Ci si aspettava una reazione da parte del Milan, ma è arrivato l’ennesimo pareggio in casa, questa volta contro il Verona. Un punto che, di fatto, è un addio alla zona europea.
Eppure, i rossoneri avevano iniziato bene, con personalità, seppure mancava precisione nell’ultimo passaggio. Personalità e carattere mostrata da Philippe Mexes, soprattutto, quando bisognava raddrizzare la partita dallo svantaggio.
La squadra era sembrata rediviva dopo il gol di Jeremy Menez e aveva subito trovato il vantaggio proprio con il figliol prodigo, quel difensore francese, che ha dimostrato grande cuore all’inizio del secondo tempo.
E, ancora, il Milan stava gestendo bene anche il possesso palla, difendendo con ordine e solidità, ma non sfruttando tanti contropiedi.
Poi, sul più bello, proprio quando hai la testa già ad organizzare la festa, ecco il pareggio all’ultimo minuto di Nico Lopez, che sa di beffa.
Questa volta, però, è palese che Pippo Inzaghi ha commesso tanti, troppi errori. Prima di tutto, sembra assolutamente inspiegabile puntare su Giampaolo Pazzini – non me ne voglia, è un grande attaccante, ma praticamente è già un separato in casa e mai utilizzato dal primo minuto in questo campionato -, quando hai fatto di tutto per acquistare Mattia Destro, accantonato dopo solo due partite senza segnare.
Secondo errore: Sulley Muntari. Dopo l’inizio di stagione soddisfacente e un declino psico-fisico-tattico-tecnico veloce, dimostra ancora una volta di non esserci con la testa, sia nell’occasione del rigore, sia nella gestione della palla.
Il terzo errore è quello più evidente, cioè nella gestione dei cambi. Era palese la stanchezza di Menez e Super Pippo decide di togliere Pazzini, autore di una prestazione sicuramente deludente, ma comunque utile in fase difensiva e nel far salire la squadra, per mettere Salvatore Bocchetti, non cambiando il modulo e passando ad un più palese 5-4-1, ma schierandolo terzino sinistro, proprio nel momento di maggiore pressione su quella fascia.
Quarto ed ultimo errore, anche in questo caso di partenza, il modulo iniziale, un 4-3-1-2 senza senso e anarchico tatticamente. Una squadra non si costruisce con i numeri e a caso, ma partendo da certezze e dalle caratteristiche dei giocatori, in questo caso tutti, o quasi, esterni offensivi.
Insomma, Inzaghi ha dimostrato una confusione tattica e psicologica davvero discutibile, soprattutto in un momento così difficile. Adesso è certo, Super Pippo dirà addio, subito o a fine stagione, la sua avventura sulla panchina rossonera può considerarsi finita.
BENITO LETIZIA © Stadio Sport
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