Alexander Zverev conquista il Master 1000 di Madrid, il primo della stagione, il terzo della carriera ad appena 21 anni.

Un predestinato, senza sé e senza ma, che prosegue nel suo percorso di crescita tra soddisfazioni, enormi, e battute d’arresto, talvolta pesanti.

(Fonte: Twitter)

Ma sempre di più Zverev sta sviluppando una fiducia ed un consapevolezza nei suoi mezzi e nel suo potenziale che sono il primo passo verso la testa del circuito che verosimilmente sarà destinato ad occupare nei prossimi anni.

Un torneo dominato dal giovane tedesco che fa seguito al trionfo di Monaco di Baviera, meno prestigioso ma altrettanto importante nel suo continuo percorso di crescita, e che lo proietta a Roma pronto per difendere il titolo conquistato un anno fa.

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Dodici mesi dopo il primo titolo Master 1000 della carriera, Zverev ha potenziato ed arricchito il suo gioco, da un punto di vista tecnico completando il suo bagaglio di colpi e da un punto di vista fisico migliorando con evidenza, ed inoltre sembra più sicuro, tranquillo e consapevole sul campo.

Manca ancora l’acuto in uno slam per considerarlo a tutti gli effetti un erede dei grandi nomi del tennis degli ultimi anni, ma già questa versione di Zverev inizia a convincere sempre di più.

Dalla inaspettata sconfitta in finale a Miami contro Isner, Zverev ha saputo ricomporsi e ripartire più forte e consapevole di prima, e la finale disputata contro Thiem, come il resto del torneo ne è la prova.

Troppo più contratto e spaventato il tennista austriaco, autore della eliminazione di Nadal nei quarti, che ha ceduto di fronte ai suoi errori, tanti, e di fronte alla freddezza del più giovane, più a suo agio,  più esperto.

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Senza fronteggiare nemmeno una palla break, Zverev ha sfruttato un’occasione per set ed ha chiuso i conti in ottanta minuti di gioco con un duplice 6-4 che non ha lasciato storie.

Terzo titolo Master 1000 ad appena ventuno anni, numeri e gioco davvero impressionanti ma ora sarà chiamato ad importanti risposte, la difesa del successo romano e l’acuto in uno slam perché davvero, ora, manca solo quello.