Tennis, Us Open 2018 Femminile: meravigliosa Naomi Osaka, è lei la regina di New York, furiosa e sconfitta Williams

Naomi Osaka conquista New York e l’ultimo slam della stagione, lo Us Open, al termine di una finale surreale, quella dei sogni per lei, desiderata ardentemente fin da piccola, ma trasformatasi, a poco a poco, in un vero e proprio dramma.

A condividere con lei il palco, in questo attesissimo atto conclusivo, c’era la signora del tennis in gonnella e beniamina del pubblico a stelle e strisce Serena Williams, alla caccia della storia, del ventiquattresimo titolo major, il primo da quando dodici mesi fa è divenuta mamma.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale WTA Tour)

Ma, alla storia mirava anche Osaka che, dopo essere diventata la prima tennista del suo paese in una finale slam, puntava ancora più in alto nel tentativo di essere la prima in assoluto (uomini compresi) a mettere le mani su un trofeo così importante.

Se poi, ad un già ricchissimo menù, si aggiunge il fatto che Serena sia stata per lei l’idolo di infanzia, la ragione per cui ha iniziato a giocare a tennis e per cui ha inseguito con passione questo traguardo, ecco che il pasto diventa assolutamente imperdibile, irrinunciabile.

La spavalderia con cui Osaka ha iniziato il match rimontando repentinamente a suon di servizi vincenti e di fendenti da fondocampo nel suo primo turno di battuta, ha fatto subito scattare l’allarme per chiunque pensava che la ventenne nipponica avrebbe fatto la comparsa nella finale del torneo della redenzione di Serena.

Forte del successo nell’unico precedente, a marzo in quel di Miami, seppure contro una Williams al 50%, Osaka non ha minimamente tremato di fronte a 25mila persone che non facevano nulla per nascondere il loro favore nei confronti della padrona di casa.

Ma, senza alcun difetto nel suo vasto ventaglio di opzioni e nel suo solido e completo repertorio, Naomi ha messo in mostra tutto il meglio di sé in un primo set mostruoso nel quale ha spazzato via dal campo la ben più esperta avversaria, sempre più nervosa per l’incapacità di contrastare l’avanzata nipponica.

Servizio dirompente e, soprattutto, vario ed imprevedibile, efficace in tutte le possibili direzioni, diritto solido e penetrante, rovescio da manuale, da insegnare per postura e dinamica, Osaka ha costruito il suo vantaggio a suon di vincenti e di pugnetti, senza, però, mai scomporsi.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale WTA Tour)

Pregio che, dall’altra parte della rete, Serena era invece in procinto di perdere minuto dopo minuto, punto dopo punto sia per la partita iniziata subito in salita, in rincorsa, sia per un maldestro “coaching” da parte del suo allenatore Patrick Mouratoglu gesticolante nel box Williams.

Il consiglio tattico, piuttosto evidente, di cercare più il centro del campo evitando di angolare per aprire ulteriormente gli spazi, non è passato inosservato né alle telecamere, né tanto meno al giudice di sedia, il portoghese Carlos Ramos, che ha prontamente avvertito l’ex numero uno del mondo con un fiscale ma corretto warning.

Da qui, un’escalation tanto inaspettata quanto surreale di reazioni scomposte ha monopolizzato lo svolgimento dell’incontro con Serena sempre più nervosa e furiosa, soprattutto dopo aver subito perso il break di vantaggio appena conquistato, per via di un game al servizio sciagurato condizionato da due doppi falli e concluso con la racchetta sfasciata.

Ancora una volta fiscale ma corretto, il giudice di sedia ha punito nuovamente Serena consegnando, come da regolamento per somma di ammonizioni, un punto gratuito all’avversaria provocando così, prima l’ira della statunitense e poi un nuovo richiamo e un pesantissimo penalty game per abuso verbale, un gioco regalato ad Osaka che si è così assicurata la possibilità di servire per chiudere l’incontro.

E, malgrado ogni tentativo di Serena per prendersi la scena, per innervosire l’avversaria provando a scaricare addosso all’altra la sua tensione e per rendere drammaticamente unico questo momento, nel game più importante della sua vita, come se nulla fosse successo, come se intorno a lei il tempo si fosse fermato e venticinque mila persone si fossero simultaneamente ammutolite, Osaka ha brillato da vera e propria campionessa facendo suo, con enorme personalità, l’ultimo gioco della finale, quello della vittoria, quello del sogno realizzato.

Timida e a tratti goffa, stralunata ed emozionata, silenziosa e composta, Osaka ha fatto delle differenze caratteriali rispetto a Serena, il suo punto di forza in una delle finali più strane della storia del tennis.

La stessa storia fatta, in prima persona, proprio da lei che, come detto, diventa la prima giapponese di sempre a vincere uno slam, conquista il secondo titolo dopo Indian Wells a marzo, e salirà alla posizione numero sette del mondo dalla prossima settimana, quattro della Race stagionale, oltre che intascarsi un assegno da capogiro da più di 3 milioni di dollari.

Il lungo abbraccio commosso e sincero con la mamma, ringraziata per i tanti sacrifici fatti ed ora ripagati, deve essere la foto di copertina di questa finale rocambolesca, di questo meraviglioso racconto di una campionessa in erba, discreta e riservata, ma appena sbocciata nello stadio più grande del mondo.

Incapace quasi di sorridere e di godersi la cerimonia ed il trionfo per il clima assurdo e polemico lasciato da Serena nell’intero immenso Artur Ashe Stadium, Osaka è riuscita a dare, nella sua semplicità e malgrado la giovane età, un’autentica lezione di classe e di rispetto, lo spot migliore per chiunque vorrà vivere di tennis, per chiunque vorrà vivere di sport.

Perché come successe a lei, più di quindici anni fa, di innamorarsi di questo sport ammirando estasiata e sognante le gesta di una campionessa come Serena, così oggi, proprio lei, potrebbe essere stata quella scintilla nel cuore di qualcuno che vi ha creato dentro il desiderio di provare a fare lo stesso, di raggiungere questo pazzesco traguardo.

Perché oggi, quella campionessa ammirata e venerata è lei, Naomi, la ragazzina che ha realizzato il sogno di una vita con talento e coraggio, con tenacia e passione, con classe ed umiltà, le doti di chi è davvero speciale.

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