Una bufera si abbatte sul Latina Calcio: il club è stato ufficialmente dichiarato come fallito.

Si tratta di una crisi economica generata da guai giudiziari purtroppo da attribuirsi a quello che oramai è l’ex presidente del club laziale, Pasquale Maietta.

A suo tempo Deputato e Tesoriere alla Camera per conto del partito Fratelli d’Italia, Maietta è implicato in due grandi inchieste giudiziarie, la prima relativa all’ “Operazione Olimpia”, la seconda in merito all’inchiesta “Don’t touch”. In entrambi i casi si tratterebbe di frodi economiche con le quali Maietta praticamente veicolava denaro nelle casse della società addirittura prelevandolo dal cosiddetto tessuto imprenditoriale cittadino, secondo gli inquirenti addirittura dallo stesso comune di Latina-come successo ad esempio nell’ambito della garanzia pubblica per la fideiussione necessaria all’iscrizione al campionato di Serie B.

La conseguenza di queste inchieste era arrivata ad essere addirittura una richiesta di arresto per Maietta, sospesa in attesa dell’autorizzazione del Parlamento a procedere-essendo lui come detto anche Deputato-ma poi è caduta nel riesame.

Tutti i problemi relativi all’ex presidente si sono irrimediabilmente riversati sulla società: all’interno di essa aveva un ruolo cruciale, al fianco di Maietta, tale Costantino Di Silvio, facente parte del clan vicino addirittura ai Casamonica. Uscito di scena Maietta, la situazione economica è precipitata e la società si è ritrovata sommersa da debiti milionari.

Debiti che han portato il club laziale all’attuale fallimento, ma con concessione da parte del Tribunale del cosiddetto esercizio provvisorio: vuol dire che la squadra potrà continuare a giocare fino alla fine del campionato, per evitare, legalmente, di falsare il torneo in sé. Certo, non si osa pensare quale sarà il clima in cui la formazione allenata da Vincenzo Vivarini, sotto la nuova guida presidenziale di Benedetto Mancini, giocherà il resto della stagione, con lo spettro incombente di un’inchiesta penale e l’ombra di un’asta fallimentare-prevista per il 30 Giugno, data di iscrizione al campionato successivo, se mai avverrà- che potrebbe praticamente svendere il club stesso, mettendolo davanti ad un futuro del tutto privo di alcuna certezza.

La concessione dell’esercizio provvisorio non ha valore solo meramente etico-sportivo, ma è mirata anche alla tutela dei creditori, cosa che ha fatto storcere la Procura, che avrebbe preferito, per il bene della squadra, la dichiarazione del fallimento immediato con imputazione di bancarotta fraudolenta dei dirigenti, al fine di evitare peggioramenti del quadro giudiziario, come accumuli di altri debiti.

Forse l’unico lato positivo di questa triste vicenda è il fatto che i laziali hanno garantito almeno l’immediato futuro. Ma è comunque l’ennesima storia di un calcio italiano sempre più precario e improduttivo e, passatemi il termine, sporco.

In Serie B anche lo scorso anno un club si salvò per miracolo dai guai economico-giudiziari, il Pisa, per non parlare della Lega Pro, dove le società quasi muoiono come mosche: Siena, Varese, Bari, Parma-questa ultima già fallita 2 anni fa addirittura in Serie A , con i giocatori che praticamente poterono sognarsi lo stipendio per dei mesi, e con dichiarazioni surreali da parte dell’allora presidente Tommaso Ghirardi “ A volte non avevamo neppure i soldi della benzina per fare le trasferte”