All’età di 84 anni si è spento Azeglio Vicini, ex ct dell’Italia, con cui collezionò due terzi posti all’Europeo 1988 e al Mondiale 1990
Il mondo del calcio è in lutto per la morte di Azeglio Vicini, che si è spento a Brescia all’età di 84 anni. Il calcio italiano dice addio all’ex ct della nazionale italiana, portata al terzo posto sia agli Europei del 1988 in Olanda, sia ai Mondiali del 1990, disputati in casa, nell’ormai famosa semifinale persa contro l’Argentina.
“Ho raggiunto un bel traguardo – disse, in occasione della festa per i suoi 80 anni – sono soddisfatto della mia vita, ho avuto momenti felici e altri meno, ho ricoperto incarichi importanti, comunque sia mi sono proprio divertito”.
Una bella avventura quella di Vicini con la FIGC, iniziata come selezionatore dell’Italia Under 23 nel biennio 1975-1976, proseguita con il ciclo sulla panchina dell’Italia Under 21 dal 1976 al 1986, che, di fatto, gettò le basi della sua Italia, allenata dal 1986 al 1991.
Prima, però, una carriera da calciatore iniziata nel Vicenza nel 1953, che ebbe la sua apoteosi con il passaggio alla Sampdoria, con cui giocò dal 1956 al 1963, e la sua conclusione a Brescia, dove nel 1966 decise di appendere le scarpette al chiodo per diventare allenatore dei meneghini, allenati per una sola stagione.
Non fu proprio fortunato quel 1967-1968, visto che Vicini, pur iniziando nel migliore modo possibile quel campionato, non riuscì a salvare il Brescia, retrocesso all’ultima giornata con il pareggio allo Stadio San Paolo contro il Napoli.
Quello stesso stadio che, d’altronde, segnò la fine del sogno delle “Notti Magiche” del Mondiale 1990, disputato a grandissimi livelli dall’Italia, che perse solo una partita, proprio la semifinale contro l’Argentina di capitan Diego Armando Maradona, la saracinesca Sergio Javier Goycochea e il bomber Claudio Paul Caniggia, che beffò Walter Zenga, fino a quel momento assolutamente perfetto, con un gol di testa.
Fu la nazionale di Totò Schillaci, Paolo Maldini, Roberto Donadoni, Aldo Serena, Gianluca Vialli e Roberto Baggio. Fu la nazionale di Vicini, plasmata nell’Under 21, rodata durante gli Europei olandesi del 1988, conclusi con un più che dignitoso terzo posto, dopo l’addio di Enzo Bearzot. Fu la nazionale che chiuse al terzo posto anche quel Mondiale in casa, grazie alla vittoria ai calci di rigore contro l’Inghilterra.
“Avremmo meritato di vincerlo, siamo stati sfortunati. Noi non perdemmo mai sul campo, sei vittorie e un pari, e arrivammo terzi, l’Argentina fu sconfitta due volte e andò in finale con la vincitrice Germania. Però in quelle notti conquistammo gli italiani, il loro affetto fu travolgente. Infatti quell’Italia-Argentina resta una delle partite più viste in tv di tutti i tempi”.
In occasione della festa per i suoi 80 anni
Poteva essere una nazionale vincente, ma sarà ricordata sempre per la nazionale quasi vincente, che poi non riuscì a qualificarsi per gli Europei del 1992, a causa del pareggio di Mosca contro la neonata Russia, dalle ceneri dell’ex fortissima Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, al secolo U.R.S.S..
Un fallimento che sancì la fine della carriera da allenatore di Vicini, nonostante un tentativo di rilancio sulle panchine di Cesena, a casa sua, e Udinese, durata meno di un mese.
But saw the trapdoor in the sun…
[…] … cannot stay long
Immortality…
I cannot stop the thought… I’m running in the dark…
Some die just to live…Pearl Jam – Immortality
Così, Vicini decise di ritirarsi a vita privata a Brescia, città che amava, dove trascorse il resto della sua vita con il carattere sereno che l’aveva sempre contraddistinto anche da giocatore e allenatore. Proprio lì dove ha chiuso gli occhi per sempre, lasciando un vuoto ai veri amanti del calcio e aprendo una ferita che difficilmente si potrà rimarginare con il tempo.
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