Non senza difficoltà e non troppo brillantemente, ma la Juventus ottiene il primo titolo stagionale. E contro un Milan che risponde al proclama lanciato da Gattuso alla vigilia, senza la minima paura.
L’approccio alla gara dei rossoneri sembra davvero buono, con un Calhanoglu inizialmente in grande spolvero, a guidare la manovra offensiva milanista e Bakayoko ottimo in fase di interdizione.
La compattezza rossonera non è comunque sufficiente a contrastare le avanzate della banda del grande ex Max Allegri, che non appena inizia a ingranare è subito insidiosa, già dalla prima occasione, con Cancelo che si beve Ricardo Rodriguez -uno dei peggiori-prima di servire in area Douglas Costa il cui sinistro a giro fa la barba al palo alla destra di Donnarumma, che non avrebbe potuto farci niente.
La fascia destra è terra di conquista per i bianconeri e autentico incubo per i rossoneri, sempre grazie a quei due lì, Cancelo e Costa, che si sovrappongono su quel frangente, ed è l’ex interista a sfiorare il gol con un incursione sempre da quella parte, ma fallisce malamente.
La Juve presenta comunque diversi difetti, primo fra tutti quello di non riuscire, come dicono gli allenatori e gli esperti di tattica, a ‘riempire l’area di rigore’, che è invece costantemente presidiata da almeno 6 uomini rossoneri, cosa che però non costituisce un grosso impedimento per i bianconeri, date le forti proprietà di palleggio: lo si vede ancora qualche minuto dopo con la bella giocata di Matuidi che libera splendidamente sulla sinistra un Douglas Costa in gran serata-svaria da una fascia all’altra-il cui cross al centro imbecca Cristiano Ronaldo, il man of the match, il cui destro al volo non è perfetto ed è alto di un soffio.
Nella ripresa i bianconeri accusano un umano calo di tensione che porta i rossoneri ad approfittarne, con Cutrone che servito fortuitamente da un errato disimpegno difensivo è protagonista della più nitida palla gol milanista della serata, calciando un gran sinistro che si stampa sulla traversa.
Quante volte si dice gol sbagliato gol subito e la regole è confermata, dato che al 61′ arriva il gol che decide partita e coppa, con Pjanic-fino a quel momento in ombra e impreciso nelle conclusioni da fuori-che con uno dei suoi tipici tocchi sotto imbecca perfettamente in area CR7 il cui colpo di testa non è irresistibile ma tanto basta da fulminare un non perfetto Donnarumma.
A proposito di difetti della Juve, un altro è quello, evidentemente, di avere poca umiltà e sottovalutare gli avversari, prendendo troppo alla leggera finali di partita con risultati ancora non acquisiti, e insomma non la chiudono, mantenendo ritmi blandi e non approfittando perciò della superiorità numerica-causa espulsione di Kessié-per mettere il trofeo in cassaforte o, al limite, per mettersi più sul sicuro, come si converrebbe in certi casi, facendo girare il pallone molto rapidamente da una fascia all’altra. Cosa che non accade causa anche scarsa lucidità di alcuni mediani, primo fra tutti Bentancur, ma anche il neo-entrato Emre Can, per nulla incisivi.
Per fortuna che, a sopperire alla scarsa mobilità della mediana e ad alcuni slanci di un orgoglioso Milan, ci sia una fase difensiva bianconera quasi perfetta, con quei due lì sempre a farla da padroni, Bonucci e Chiellini, ormai dei super esperti del mestiere, soprattutto il secondo, che non sbaglia mai un colpo, maestro della diagonale difensiva, intercetta quasi tutti i palloni rossoneri.
Una Juve, come detto, non brillante, ma comunque concreta e tutto sommato meritevole, e tanto basta.
Un Milan che da segnali di ripresa, ma che deve imparare a gestire meglio certe situazioni, troppo innervosito da polemiche arbitrali e dalla penosa vicenda Higuaìn-a cui Gattuso concede qualche minuto, ma che finisce esattamente come aveva fatto nel match di campionato contro la sua ex squadra, nervoso e in cerca di liti, non si sa con chi…
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