Il team principal della scuderia Honda Repsol, Livio Suppo, si è concesso per un’intervista esclusiva a Crash.net. Il manager torinese ha toccato vari temi, dall’assenza di Nakamoto allo stato d’animo di Marquez e Pedrosa rispetto alla nuova moto, finendo con le problematiche legate all’aerodinamica.
“Nakamoto ci manca, ma siamo fortunati, poichè Kuwata ci sa fare. Arriva dalla Formula 1, entrando in HRC come responsabile per l’elettronica, mentre adesso fa parte della triade che sostituisce Nakamoto, con Kokubu e Hattori“, esordisce Suppo.
Su Marquez: “E’ ancora giovane ed è super motivato. Ha un talento incredibile e nel 2016 ha dimostrato di esser maturato davvero tanto. Ha capito che, strategicamente, per vincere il titolo non c’è bisogno di vincere tutte le gare, ma trarre il meglio da ognuna. Marc e Dani sono più felici con la moto rispetto allo scorso anno. Ancora non al 100%, c’è bisogno di lavorare, ma penso si parta da una base migliore rispetto allo scorso anno“.
Su Pedrosa: “Alla fine della fiera, Dani è uno dei ragazzi più forti in griglia, uno dei pochi capaci di vincere almeno una gara ogni anno da quando gareggia in MotoGP. Lo conosciamo bene e crediamo che i suoi punti di forza siano maggiori di quelli deboli, Non avevamo motivo di cambiarlo“.
Gli ultimi sviluppi hanno interessato soprattutto il motore: “Entrambi i piloti, insieme anche a Crutchlow, hanno passato molto più tempo sul nuovo motore. Pensiamo che, benchè non sia ancora al 100%, abbia molto potenziale. Al momento, la velocità di punta sembra buona, ma dobbiamo lavorare molto sull’elettronica. Il nuovo software unico Magneti Marelli è, diciamo, più un ‘europeo del software’. Così la filosofia è molto diversa da quella che Honda ha usato prima“.
Suppo, quindi, si concentra sulla questione aerodinamica, lanciando una leggera frecciata alla Yamaha, che ha portato in pista le ormai famose alette inserite all’interno della carena: “Forse volevano avere il premio per essere stati i primi a introdurre qualcosa di diverso. Non sono un ingegnere, ma negli ultimi due anni c’è stato un sacco di attenzione per l’aerodinamica, molto più di prima. Non credo che le ali sulla Ducati erano il motivo per cui hanno vinto in Austria. Probabilmente avevano un vantaggio su quel tipo di circuito, perché adatto alla loro moto, ma in altri circuiti è stato più difficile. La mia sensazione è che questo tipo di cose sono molto buone per parlare, perché sono visibili, ma l’influenza sulle prestazioni non è così decisiva“.
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