NBA Playoff 2018, recap 28 maggio: Golden State raggiunge Cleveland alle Finals

Per il quarto anno di fila, alle NBA Finals si sfideranno i Golden State Warriors ed i Cleveland Cavaliers. E’ questo l’esito delle Conference Finals 2018, dopo che anche i ragazzi di Steve Kerr hanno avuto la meglio degli avversari, nel caso specifico gli Houston Rockets, nella fatidica Gara-7. Una partita che ha ricalcato a grandi linee quanto visto due notti fa alla Oracle Arena, e che ha visto ancora una volta i californiani togliere le castagne dal fuoco grazie al contributo dei suoi fenomeni.

Con un terzo quarto super (33-15), i Golden State Warriors hanno ribaltato gli Houston Rockets nella decisiva Gara-7, qualificandosi per la quarta volta di fila alle NBA Finals (foto da: youtube.com)

Non arrivano purtroppo sorprese dall’infermeria: nei Rockets, nonostante ci abbia provato fino all’ultimo, Chris Paul è costretto ad alzare bandiera bianca; stesso discorso, lato Warriors, per quel che riguarda Andre Iguodala, out per la 4° partita di seguito, mentre Kevon Looney riceve il via libera. In un Toyota Center molto caldo, il primo quarto vede i padroni di casa scendere in campo con maggior grinta e determinazione, pur non riuscendo a prendere il largo. Il match diventa subito difficile per gli Warriors, visti i 3 falli in tre minuti e mezzo di Klay Thompson, costretto quindi in panca. Harden è subito caldissimo (14 nel periodo), mentre Durant (8 nel periodo) tiene vicini i suoi, che tirano tanto e male da tre punti (2/11). Al 12′, Houston conduce 19-24, e coach Kerr non è per nulla contento di come stiano giocando i suoi. “E’ stato uno dei peggiori quarti di questa stagione, ed è un affare che siamo così vicini nel punteggio“, dice il coach nato a Beirut intervistato a fine primo quarto.

Nel secondo quarto le cose vanno anche peggio, se possibile, ai Campioni in carica. I padroni di casa sovrastano sotto ogni aspetto gli avversari, in particolare con la voglia e l’atteggiamento, arrivando sempre primi sui palloni vaganti. La difesa dei texani manda continuamente fuori giri l’attacco ospite e Harden, pur limitato a soli due punti nel periodo, trova soluzioni con i compagni, in particolare con un brillantissimo Capela (12 nel periodo). Il pick-n-roll tra lo svizzero e Harden fa seri danni nella difesa di Golden State; The Beard, quindi, sfrutta un regalo di Draymond Green e, in schiacciata solitaria, firma il massimo vantaggio Rockets, +15 (33-48 a 4’54” dalla pausa lunga). Golden State, che ha in Thompson il migliore del periodo (10 a referto), sbanda vistosamente, continua a tirar male da tre (4/11, 6/22 totale nel primo tempo), ma non viene punita oltremodo dagli avversari, che comunque trovano un coast-to-coast di Gordon sulla sirena per il 43-54 con cui termina il primo tempo.

C’è un elemento che emerge dal secondo parziale, e che lì per lì passa sotto traccia, ovvero le nove triple di fila sbagliate da Houston nella seconda metà di secondo quarto. Non saranno che l’inizio della fine, all’interno di un terzo quarto che, per l’ennesima volta, sarà il quarto di Golden State. In realtà, almeno nei primi minuti, la situazione non è molto diversa dal primo tempo, con gli Warriors che pasticciano tanto in attacco, mentre Houston rovina quanto di buono fa nella propria metà campo sbagliando tutto o quasi in attacco (nel periodo, sarà 6/27 dal campo, 0/14 da tre). A 5’38” dall’ultimo intervallo, Capela sfrutta un assist di Harden per il +6 Houston (55-61). Da quel momento, si accende improvvisamente Curry che, coadiuvato da Durant (rispettivamente 14 e 10 nel periodo), guida i suoi in un break di 19-4 che vale il 74-65 con 58″ sul cronometro. I Rockets, 23 triple sbagliate di fila tra secondo e terzo quarto, sembrano aver finito la benzina, pur se un indomito Gordon firma i canestri che permettono ai texani di chiudere sotto di 7 lunghezze al 36′ (76-69).

Il quarto conclusivo vede i Rockets cercare le energie per rimettersi in carreggiata, ma ormai l’inerzia è tutta per gli ospiti, a maggior ragione se Thompson e Durant (8 e 10 nel periodo) in particolare frustrano da dietro l’arco ogni tentativo dei ragazzi di D’Antoni, i quali, a loro volta, portano la striscia di triple sbagliate consecutivamente a 27, nuovo record dei Playoff. Il massimo vantaggio, +13 (89-76 a 7’13” dalla conclusione), è firmato Curry, prima di uno 0-7 che illude i tifosi di casa (89-83 con Gordon a 5’07” dalla sirena). Durant, con un paio di canestri difficilissimi, ripristina il +12 con 3’16” da giocare (97-85); Harden è l’ultimo ad arrendersi, firmando il -7 (99-92 ad 1’11” dal termine), ma è troppo tardi. I due liberi ancora di KD certificano la vittoria Warriors per 101-92 e la quarta partecipazione dei californiani alle NBA Finals.

I quattro All-Star di coach Kerr tutti protagonisti, chi più chi meno, a partire da Kevin Durant (34 e 11/21 dal campo), passando per uno Stephen Curry quasi in tripla doppia dopo un primo tempo evanescente (27+10 assist+9 rimbalzi e 4 rubate), per Klay Thompson (19 e 8/13 dal campo), concludendo con Draymond Green (10+13 rimbalzi). Nei Rockets, che chiudono con un disarmante 15.9% da tre (7/44), il rammarico è tanto, non bastando i vari James Harden (32+6 rimbalzi+6 assist e 4 rubate, con 12/29 dal campo e 2/13 da tre), Eric Gordon (23+6 assist e 2/12 da tre), Clint Capela (20+9 rimbalzi e 9/10 dal campo) e PJ Tucker (14+12 rimbalzi e 4 rubate).

Di seguito, il riepilogo della notte:

WESTERN CONFERENCE FINALS

GOLDEN STATE WARRIORS @ HOUSTON ROCKETS 101-92 (4-3)**

**Golden State si qualifica per le NBA Finals 2018.

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