23 vittorie e 0 sconfitte nel 2020, terzo titolo dell’anno dopo Melbourne e Dubai, quarto se si considera anche l’ATP Cup, Novak Djokovic sembra non sapere più come si perde e a Cincinnati, pur soffrendo, ha trovato ancora una volta il modo per vincere.
Già in semifinale, rimontando e piegando lo spagnolo Roberto Bautista Agut solo al tie break del terzo e decisivo set, Nole aveva fatto intravedere qualche crepa nel suo gioco, meno continuo del solito, un po’ a sprazzi, e così è stata anche la finale del primo ATP Master 1000 della stagione.
La partenza del serbo, infatti, è piuttosto opaca mentre quella dell’avversario, un ritrovato Milos Raonic, alla quarta finale in carriera in un torneo di questo livello, si è rivelata dirompente tanto da permettergli di conquistare il primo parziale in un lampo, 6-1, dominante.
Da qui, però, ha avuto inizio la lenta e costante ripresa del numero uno del mondo che, prima ha ristabilito la parità facendo suo il secondo set e poi, scivolato immediatamente indietro di un break nel terzo, ha fatto quello che gli riesce meglio, inanellato una striscia di punti vinti che ha ribaltato completamente gli equilibri.
Con un break di vantaggio Nole ha amministrato la coda di match salvando, nell’ultimo gioco, una pericolosissima palla break che avrebbe potuto riaprire del tutto la contesa, dimostrandosi solido e concreto nel momento decisivo, quello che gli ha portato il titolo numero 80 della carriera.
Con questo successo, il 35esimo in un Master 1000, il secondo nel torneo di Cincinnati, come già detto quarto stagionale e numero 80 della carriera, Djokovic consolida ulteriormente le sue chance di blindare questo 2020 in cima al ranking mondiale e, soprattutto, conferma, qualora ci fosse bisogno, il suo status di primo favorito per lo slam in arrivo, lo Us Open.
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