In questo mondo del calcio così dominato dai mass-media e così inoltrato nello show-business, può accadere anche che un calciatore abbia come manager un rapper.
No, non si tratta dell’incipit di un film surreale o di una bizzarra serie tv o di un reality show, ma di pura realtà.
È quanto capitato al belga Romelu Menama Lukaku Bolingoli, per tutti soltanto Romelu Lukaku, attaccante del Manchester United-ex Everton, Chelsea, West Bromwich e Anderlecht, in ordine cronologico inverso, ndr- che ha recentemente cambiato procuratore, passando da quello che è forse il più famoso e potente agente dei calciatori al mondo, l’italo olandese Mino Raiola, ad un’agenzia di nome Roc Nations Sports, sezione sportiva della più generale società Roc Nation, casa discografica fondata dal newyorkese Shawn Corey Carter, per tutti soltanto Jay-Z, rapper arcinoto all’ambiente internazionale.
Una vicenda sicuramente curiosa e bizzarra, ma, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non unica nel suo genere: la suddetta agenzia aveva già accolto sotto la sua ala un altro calciatore, una grande vecchia conoscenza del calcio italiano, il ghanese Kevin Prince-Boateng, ex Milan attualmente all’Eintracht Francoforte; inoltre annovera fra i suoi clienti alcune celebrità del mondo degli Sport USA, nella NFL-la National Football League, ossia ovviamente il prestigioso campionato di football americano statunitense, ndr-soprattutto nell’NBA-ovviamente il prestigioso campionato di basket statunitense, ndr-come Danny Green dei San Antonio Spurs, Jeff Green dei Cleveland Cavaliers e Jeremy Lin dei Brooklyn Nets.
Lukaku prende quindi due piccioni con una fava: abbandona il controverso procuratore-i cui rapporti con le società tendono spesso a diventare antipatici e ostili, vedasi vicenda Donnarumma-Milan della scorsa estate-ed entra a suo modo nella storia, per l’appunto, se non caso unico, è quantomeno raro.
E’ inoltre da considerarsi un duro colpo proprio per lo stesso Raiola, che nonostante la sua finora folgorante carriera, come detto, non è nuovo a conflitti con calciatori e società, nonché a rifiuti dei medesimi, come quello del fantasista del Napoli Marek Hamsik, che anni fa ne rifiutò la rappresentanza.
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