E’ incredibile come, soprattutto ad altissimi livelli, una partita di una serie Playoff possa essere diversa dalle altre. Gara-4 delle Western Conference Finals tra Golden State Warriors e Houston Rockets ne è l’emblema. In una serie che, finora, non aveva visto partite particolarmente combattute per usare un eufemismo (vedasi il +41 rifilato dai californiani ai texani appena due notti fa), ci si attendeva una Gara-4 che, nell’inferno della Oracle Arena, indirizzasse definitivamente il discorso verso la Baia. E invece non è stato così.
L’avvio di partita sembra portare oscuri presagi per D’Antoni e i suoi, dato che Golden State parte forte e va sullo 0-12 (7’07” alla prima pausa); gli ospiti provano a scuotersi grazie all’impulso di Harden (9 nel periodo) e riescono a chiudere il periodo d’apertura sotto la double-digit di svantaggio (19-28). La prima sorpresa la si ha nel secondo periodo, dove c’è il primo dei tanti passaggi a vuoto dei padroni di casa, con un orrendo 26.9% dal campo nei secondi 12′ (7/26). Sono Harden e Paul (rispettivamente 15 e 14 punti a referto nel periodo) a mettere in serissima difficoltà la difesa Warriors, conducendo ad un parziale di 28-9 che regala un clamoroso +10 ai texani (53-43 con 53.8″ sul cronometro). Tre liberi di Durant chiudono il primo tempo, con il tabellone che recita 53-46 Rockets. Da sottolineare per i padroni di casa i precoci problemi di falli per Curry e Looney (3 a testa a metà secondo quarto) e un piccolo infortunio per Thompson.
Evidentemente, la sfuriata di Kerr negli spogliatoi serve a dare una scossa ai suoi, che tornano sul parquet con tutto un altro spirito, in particolare difensivamente parlando. Stavolta sono i Rockets ad essere costretti a cattive percentuali dal campo (31.5%, 6/19), e i padroni di casa tornano ad esaltare la Oracle Arena. Con un Klay Thompson che fatica ancora enormemente per i suoi standard nella metà campo offensiva (in totale per lui 10 punti e 4/13 dal campo), come in Gara-3 il terzo quarto è il quarto di Stephen Curry. Il due volte MVP si scatena, mettendo a referto 17 punti (6/10 dal campo, 5/8 da tre) e conducendo i suoi al +10 al 36′ (70-80), che da l’impressione di una sfida in discesa per i Campioni in carica.
Il quarto periodo, però, sarà un incubo per i ragazzi di coach Kerr. Gli ultimi 12′ si aprono con una schiacciata di Livingston su assist di Curry (70-82 dopo 1’15” di gioco). Da lì in avanti per Golden State sarà black-out, mettendo su un periodo da 15.7% dal campo (3/19, 0/6 da tre). I Rockets ovviamente ne approfittano, realizzando un break di 15-2 concluso da una bomba di Ariza (85-84 a 6’03” dal termine). Un layup di Harden e due liberi di Gordon valgono il +5 ospite con 3’30” da giocare (91-86). La partita è tesa e anche non bella da vedere, con errori che si susseguono da una parte e dall’altra. Curry prova a darsi una mossa, con il gioco da tre punti del -2, al quale però risponde subito Gordon, con l’unica (ma fondamentale) tripla della sua partita (94-89 con 2’27” da giocare).
Golden State barcolla, producendo attacchi assolutamente non all’altezza della loro fama; ma dall’altra parte Houston manca del killer instinct. I padroni di casa, così, si avvicinano con dei liberi per il -2 (94-92 a 37.7″ dalla sirena); sull’azione seguente, Harden sbaglia nettamente una tripla quasi agevole, concedendo agli avversari anche la possibilità di vincerla in caso di tripla. Ma ancora una volta gli Warriors costruiscono un’azione altamente confusionaria, che porta ad un tiro sballato di Thompson. Sembra finita ma, nel prendere il rimbalzo, Paul subisce fallo da Livingston. Gli arbitri rettificano il cronometro (5 decimi di secondo da giocare) e mandano CP3 in lunetta, il quale fa 1/2 e tiene a galla Golden State. Kerr chiama time-out, ma le speranze di overtime si esauriscono con il suono della sirena, dato che il tentativo di Curry (tra l’altro corto) arriva fuori tempo massimo.
Vince così Houston 95-92, riappropriandosi del fattore campo (2-2) e dando il via ad una miniserie su 3 partite, 2 delle quali potenzialmente alla Toyota Arena. I Rockets, con D’Antoni che ha utilizzato appena 7 giocatori su 13 a roster, esultano grazie a James Harden (30 e 11/26 dal campo) e a Chris Paul (27 e 10/20 dal campo). Gli Warriors, invece, perdono l’imbattibilità interna ai Playoff dopo 16 vittorie di fila e si leccano le ferite, non bastando Stephen Curry (28+6 rimbalzi, 10/26 dal campo), Kevin Durant (27+12 rimbalzi) e Draymond Green (11+14 rimbalzi ed 8 assist).
Di seguito, il riepilogo della notte:
WESTERN CONFERENCE FINALS
HOUSTON ROCKETS @ GOLDEN STATE WARRIORS 95-92 (2-2)*
*Tra parentesi, la situazione della serie.
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