Il concerto di Sting ha riaperto la stagione di spettacoli nel nuovo Bataclan, che ricorda le vittime del 13 novembre 2015 giusto un anno dopo. E’ l’ennesima storia di come il calcio ha ancora una volta vinto su tutto, grazie alla sua metafora di libertà, uguaglianza, fratellanza e speranza
E’ passato giusto un anno dal quel 13 novembre 2015. Nessuno ha dimenticato, né dimentica e dimenticherà mai quello che è successo. E’ passato giusto un anno dall’attacco terroristico al potere della democrazia europea. Noi ricordiamo ancora le vittime del Bataclan, che sono diventate parte della nostra storia.
Quel 13 novembre 2015 sarà sempre ricordato come l’11 settembre 2001 europeo. Nello One Years After è sempre quel sentimento di lutto a raccogliere miliardi di persone attorno alla Francia e, soprattutto, Parigi. Perché un anno fa un attacco terroristico fece centinaia di vittime e, soprattutto, portò all’apoteosi la politica del terrore dell’ISIS, capace di trasformare il concerto del gruppo stoner rock statunitense Eagles of Death Metal in un massacro senza precedenti.
Quel giorno lo Stade de France ospitava l’amichevole tra Francia e Germania. Ancora oggi quegli spettatori ricordano la paura, il terrore, l’impotenza di fronte agli spari che si sentivano provenire da fuori lo stadio. Ancora oggi scivolano lacrime e si accendono fiaccole per quella tragedia, che aveva costretto l’Occidente ad inginocchiarsi davanti ad un qualcosa di incomprensibile.
Il 13 novembre 2015 abbiamo assistito all’attacco al cuore della filosofia liberale, che aveva portato il mondo civilizzato intero al silenzio, al dolore, all’indignazione. Perché nessuno può considerarsi al sicuro. Anzi, nessuno deve considerarsi al sicuro per i terroristi islamici, per i quali momenti di felicità, gioia e unione sono occasioni perfette per trasformarle in teatri di attentati multipli e drammatiche tragedie.
Un anno dopo, l’unica parola che continua a nascere dal più profondo del cuore è sempre e solo questa: assurdo.
Tutto è assurdo in questo mondo, dove assistiamo a simili vili atti terroristici, che ne fanno un luogo sempre più invivibile, in cui si rispecchia la massima di Karl Marx nell’ormai lontano Ottocento, secondo cui la religione è l’oppio dei popoli. Il rischio di generalizzare è alto, ma è quello stesso rischio che ha permesso a Donald Trump di vincere le elezioni diventando il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Il mondo sta cambiando, anche abbastanza velocemente. Ma ciò che non cambia è l’importanza del calcio. E’ questo sport ad aver vinto un anno dopo la tragedia, come ha dimostrato l’ottima organizzazione degli Europei proprio in Francia, vissuti con armonia e serenità. Perché il calcio vale il rischio nel mondo di oggi.
Il calcio è il simbolo del mondo occidentale. Il calcio è speranza. Il calcio è libertà. Il calcio è uguaglianza. Il calcio è la storia dell’uomo.
Ci tolgono la libertà. Ci tolgono la speranza. Ci tolgono l’uguaglianza. Ci tolgono l’essenza stessa della vita.
Senza libertà, speranza e uguaglianza, il calcio non ha senso di esistere… non ha motivo di esistere.
Il calcio è, metaforicamente, la rappresentazione della vita stessa. Puoi dominare o puoi soffrire, puoi vincere o perdere, ma avrai sempre una seconda possibilità per rimediare, dopo la quale è successo o fallimento.
Da questo ha trovato le forze per ricominciare a vivere l’Europa intera. Da questo è ripartita la Francia. Da questo ha preso spunto Parigi. Da questo ha ricostruito le propria fondamenta il Bataclan, che oggi ha riaperto i battenti con il concerto di Sting.
Il calcio ha vinto… ancora una volta.
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