Il weekend del Gran Premio del Giappone potrebbe condurre Marc Marquez al suo titolo #7 in carriera. La vittoria all’ultima curva di Buriram lo ha portato ad un più che tranquillizzante +77 in classifica sul rivale più prossimo, Andrea Dovizioso. A Motegi, quindi, al centauro catalano basterà arrivargli davanti o, in alternativa, non perdere più di due punti; altrimenti, male che vada, lo champagne sarà rinviato di una settimana, a Phillip Island.
Nel caso, sarebbe la terza volta che Marc andrebbe a festeggiare il titolo sul circuito di proprietà della Honda, come già gli era capitato nel 2014 e nel 2016. In tutto ciò, il nativo di Cervera mostra una gran tranquillità, considerando questo fine settimana uguale a tutti gli altri.
“Il nervosismo lo si avverte la prima volta che ti trovi in lotta per il Mondiale” – spiega Marquez – “In questa determinata occasione sono assolutamente calmo. Per noi è un fine settimana come un altro e così lo affronteremo. Anche perché non è l’ultima gara e, da qui a Valencia, avremo molte chance di chiudere il discorso“.
Marquez preferisce restar concentrato sull’obiettivo di tappa, pur se ammette che, ogni tanto, il pensiero del Mondiale c’è: “Ovvio, siamo umani, sentiamo le farfalle nello stomaco e, volenti o nolenti, ogni tanto al titolo ci pensiamo. Anche perché ai giapponesi della squadra piacerebbe tantissimo festeggiarlo qui. Però preferisco avere la solita mentalità. Voglio battere Dovizioso, ma non sarà semplice farlo qui; lui e la sua moto vanno molto forte su questo tipo di pista“.
A Motegi, Marquez non ha mai fatto la pole: “Non è affatto come ad Austin o al Sachsenring. Qui non sono mai riuscito a dare il meglio di me. I giapponesi vogliono vincere e vedremo se avremo la possibilità di farcela“. Sul meteo: “L’hanno scorso, sotto l’acqua, ho battagliato con Andrea e lui l’ha spuntata. Quest’anno non so cosa possa accadere. Venerdì pioverà, mentre gli altri giorni dovrebbe essere asciutto“.
Come sempre nell’ultimo periodo, allo spagnolo viene chiesto se rischierà o amministrerà. E la risposta di Marc è sempre la stessa: “Passare il limite è un attimo e io rischio comunque” – conclude il pilota HRC – “O riesci a percepirlo o non ci riesci. Sarei potuto cadere sia in Thailandia che ad Aragòn, ma negli ultimi anni mi sono concentrato molto sul capire che anche un terzo posto può essere fondamentale. Nel 2015 non la pensavo così e qualunque risultato diverso dalla vittoria mi sembrava una sconfitta. Per cui andavo spesso oltre il limite e cadevo“.
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