Tennis, ATP Finals Londra: finalmente Dimitrov, il bulgaro conquista il titolo di “Maestro”

Essere un predestinato non è facile, essere considerato l’erede di Federer non è che un enorme peso, ed essere un prezioso talento, alla luce del sole, non fa che creare pesanti aspettative. Insomma, essere Grigor Dimitrov non è stato per nulla semplice.

Si era capito fin dal lontano 2008, quando, appena diciottenne, Grisha sorprese Tomas Berdych nel torneo di Rotterdam e strappò un set a Rafael Nadal prima di cedere al terzo e prima di conquistare, nello stesso anno, i titoli juniores di Wimbledon e Us Open, che quel ragazzo aveva un enorme talento.

Le movenze eleganti, la tecnica pulita, il meraviglioso rovescio ad una mano, la consapevolezza, nemmeno tanto velata, di avere Roger Federer come punto di riferimento, non avevano fatto altro che aumentare interesse ed aspettative su questo ragazzino.

Cresciuto tra Haskovo e Sofia, in un paese dove il tennis, al maschile, non aveva mai destato grande interesse e dove la lotta e gli sport di squadra erano invece motivo d’attrazione, sulle prime pagine dei giornali, non fu facile per il giovane Dimitrov emergere e farsi conoscere.

Furono tanti gli sforzi e i sacrifici che la famiglia, non così benestante, ha dovuto fare per regalargli il sogno di poter vivere della sua passione e del suo talento, cristallino e lucente, troppo prezioso per essere sprecato.

Raccontata così, la storia di Dimitrov, sembra la scalata di un’enorme vetta che appare sempre troppo lontana per essere raggiunta, per essere agguantata, ma, come cita un famoso aforisma, va ricordato che “ la salita è dura, però, quando si arriva in cima, il panorama è fantastico”.

E senza dubbio, questa sera, dal tetto del mondo, con il trofeo più importante della sua carriera fra le mani ed il titolo di “Maestro”, il panorama per Grigor, finalmente è mozzafiato.

Un successo inaspettato solo pochi giorni fa, un titolo che sembrava già nelle mani di Roger Federer per un esito che ancora una volta avrebbe bocciato la “nuova generazione” in un 2017 che è sembrato un immenso throwback di almeno 10 anni.

E invece no, questa volta Grigor non ha voluto fare la parte del coprotagonista, non ha lasciato che, ancora una volta, le aspettative e la pressione gli togliessero ciò che di diritto, da tempo, gli spettava, non ha lasciato che l’ombra del “Baby Federer” gli si incollasse indelebilmente e definitivamente addosso.

Questa volta, finalmente, Dimitrov ha fatto esplodere il suo talento, ha approfittato di un torneo rimasto orfano dei due mostri sacri, ha sostenuto la pressione, ha sfruttato l’occasione e ha scritto il suo nome tra i grandi del tennis.

In una finale dal sapore inedito ma dal gusto eccezionalmente piacevole, Grigor Dimitrov ha sconfitto in tre set il belga David Goffin, protagonista della settimana con i due successi con Nadal prima e Federer poi.

Una sfida decisa non solo dalla meravigliosa potenza della tecnica di Dimitrov, ma anche da una impeccabile condizione atletica che ha fatto letteralmente volare, per tutta la settimana, su una nuvola, il bulgaro.

Ma quello che più ha sorpreso, quello che pochi si potevano aspettare perché per molti Grisha ne era sprovveduto, è stato il suo carattere, forte, lucido e deciso anche, e soprattutto, nei momenti di maggiore tensione, quelli quando è vietato sbagliare, quando è d’obbligo tirare fuori grande coraggio.

Ed il coraggio a Grigor, questa volta, finalmente, non è mancato, questa volta Grigor ce l’ha fatta, questa volta Grigor, nel palcoscenico più importante, è diventato grande.

Le lacrime alla fine del match hanno un significato ben più denso di mille parole, perché quelle lacrime, finalmente, hanno lavato via anni di dubbi, di perplessità, di pressioni, di aspettative che sembravano mancate, di parole velenose ed immeritate.

Perché Grigor non è, e non è mai stato, il “Baby Federer”, lui è il primo ed unico “Grigor Dimitrov” quello che, finalmente ha zittito milioni di scettici dimostrando, una volta per tutte, di essere un campione, anzi, un “Maestro“.

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