Italia – Usa: 1-0. Al 94° Politano interrompe il digiuno da gol.

Dopo aver fallito la qualificazione alle Final Four di Nations League con il pareggio a reti inviolate contro il Portogallo di sabato, la Nazionale allenata da Roberto Mancini chiude il 2018 con un’amichevole internazionale affrontando gli Stati Uniti al Luminus Arena di Genk.

Lasciati tornare anzitempo ai rispetti club Chiellini, Florenzi, Jorginho, Insigne e Immobile e convocati dall’Under 21 i giovani Mancini, Tonali e Kean l’Italia cambia parecchio rispetto all’ultima gara e mantenendo sicuro solo il 4-3-3 DI riferimento. In porta Sirigu, difesa con Bonucci e Acerbi centrali e Emerson Palmieri e De Sciglio terzini. A centrocampo l’esordiente Sensi assieme a Verratti e Barella. In attacco Chiesa e Berardi assieme a Lasagna.

La Nazionale americana allenata da Dave Sarachan si schiera col 3-1-4-2 con Horvath tra i pali, terzetto difensivo Carter-Vickers, Zimmermann e Long, Adams mediano assieme a Delgado e Acosta a centrocampo. Esterni Cannon e Moore a supporto della coppia d’attacco Pulisic e Sargent.

L’Italia ripropone l’atteggiamento di pressing aggressivo e di recupero palla alto visto contro il Portogallo, e gli Azzurri riescono subito a costruire un’azione pericolosa al 2° minuto con Chiesa il cui tiro è parato da Horvath.

Data l’assenza di due giocatori tecnici e associativi come Jorginho e Insigne, la manovra azzurra fatica a svilupparsi centralmente e si preferisce sviluppare un gioco più verticale e con più ricerca della profondità (anche con un aumento di lanci lunghi) e un conseguente spostamento delle trame di gioco sull’ampiezza e il movimento degli esterni offensivi. Funziona bene però solo la catena di destra con la coppia De Sciglio e Chiesa che spesso si sovrappongono e si muovono, più timidi invece dall’altra parte Berardi (che si sposta di frequente dalla zona di competenza) ed Emerson Palmieri.

Oltre a un poco incisivo Lasagna (che va detto riceve pochi palloni giocabili), il centrocampo deve per forza funzionare in maniera differente. Ma se Sensi si cala bene nel ruolo d’impostazione nel dare le geometrie necessarie e Barella dà il solito contributo in termini di quantità, Verratti soffre nel cercare connessioni di palleggio utili, venendo a mancargli l’appoggio di Jorginho e Insigne e vagando a vuoto alla ricerca più dell’azione personale che il dialogo coi compagni. L’Italia è comunque dominatrice della partita, soprattutto grazie all’inconsistenza tecnica degli Usa, che sfruttano solo eventuali ripartenze ma non tirano mai in porta nel primo tempo, evidenziando grandi limiti di manovra.

Complessivamente però il primo tempo degli Azzurri è deludente contro una avversario di molto inferiore, con l’Italia che non riesce a sviluppare il palleggio stretto contro la compattezza della Nazionale americana. Solo al 38° Berardi ci prova con un tiro a giro che viene respinto da Horvath.

 

 

Nella ripresa entra l’esordiente Vincenzo Grifo al posto di uno spento Chiesa. Il giocatore in forza all’Hoffenheim si va a posizionare trequartista ed entra anche con un buon piglio, prima arrivando sul fondo per servire un bel cross sprecato da Verratti, e successivamente sfiorare il vantaggio con un destro potente che viene respinto, dopo aver ricevuto palla sulla trequarti.

Gli azzurri comunque non cambiano troppo registro e continuano a giocare soprattutto sugli esterni ma Berardi e Lasagna non paiono troppo in serata, anche se nella ripresa si riattiva Emerson Palmieri ben più propositivo nello spingere. All’ora di gioco da un bel lancio di Bonucci, Lasagna arriva a tu per tu col portiere ma spreca malamente il mathcball del vantaggio.. Entra Kean (primo classe 2000 ad esordire in azzurro) al posto di Berardi, ma il giovanissimo bianconero incide poco.

L’Italia assedia gli americani nella propria meta campo ma procede più per azioni personale ed estemporanee e perde lucidità di manovra. Va detto che non si rischia mai davvero, ma la nazionale di Mancini continua a faticare nel produrre un inefficace palleggio stretto, si fa prendere dall’ossessione della ricerca sugli esterni, più con dribbling individuali che con disposizioni corali. Lasagna al minuto 84 spreca un’altra buona occasione. Per i minuti finali entrano Gagliardini e Politano al posto di Barella e Lasagna: ed è proprio sull’asse della coppia nerazzurra nasce il vantaggio italiano al minuto 94: rifinitura di Verratti che serve l’inserimento centrale di Politano, l’esterno dell’Inter chiede e ottiene la triangolazione stretta in area con Gagliardini che riesce, e porta Politano a calciare di destro da distanza ravvicinata e battere Horvath per l’1-0 Italia.

Curiosamente il vantaggio al fotofinish arriva su una delle pochissime e vere azioni di percussione centrali tentate dall’Italia che viene premiata con merito per la sua caparbietà e per una gara che per occasioni l’ha vista dominare. Alcune seconde linee hanno deluso, delle variazioni di gioco vanno certamente migliorate (il gioco sugli esterni non convince) ma dalla serata di Genk arriva la notizia migliore: l’interruzione dell’emorragia del gol che stava già facendo troppo allarmare.

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