Uno dei limiti allo sviluppo del calcio italiano è la presenza dei calciatori stranieri, a cui i club di Serie A decidono sempre più spesso di affidare le redini del gioco. Questo avvio di stagione ha fatto registrare dati allarmanti, se si considera che questo è l’anno che condurrà la compagine azzurra alla disputa dell’Europeo: dei 442 giocatori scesi in campo, appena 189 sono italiani.
In un’epoca in cui dunque la Seria A registra tassi altissimi di giocatori stranieri, c’è chi, per fortuna, ha ancora il coraggio di scommettere sul “made in Italy”. Un’esempio tra tutti, il temerario Sassuolo di Squinzi e Di Francesco, seguito a ruota dal sorprendente Milan di questa stagione.
Gli emiliani, anno dopo anno, stanno dimostrando di essere una straordinaria realtà fondata su un mix di giovani (Sensi, Pellegrini, Ricci, Politano) che si amalgamano perfettamente alla vecchia guardia (Acerbi, Cannavaro, Biondini), con un imperativo: “Sì agli stranieri, ma solo se realmente superiori a chi si ha in casa!”. Ergo, 8-9 italiani su 11 scendono in campo e onorano la maglia ogni domenica.
Il Milan, dopo le ultime fallimentari stagioni, ha trovato il coraggio di lanciare giovani italiani provenienti dal settore giovanile, e i frutti sono fin’ora sorprendenti. L’età media della squadra si è notevolmente abbassata, sino a far del Milan la squadra più giovane del campionato ed il sogno del (ex?) presidente Berlusconi sta prendendo forma.
Non sarebbe dunque il caso di prendere esempio, e dar spazio ai giovani proveniente dai sempre fiorenti vivai italiani?
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