Piange il mondo del calcio: “È morto improvvisamente” | 270 presenze in Serie A e uno scudetto da sogno

Il calcio piange un scudettato di Serie A. “Era un muro difensivo dal cuore dolce. Lo ricorderemo sempre con affetto, stima e orgoglio”.
E pensare che era cresciuto nelle giovanili dell’Inter, con cui tra l’altro esordì in Serie A a diciotto anni, anche se vinse lo scudetto con il Milan. Non un tricolore qualsiasi, ma quello che regalò la stella al Diavola, proprio quella che cerca l’Inter quest’anno, anche se seconda.
Uno stopper, come erano chiamati certi difensori nel dopo guerra e fino in pratica all’avvento di Sacchi, adesso sarebbe un centrale, di quelli arcigini e rocciosi che s’incollano al centravanti avversario, almeno nelle mercature a uomo.
Ma sarebbe un grande errore etichettarlo solo con quello scudetto. Nel suo palmares anche una Coppa Italia e quell’unico neo identificabile nella retrocessione, sempre con il Milan, la squadra che seppe regalargli più gioie che dolori.
Non ha mai segnato un gol, eppure altri numero lo mettono nell’olimpo del calcio italiano: 270 partite in Serie A possono rappresentare un punto di arrivo, non semplice da centrare, per molti giocatori. Non per lui, che per due volte, nel 1971, ha vestito anche la maglia della Nazionale.

Meglio come giocatore che come allenatore
Il calcio italiano piange e ricorda Aldo Bet ex calciatore e allenatore, è morto domenica a Varese all’età di 74 anni. Soprattutto il Milan, che lo ha voluto ricordare così: “Una maglia cucita addosso per sempre, una stella accolta e salutata con commozione. Muro difensivo e cuore dolce, Aldo Bet. Ti ricorderemo sempre con affetto, stima e orgoglio”.
Ha provato anche la carriera da allenatore Aldo Bet, una volta ritiratosi con il Pozzuoli. Rimase in Campania: Nola, Frattese e Savoia le sue esperienza da tecnico, anche se lo ricordano tutti più come giocatore che come mister, nonostante sia stato anche uno degli Osservatori delle Nazionale, lavorando insieme a Sacchi, Maldini, Zoff e al Trap. Più di uno se lo ricorda con gli Azzurrini campioni d’Europa nel 2024.
Una carriera rilevante
L’Inter non credette in lui, fu Helenio Herrera a portarlo alla Roma, anche se attirò l’attenzione di tutti per fisicità e costanza di rendimento con il Verona, che lo fecero uscire inoltre dal giro della Nazionale.
Nell’esperienza coi gialloblù, Aldo Bet lasciò comunque il segno visto che contribuì alla permanenza in Serie A degli scaligeri prima di passare al Milan, il punto più alto della sua carriera rilevante: sette stagioni in rossoneri, nel 1976-77 la coccarda, due stagioni dopo il tricolore. Il decimo per il Milan.