euro 2004, terminato con il biscottone nordico, fu una comparsa quattro anni dopo e un protagonista a altri quattro anni dopo, nel 2012, l’anno della rinascita dopo la paura e della rete all’Irlanda che fece di lui il miglior marcatore azzurro in una competizione continentale. Ma il disastroso Mondiale del 2014 fu la pietra tombale della sua esperienza: giocò poco e male e non riuscì ad evitare l’eliminazione al primo turno.

In azzurro ebbe rapporti disastrosi con Marcello Lippi, carattere forte e poco accomodante, che non voleva giocatori che potessero oscurarlo e non nascose mai di non apprezzarlo. Ma nemmeno Cassano seppe metterlo in difficoltà con le sue prestazioni, poiché il biennio culminato con la vittoria di Berlino era lo stesso nel quale il pugliese diede il peggio di sé con la Roma e il Real Madrid. I rapporti non si normalizzarono mai e nemmeno il secondo ciclo del viareggino si avvalse di Cassano, che stava incantando a Genova.

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