Dopo la questione delle alette aerodinamiche, scoppia un nuovo scontro tra la Ducati e la Dorna. Oggetto del contendere sono le normative sui test per la stagione 2018, le quali prevedono che soltanto tre delle cinque sessioni intra campionato dovranno svolgersi su piste che poi ospiteranno appuntamenti del Motomondiale, con i collaudatori che potranno salire in moto solo in tre di queste. Una modifica prevista con l’obiettivo di evitare che le squadre utilizzino i test per preparare i set-up delle moto in vista del weekend di gara che, in seguito, si terrà sulla medesima pista.

Andrea Dovizioso a Motegi, nel weekend del Gran Premio del Giappone 2017 (foto da: motogp.com)

La Ducati, che inizialmente appoggiava questa variazione, si è indispettita molto per le tempistiche tenute dai vertici del Motomondiale. “Vero, all’inizio eravamo d’accordo, ma l’ufficializzazione ad un mese dalla nuova stagione proprio non ci è andata giù” – spiega Paolo Ciabatti, DS Ducati – “Tutto ciò è irrispettoso nei riguardi delle aziende che hanno già pianificato gli spostamenti e le attività in vista dei test, anche considerando l’assegnazione delle moto ai team satellite e a quelli ufficiali. Ci siamo dichiarati contrari già in Giappone, sapendo che un mese dopo avremmo cominciato la nuova annata“.

Anche Gigi Dall’Igna ha detto la sua: “In linea di massima, sono convinto che il nuovo regolamento sia giusto e che abbia senso, ma la sua tempistica è sbagliata. Noi avevamo già programmato i test per l’anno prossimo, come e quando i piloti avrebbero girato con la nuova moto, e invece abbiamo dovuto modificare tutto” – sottolinea amareggiato il GM di Borgo Panigale – “I nostri piani prevedevano che Dovi e Jorge provassero la moto 2018 a Valencia, nei test successivi all’ultima gara del 2017. Petrucci e Pirro, invece, dovevano scendere in pista a Jerez, a fine Novembre. Al contrario, invece, ci siamo dovuti confrontare col fatto che Jerez non sarebbe più stata pista per i test, perché Pirro non poteva e perché Jorge e Dovi non possono provare cinque giorni nel 2018. Ragion per cui abbiamo dovuto sfruttare anche i due giorni di novembre“.