Lutto nel mondo nel calcio, è morto Gianluca Vialli

L’ex calciatore di Juve e Samp è morto in una clinica a Londra dove era ricoverato in seguito all’aggravamento delle sue condizioni di salute per il tumore al pancreas col quale lottava da anni. Aveva 58 anni.

Il suo gol più bello è rimasto sulla linea dopo aver preso in pieno la traversa. Dopo Mihajlovic, Pelé e O’Neill, morti a cavallo tra Natale e Capodanno, anche Gianluca Vialli in questa Befana 2023 se n’è andato.

L’ex attaccante di Samp e Juve è morto questa mattina in una clinica londinese in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute per via del tumore al pancreas che lo attanagliava da anni e che lo aveva portato , poche settimane fa, a lasciare la Nazionale di Roberto Mancini per curarsi dalla ricaduta della malattia.

Con Vialli, oltre che un grande calciatore dal punto di vista tecnico, se n’è andato anche un opinionista e un tecnico preparato, con dichiarazioni che a volte potevano apparire sopra le righe ma che ne evincevano il carattere di Vialli: duro, schietto, ma allo stesso tempo leale e sincero con tutti, spesso controcorrente anche a costo di non risultare simpatico.

Questo e tanto altro, da oggi, non ci sara più.

La vita e la carriera

Nato a Cremona il 9 luglio 1964, Gianluca Vialli esordisce proprio nella sua Cremonese, dove giocherà fino al 1984 prima di approdare alla Sampdoria di Vujadin Boskov, con la quale vince lo scudetto nel 1991- e in squadra vi era proprio Roberto Mancini-, e nella Juve di Lippi, con la quale si laurea campione d’Europa nel 1996 nella finale di Roma vinta ai rigori contro l’Ajax.

Dopo le vittorie in Italia, si trasferisce al Chelsea dove, nel 1999, ne diventa giocatore e allenatore per poi allenare il Watford nel 2002, prima della chiamata di Mancini nello staff della Nazionale nel 2018 (quando fu nominato ct dopo l’esonero di Ventura in seguito alla mancata qualificazione al Mondiale), con la quale vincerà l’Europeo nel 2021 contro l’Inghilterra a Wembley.

Attaccante prolifico (circa 260 gol in circa 680 partite in carriera), nel 1990 partecipa al Mondiale casalingo con la Nazionale, dove però si infortunerà prima del match contro l’Austria lasciando spazio a Schillaci, che di quel Mondiale diventerà il simbolo indiscusso.

Il rapporto con Mancini

Legato da una profonda e fraterna amicizia con Mancini, proprio nella Sampdoria del già citato scudetto del 1991 creerà un’intesa fantastica con l’attuale ct dell’Italia, al punto da essere denominati gemelli del gol, in omaggio ad un’altra grande coppia di goleador, composta da Paolo Pulici e Francesco Ciccio Graziani, che fecero sfracelli nel Torino campione d’Italia del 1976.

Infatti, in totale la coppia firmerà 31 gol in quella stagione (19 quelli messi a segno da Vialli, 12 quelli di Mancini), portando la squadra del capoluogo ligure sul trono d’Italia per la prima e, finora, unica volta nella sua storia, e con la quale raggiungerà l’anno seguente, la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona, poi persa.

Proprio Mancini, in nome di questa fraterna amicizia, dopo la nomina a commissario tecnico della nazionale chiamerà il suo fraterno amico nello staff azzurro, che salirà sul trono d’Europa l’11 luglio 2021 in quel di Wembley, dopo la finale vinta ai rigori contro l’Inghilterra (e dove verrà immortalato l’abbraccio inondato dalle lacrime tra i due amici dopo l’ultimo rigore di Saka parato da Donnarumma che ci consegnerà il titolo europeo).

Oggi quelle lacrime, come le nostre, sono piene di tristezza e desolazione.