Italia – Portogallo: 0-0. Sulla strada giusta.

Allo stadio Giuseppe Meazza l’Italia affronta il Portogallo nell’ultima giornata del percorso azzurro del gruppo 3 della Lega A di Nations League. La Nazionale allenata da Roberto Mancini può ancora sperare nelle Final Four della competizione, battendo il Portogallo e sperare poi che nell’ultimo turno i lusitani non facciano risultato contro la già retrocessa Polonia. Nella gara d’andata il Portogallo si impose per 1-0 con il gol di André Silva.

L’Italia conferma lo schieramento che bene aveva fatto nella vittoriosa partita contro la Polonia, dove l’infortunato Bernardeschi viene sostituito da Immobile. Il modulo è il 4-3-3 con Donnarumma tra i pali, Chiellni e Bonucci centrali di difesa con Biraghi e Florenzi terzini. A centrocampo Barella e Verratti ai lati di Jorginho, in attacco Chiesa e Insigne a supporto di Immobile.

Il Portogallo di Santos si schiera speculare con Rui Patricio in porta, Ruben Dias e José Fonte centrali con Cancelo e Mario Rui sulle fasce. Centrocampo con Ruben Neves, William Carvalho e Pizzi. In attacco André Silva supportato da Bernardo Silva e Bruma.

Nelle prime battute di match l’Italia ripropone i concetti di gioco che avevano contraddistinto la gara contro la Polonia. Gli Azzurri impostano la manovra con un preciso e veloce possesso palla tra le linee, alla ricerca continua e produttiva di triangolazioni e passaggi stretti. Una combinazione nel breve porta infatti alla prima occasione al 4° minuto prima con Insigne, bravo a liberarsi sulla trequarti e calciare di destro, e poi con Immobile che sulla successiva respinta non è lesto a ribattere a rete.

Gli Azzurri creano una fitta ragnatela di connessioni con un possesso intelligente e dominante, soprattutto grazie al gran contributo di Verratti e Jorginho in fase di prima costruzione del pallone. Lo schema a doppio regista soprattutto nel primo tempo, ha messo in crisi l’organizzazione del pressing portoghese, e ha permesso all’Italia di riuscire a uscire pulita con la sfera ad impostare, trovando uno dei due playmaker sempre liberi. In fase di non possesso poi, gli uomini di Mancini hanno attuato con successo una riuscita riaggressione alta sugli avversari, nel tentativo di recuperare il pallone in zona offensiva e non concedere spazi di ripartenza al Portogallo. Su un pressing in zona alta, è nata una buona occasione per Florenzi al 6° minuto che il terzino della Roma non sfrutta.

Nella prima frazione di gioco l’Italia regala la versione migliore di sé stessa, tramite un controllo della palla e degli spazi che disunisce la fase difensiva portoghese, sorpresa dal continuo movimento degli azzurri, che creano un lato forte di possesso con il centrosinistra del campo che è ospite del triangolo tecnico tra Verratti, Jorginnho e Insigne che si interscambiano posizioni e movimenti con e senza palla. L’esterno del Napoli spesso si abbassa e si accentra a cercare il dialogo con i compagni, con Verratti per uno scambio o triangolo corto e con Jorginho per cercare una giocata più profonda.

 

 

Pur col possesso palla l’Italia riesce ad armarsi anche con un gioco più diretta tramite i lanci dalle retrovie di Bonucci (ottimo quello in cui pesca Chiesa) per gli esterni d’attacco compromettendo le letture difensive lusitane. In una Nazionale di possesso e di gioco stretto a sembrare un po’ avulso appare Immobile, poco dedito a un gioco di questo tipo è più propenso a un calcio più verticale.

Al 34° l’attaccante laziale ha la chance per il vantaggio dopo una bella azione in profondità su servizio di Verratti ma trova l’opposizione di Rui Patricio, a cui due minuti dopo segue il colpo di testa che sfiora il palo di Bonucci. Se Jorginho e Verratti si impegnano nel tessere trame al centro, Barella prova la carta dell’ampiezza e dell’inserimento, in una squadra che cerca troppo la centralità e fatica a costruire però un gioco più largo e non riesce a coinvolgere al meglio Florenzi e Chiesa sulla destra e Biraghi sulla sinistra, e con Insigne che preferisce venire dentro al campo a costruirsi opportunità. Il primo tempo si chiude con un Italia dominante per possesso e controllo della partita ma che non riesce a incidere nella zona calda dell’area e a stendere un Portogallo piuttosto remissivo.

La ripresa si apre con un’occasione sciupata da Chiesa che non conclude al meglio un’azione sull’asse Verratti – Biraghi. Il secondo tempo non vede cambio approccio per gli Azzurri che insistono con un gioco fatto da fitti passaggi e movimenti a creare spazi, contro un Portogallo che consapevolmente ha scelto la tattica del gioco di rimessa.

Purtroppo la Nazionale di Mancini è doppia faccia è alla distanza si allunga e si disunisce, perde il ritmo e la compattezza del primo tempo e di conseguenza dissolve la capacità di controllo della palla e della ricerca degli scambi veloci, aumentando invece casistica e imprecisione. Non che il Portogallo ne approfitti troppo, i lusitani guadagnano terreno e respiro con la sfera dalla morsa allentata azzurra ma riescono ad impensierire Donnarumma una sola volta in tutta la partita con William Carvalho.

L’evidenza del calo della ripresa è l’assenza di tiri in porta per l’Italia che non si avvicina più all’area portoghese e dall’interruzione dei collegamenti del trio Verratti, Insigne, Jorginho vero e proprio sfogo creativo della prima frazione.

Finisce 0-0, il Portogallo ottiene il massimo (la qualificazione alla Final Four della Nations League) col minimo sforzo, imbastendo una gara ordinata ma poco propositiva. Al netto del risultato agrodolce c’è invece da sorridere di una Nazionale che ha dominato il terreno di gioco per almeno un’ora e che pare avere trovato una strada tattica e tecnica da seguire. I miglioramenti nella costanza del ritmo e della gestione delle forze e del cinismo sotto porta sono piccoli campanelli d’allarme, che possono trovare soluzione con una crescita continuativa del lavoro di Mancini.

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